
Giorgio Prezioso, l’alchimista senza tempo del remix
Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila c’era un’emittente radiofonica che era capace di scandire il ritmo delle giornate dei ragazzi del periodo: il suo nome era Discoradio ed era l’altoparlante di una generazione che ballava in modo spensierato e senza tutte le seghe mentali del moderno finto perbenismo di facciata. A guidare quell’allegoria sonora in salsa dance c’era la voce dello speaker e dj Marco Ravelli, nome storico della radiofonia nazionale, che conduceva diversi programmi.

Tra i tanti uno in particolare sarebbe rimasto nel cuore di una generazione e nella storia della radio nostrana: il D.D.D., acronimo di Discoradio Disco Dance, programma cult condotto da Ravelli dal 1990 fino al 2006. Proprio in quell’anno, quando a Nevrotic Town si svolgevano le Olimpiadi Invernali e in Germania la Nazionale di calcio si sarebbe laureata campione del mondo, Discoradio effettua un cambio di proprietà con conseguente cambio musicale volto a dare all’emittente un impronta non solo dance. Chiudono molti programmi storici, Ravelli pronuncia il nome della radio dal microfono per l’ultima volta e si chiude un capitolo bellissimo ed irripetibile della radio e della musica dance italiana.
Ma proprio in quel periodo d’oro e durante quel programma sono stati tanti gli artisti che hanno avuto modo di diventare colonna sonora di intere generazioni: Eiffel 65, Gigi D’Agostino, Molella e molti altri, solo per citare i più famosi. Tra questi anche Giorgio Prezioso, abilissimo dj romano, che in quel periodo stava spopolando con un brano che sarebbe diventato una delle colonne sonore della dance italiana: Tell Me Why. Quando si pensa alla carriera di Prezioso non si possono non menzionare i suoi successi che hanno dominato le classifiche. Dopo il periodo esplosivo con il Deejay Time, l’industria discografica stava iniziando a notarlo seriamente. Arrivano infatti brani come il già citato “Tell Me Why”, “Let Me Stay” e “Voices”: pezzi che non erano solo grandi hit italiane ma che andavano a esplodere anche all’estero, riempiendo le piste da ballo da Ibiza a Berlino, da Londra a Miami. Prezioso era diventato un gigante e la sua musica era il carburante che alimentava le notti infinite dei clubbers di tutto il mondo. Con Prezioso feat. Marvin, formò uno dei più amati duetti della scena dance europea. Le sue produzioni erano come una droga per chi amava la cassa dritta: bastava una traccia e ci ritrovava intrappolati in un loop emotivo, ballando fino allo sfinimento. “Tell Me Why” è un pezzo che ancora oggi, se si mette su ad una festa, fa ballare tutti. Prezioso ha creato musica che non invecchia e rimane eterna, come l’ossigeno delle notti in discoteca.
Giorgio Prezioso, sin dall’infanzia, ha avuto un’attrazione viscerale per i suoni. Nei primi anni, i piatti erano il suo giocattolo, e con un talento precoce, iniziava a manipolare la musica in modi che nessuno aveva mai immaginato. Era il tipo di ragazzino che non si accontentava di ascoltare, doveva intervenire, mettere il suo tocco. E quel tocco era speciale. Presto iniziò a suonare nei club locali, il suo nome cominciava a circolare come una leggenda urbana tra i nottambuli. Era un dj che non si limitava a far ballare la gente: li ipnotizzava. La sua carriera ha inizio a sedici anni, quando affianca il fratello Andrea che all’epoca collaborava con Jovanotti in una nota discoteca di Roma, città natale di Prezioso. In quel periodo c’era una competizione per dj molto ambita, la Walky Cup, che prende il nome da una famosa discoteca voluta e creata da Claudio Cecchetto all’interno del parco acquatico Acquafan di Riccione.
Questa competizione (che andava in onda in radio su Radio Deejay e in tv su Italia Uno nello spazio del Deejay Television) dava l’opportunità ai migliori dj di mettere in mostra il proprio talento: nel 1991 Prezioso ha modo di vincerla e in seguito viene assunto a Radio Deejay.
Prima che il suo nome si incidesse a fuoco nel pantheon della dance italiana, Prezioso era solo un ragazzino romano con una fame atavica di musica e un desiderio morboso di scavare tra i vinili, di ascoltare, remixare e creare. Un’ossessione che lo ha catapultato, direttamente, nel cuore pulsante di una rivoluzione musicale unica ed irripetibile per un’intera generazione: l’era del Deejay Time. Albertino, Molella, Fargetta e Giorgio Prezioso. Quattro nomi che diventeranno leggendari. Gli ho scritti in ordine alfabetico solo per pura forma perché in realtà quando questi quattro avengers del suono si mettevano insieme non c’era gerarchia ma pura e semplice magia. Era il 1993 e il mondo non sapeva che una delle collaborazioni radiofoniche più iconiche di sempre stava per fare la storia.
Il Deejay Time non era solo un programma radiofonico: era una vera e propria esperienza sensoriale, un appuntamento sacro per chiunque volesse vivere il lato più euforico della musica. Era l’epoca pre-Spotify, pre-streaming, pre-tutto: il tuo unico accesso alla musica dance più nuova era lì, su quelle frequenze, quando il sole calava e la radio diventava la finestra su un mondo parallelo fatto di bassi martellanti e melodie che ti entravano nella testa per non uscirne più. E Giorgio Prezioso miscelava suoni, incastrava melodie e scratchava come un maestro. Infatti Prezioso, in quel poker di talenti era il mago del mix. Se Albertino era la voce, Molella l’artigiano dei remix e Mario Fargetta l’equilibrista tra il commerciale e l’underground, Prezioso era il fuoriclasse dei piatti. I suoi megamix erano pura follia: creava collage sonori che non si immaginava fossero possibili. Tagliava, cuciva e lanciava pezzi come una sorta di sarto sonoro che dava vita a nuovi capi musicali, e la gente impazziva. Non era solo tecnica. C’era anima, c’era un’intuizione animalesca che faceva ballare chiunque, anche quelli che di solito erano troppo timidi o duri per lasciarsi andare.
Dopo l’epopea del Deejay Time, ha continuato a cavalcare l’etere con Prezioso in Action, uno show che in onda dal 2007 sulle frequenze di M2O che si porta dietro lo stesso spirito rivoluzionario. Non si accontenta di mettere brani: li mixa, li fa vivere e respirare in una sorta di dimensione parallela, dove il tempo non esiste. Oggi Prezioso è un veterano della scena ma non ha perso un briciolo di energia. Lo si può vedere suonare ai festival e nei club e ci si rende conto che si diverte ancora come quando era un ragazzo. L’età per lui è solo un numero: quello che conta è la musica, il beat che non si ferma mai. La sua influenza si vede nei giovani dj italiani che seguono le sue orme, nelle nuove produzioni che portano ancora il suo marchio inconfondibile fatto di ritmo, anima e cuore. Un artista che non si è mai accontentato di essere un semplice dj diventando un innovatore, un pioniere e, nel tempo, una leggenda. E mentre il mondo cambia, Prezioso rimane il re del beat, il maestro dei mix, il dj che ha portato la musica italiana a livelli inimmaginabili. Perché la verità, in fondo, è questa: la musica di Giorgio Prezioso non è solo per ballare. È fatta per sognare, per vivere e per viaggiare nella dimensione dello spazio tempo dove i ricordi hanno la loro giusta colonna sonora.
Hank Cignatta
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