Smashing Pumpkins: storia, eccessi e cadute

Smashing Pumpkins: storia, eccessi e cadute

Quello che stai per leggere non è una biografia: trattasi infatti di un delirio mistico guidato dal fuzz. Un viaggio in acido senza acido nel cuore di una delle band più incoerenti, sublimi, fragorose e profondamente americane mai nate tra le ombre di Chicago. Io sono il testimone e tu, lettore o lettrice, sei la cavia. Accendi una candela viola, indossa le Converse del 1993 e preparati ad attraversare il Velo.

Capitolo I: Siamese Dream e il Massacro delle Muse

C’era una volta un giovane stregone calvo con la voce di una sirena aliena: Billy Corgan. Era il 1993 e la cosiddetta Generazione X stava affogando nel proprio vomito esistenziale. Poi arrivò Siamese Dream, e fu come se dio si fosse dimenticato per un attimo di Nirvana, Pearl Jam e di tutto il Seattle Sound per regalare al mondo una valanga fatta di chitarre sovraincise fino all’ossessione.

Gli Smashing Pumpkin nella formazione originale. Da sinistra: D’Arcy Wretzky (basso), James Iha (chitarra), Billy Corgan (chitarra e voce) e Jimmy Chamberlin (batteria)

Ma questo non era grunge. Era un’orgia orchestrale fatta di fuzz, dolcezza e dolore, un treno sonico guidato da un dittatore dello studio che registrava ogni singola parte perché “nessuno suonava abbastanza bene”. L’atmosfera era quella di una clinica psichiatrica piena di unicorni depressi che suonano Rocket suonando solo accordi aperti.

La voce di Corgan (acuta, lamentosa e dolente come il pianto di un cyborg abbandonato) diventava preghiera e condanna. Eppure tutto suonava perfettamente armonioso nel suo caos. Non v’era pietà, solo visione.

Capitolo II: Mellon Collie e l’Inflazione dell’Universo secondo gli Smashing Pumpkins

Data stellare 1995. Mellon Collie and the Infinite Sadness. L’ultimo doppio album serio prima che il concetto stesso di “doppio album” diventasse un esercizio di narcisismo sterile. Qui Corgan non si accontenta più di fare il messia alternativo. Qui diventa dio del suo universo personale.

La copertina di Mellon Collie and the infinite sadness

Dentro c’è tutto: glam, metal, barocco, elettronica da sala giochi, poesie da diario di un adolescente che legge Nietzsche sotto MDMA. Due ore di epica nonsense che solo a posteriori hanno senso, come i sogni. O gli incubi. E mentre le vendite vanno alle stelle, dentro la band tutto crolla: droga, paranoia, l’ombra del suicidio e il bisogno disperato di restare rilevanti mentre il mondo cambia canale. Eppure, in questo tsunami emozionale, il gruppo trova un’armonia impura che ancora oggi fa tremare la pelle.

Capitolo III: Gli Smashing Pumpkins, Il Grande Crollo e la Rinascita del Golem Digitale

Dopo il successo, la catastrofe: Adore è un funerale elettronico e romantico che il pubblico ignora come si farebbe con un poeta ubriaco ad una festa di laurea. Poi arriva Machina, con i suoi costumi da cartone animato esoterico e la sua mitologia incomprensibile. La band si scioglie nel 2000 come un gelato lasciato in auto sotto il sole del Texas.

Ma Billy non muore. Billy si clona. Torna nel 2007 con una versione Frankenstein dei Pumpkins, tra fan in rivolta e nuove generazioni confuse. Internet ha cambiato tutto, e lui si adatta: pubblica album a pezzi, flirta con wrestling e complottismo, e diventa una figura tanto odiata quanto venerata. È il Mark Zuckerberg del rock alternativo: algido, visionario, insopportabile e assolutamente necessario.

Smashing Pumpkins Oggi: Fantasmi in Tour con la Realtà

Oggi gli Smashing Pumpkins sono un’entità multidimensionale. Corgan parla di Atum, un concept-album in tre atti come se stesse dirigendo Dune. James Iha è tornato (miracolo!), la band fa tour mondiali, suona nei festival con visual da film cyberpunk e Corgan posta meme in caps lock su Instagram.

Ma il punto è: importa ancora? Sì. Perché anche se non dettano più il ritmo culturale, gli Smashing Pumpkins sono la testimonianza vivente di come si possa costruire un tempio barocco nel bel mezzo del punk distruggerlo con la dinamite per poi sedersi sopra le macerie a suonare un arpeggio dolce come Disarm. Nessun’altra band potrebbe farlo. Nessun’altra band ci proverebbe nemmeno.

Conclusione: Il Circo Psichedelico Continua (E Tu Sei l’Animale Principale)

Gli Smashing Pumpkins non sono mai stati solo musica. Sono un labirinto dentro la mente di un uomo che si è rifiutato di crescere, in meglio o in peggio. Sono l’incarnazione dell’arte come delirio strutturato, come nevrosi messa in scala minore.

Se stai cercando un senso, lascia perdere. Ma se vuoi perderti nel suono, nelle ossessioni e nelle follie di una delle band più assurde della storia del rock alternativo, allora entra. Non servono biglietti. Basta una chitarra sporca, un cuore rotto e un po’ di curiosità malata. E ricordati: the world is a vampire.

Hank Cignatta

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