La Reyna de la coca: ascesa e caduta di Griselda Blanco

La Reyna de la coca: ascesa e caduta di Griselda Blanco

Nevrotic Town è ufficialmente piombata nell’autunno, con le giornate che si accorciano e il cielo grigio che alle volte rovescia copiose quantità di pioggia sulla città. Guardo la città nel suo grigio sabaudo splendore dal balcone della redazione di Bad Literature Inc. mentre sono intento a fumare un buon sigaro di manifattura sudamericana, colombiana per l’esattezza. Abbiamo recentemente trattato il non semplice tema della figura di Pablo Escobar, che cosa significa ancora oggi e quel periodo molto difficile della storia recente della Colombia, parlando anche della storia sfortunata del calciatore Andrés Escobar. Non si poteva trattare questi argomenti senza prendere in considerazione la figura di Griselda Blanco, la reyna della droga.

Griselda Blanco

La leggenda vuole che Pablo Escobar disse di lei quanto segue: “L’unico uomo di cui ho avuto paura era una donna e il suo nome è Griselda Blanco”. Che questa frase sia stata realmente pronunciata o meno dal signore del cartello di Medellin è in ogni caso in grado di dare l’idea di fondo del personaggio che oggi voglio portare alla vostra attenzione. Per chi non ha dimestichezza con i giochi di potere del narcotraffico internazionale, Griselda Blanco è uno dei personaggi più oscuri e crudeli della storia del crimine organizzato. Ma dietro a quel soprannome, “La Madrina della Cocaina”, si cela una figura così controversa da far vacillare la ferocia di altri protagonisti del narcotraffico di quel periodo. Fin in tenera età ha dimostrato di avere una certa predisposizione alla vita criminale: un’altra leggenda la vuole responsabile dell’omicidio di un bambino di dieci anni in seguito ad un rapimento fallito. Vero o no è solo uno dei tanti efferati episodi legati al nome della reyna della cocaina e la sua leggenda stava iniziando a prendere forma.

Griselda Blanco in compagnia di Pablo Escobar

Griselda non era una spacciatrice qualunque. Lei, con i suoi abiti sgargianti e una pelliccia di visone che le accarezzava le spalle, si muoveva come una predatrice in un mondo dominato da uomini. Nel bel mezzo della cocaine cowboy era di Miami negli anni ’70 e ’80, la sua operazione di contrabbando aveva già surclassato tutte le altre. Altro che “cartelli”: Griselda non aveva bisogno di un’etichetta del genere per far capire chi comandava. In un mondo dominato dai narcos uomini, Griselda non solo è sopravvissuta ma ha prosperato e lo ha fatto con una ferocia che lasciava tutti a bocca aperta. Le sue operazioni non si limitavano alla Colombia: il suo impero si estendeva lungo tutta la costa della Florida, facendo nevicare su Miami cocaina pura che entrava nelle narici di chiunque fosse disposto a pagare. Sempre la leggenda dice che il suo business riuscisse a far entrare fino a tremila chili di cocaina al mese negli Stati Uniti. Numeri da capogiro, persino per i narcotrafficanti dell’epoca.

Ma non basta essere intelligenti per governare l’impero della droga: bisogna essere disposti a fare quello che nessun altro farebbe. Griselda capì che la violenza era il vero passaporto per la sopravvivenza. Miami negli anni Ottanta era un mattatoio. Le sue vittime, spesso assassinati in pieno giorno, in mezzo a un mercato o ad un centro commerciale, non erano solo cadaveri: erano avvertimenti. Ogni colpo di pistola o fucile a pompa era un segnale al resto del mondo del crimine: Griselda Blanco non faceva prigionieri. E, come se non bastasse, la sua creatività nell’omicidio aveva una vena quasi teatrale. Fu lei, a quanto pare, a perfezionare la pratica di assassinare le persone in sella a una moto, un colpo in testa da parte del passeggero prima di svanire nel traffico cittadino. Il metodo venne chiamato il Colpo della moto e divenne una delle tecniche più temute nel mondo del narcotraffico. Ma la sua brutalità non si fermava agli estranei. Griselda si circondava di uomini forti, capaci e violenti ma nessuno di loro era intoccabile. Tre dei suoi mariti trovarono la morte in circostanze misteriose, tutti potenziali rivali per il suo trono. La “Vedova Nera”, come veniva soprannominata, non faceva eccezioni, nemmeno per chi diceva di amarla. Per chiunque oggi osservi il mondo della droga attraverso il filtro di un pericoloso finto progressismo è facile dimenticare il prezzo umano di questa industria. Griselda non era solo un’anomalia in un sistema maschilista, era il riflesso distorto di un mondo dove la morte è una valuta accettabile. Lei ha perfezionato l’arte di monetizzare la disperazione, di capitalizzare sulla fama, sull’avidità e sulla dipendenza.

Griselda Blanco insieme al suo figlio prediletto, Michael Corleone. Foto di proprietà di Michael Corleone Blanco

E poi c’è Michael Corleone Blanco , il figlio prediletto di Griselda, un nome destinato a diventare il simbolo della continuità del suo regno. Se mai ci fosse un destino inciso nella pietra, quello di Michael era segnato dal momento in cui sua madre decise di chiamarlo come il personaggio iconico de Il Padrino . Michael è cresciuto tra gli assassini, i trafficanti e il sangue; la sua infanzia è stata un addestramento alla brutalità. Dopo la morte della madre, Michael tentò di entrare in una sorta di normalità, cercando di sfruttare il nome della famiglia non più attraverso le rotte del narcotraffico, ma attraverso la cultura pop e l’industria dell’intrattenimento. È la modernizzazione dell’oscuro, l’evoluzione di un marchio criminale che diventa, nel XXI secolo, parte della cultura di massa. Michael, nonostante la sua ambizione di reinventarsi, non è mai riuscito a distaccarsi completamente dall’ombra di sua madre. Come la maggior parte degli eredi di regni macchiati di sangue, porta il peso del cognome come un fardello inevitabile. La morte di Griselda Blanco, avvenuta nel 2012, fu quasi poetica nella sua brutalità. Venne assassinata in un modo che lei stessa aveva reso celebre: uccisa da due sicari in moto a Medellín, la città che l’aveva vista nascere e crescere come una delle criminali più temute della storia. In un mondo che raramente concede alle donne un ruolo di comando, Griselda Blanco si è ritagliata uno spazio con la violenza e il terrore, diventando una leggenda nera che ancora aleggia su Miami e Medellín. I suoi eccessi, il suo sangue freddo e la sua totale mancanza di scrupoli l’hanno resa una figura difficile da dimenticare e ricordata in film e serie tv (come Griselda, interpretata magistralmente dall’attrice Sofia Vergara). Perché la “Regina della Cocaina” non muore mai veramente.

Hank Cignatta

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