Maccio Capatonda, l'(eu)Genio della comicita’ assurda

Maccio Capatonda, l'(eu)Genio della comicita’ assurda

Se c’è un nome che risuona nel pantheon della moderna comicità italica con la potenza di un tuono quello è Maccio Capatonda. Non un semplice attore ma un guru del nonsense, un ingegnere della risata disfunzionale. E’ il portatore sano di un virus culturale che ha contagiato in pochi anni il linguaggio, la televisione e il nostro modo di pensare. Ci è piombato addosso come un meteorite fatto di sketch surreali, trailer che promettevano film inesistenti e personaggi che sembravano usciti da un trip acido in un autogrill sulla Salerno-Reggio Calabria.

Maccio Capatonda, Il genio della parodia involontaria

Marcello Macchia, in arte Maccio Capatonda, non ha inventato la comicità surreale: l’ha presa, distorta e sputata fuori con una tale convinzione da farla diventare realtà. I suoi finti trailer (da L’uomo che usciva la gente a Italiano Medio) non sono solo parodie, ma capolavori di metalinguaggio.

Maccio non è un uomo, è un fenomeno atmosferico(mico). Si manifesta a intermittenza come un’allucinazione e quando arriva spazza via tutto, lasciando lo spettatore tra le macerie del suo senso critico, con la mascella slogata dalle risate e la mente in preda a un cortocircuito esistenziale. Ma come ha fatto questo profeta del surreale a conquistare il trono dell’umorismo italiano?

La TV non era pronta (ma noi sì)

Mentre la televisione italiana si dibatteva tra reality show e talk inutili, Maccio e la corte dei miracoli dei suoi personaggi hanno portato il caos creativo. Mai dire Martedì, All Music Show, Mario: programmi televisivi che sembravano uno scherzo, e forse lo erano, ma sceneggiati da un gruppo di sceneggiatori dal genio comico talmente arguto da far impallidire gli autori di sitcom blasonate.

L’umorismo di Maccio è una trappola: all’apparenza demenziale ma in realtà un attacco frontale agli usi e costumi della moderna società italiana, ai suoi stereotipi, alla sua ossessione per il melodramma. Guardare “Mario” significa entrare in un universo dove la realtà è così finta che diventa più vera della vita stessa.

La Lingua di Maccio capatonda: Un Dialetto di Marte

Maccio non parla italiano, né dialetto. Parla una lingua aliena, una bastardizzazione fonetica della realtà, un esperanto satirico che mescola parole storpiate, errori grammaticali voluti e iperboli lessicali. Frasi come “sto dando il bacio della giuventù” o “la morte ti fa un baffo” sono i mattoni del suo personalissimo castello comico.

Ma la sua grandezza sta nell’aver creato un codice universale della stupidità intelligente, un idioma che chiunque può comprendere in quanto parla direttamente all’inconscio collettivo. Il pubblico non ride per quello che dice, ma per come lo dice.

Il re della viralità (prima che andasse di moda)

Oggi si parla di meme, di contenuti virali, di TikTok che cambia il linguaggio comico. Ma Maccio lo ha fatto prima che internet capisse di poterci fare dei soldi. I suoi personaggi come Padre Maronno, Pino Cammino, Rupert Sciamenna hanno popolato YouTube in un’epoca in cui i social come li conosciamo oggi erano ancora in fasce.

La sua comicità è stata il prototipo dell’intrattenimento per la generazione dell’internetteh: veloce, assurda, citazionista, senza filtri. Se oggi la gente ride con i Monty Python senza aver mai visto un loro film è anche grazie a lui.

Italiano Medio e il paradosso della critica

Nel 2015 Maccio tenta il salto: “Italiano Medio” diventa un film. La critica si divide: alcuni lo definiscono un capolavoro di satira sociale, altri lo vedono come un’operazione troppo furba. Ma qui sta il colpo di genio: il film è un paradosso vivente. Racconta di un uomo che diventa un idiota senza scrupoli per adattarsi al mondo e per farlo diventa a sua volta un prodotto commerciale. Maccio, con un solo film, si prende gioco del cinema italiano e lo batte con le sue stesse armi.

Conclusione: Maccio è per Sempre

Maccio Capatonda non è solo un comico: è un sistema filosofico. È la dimostrazione vivente che il confine tra idiozia e genio è sottilissimo e che spesso la differenza la fa solo la pettinatura. E finché ci saranno persone disposte a ridere del ridicolo della vita, il verbo di Maccio continuerà a diffondersi come una profezia che si avvera da sola, una gag infinita che ci ricorda che, alla fine, tutto è solo un’enorme, meravigliosa presa in giro.

Hank Cignatta

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