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    Un piedipiatti a Beverly Hills- Axel F, ovvero quando la nostalgia non è un peccato originale

    Sono a bordo della mia fedele Great Point Blue Shark intento a sfrecciare per le strade di Nevrotic Town in questo inizio d’estate (almeno nel momento in cui scrivo questo articolo). Accanto a me la mia inseparabile Noël, che saldamente assicurata con la sua cintura di sicurezza al sedile del passeggero, sporge il suo muso da pitbull da tavola fuori dal finestrino alla spasmodica ricerca di un alito di vento fresco. Le mancano solo un paio di occhiali da sole e sembriamo entrambi usciti da una rivisitazione molto casalinga de Un poliziotto a 4 zampe. La manica sinistra della mia camicia Acapulco sventola mentre mi godo la strada senza traffico. Giungo sotto casa mia e con un colpo d’occhio vedo che c’è posto sotto casa: parcheggio, faccio scendere Noël e andiamo a fare una passeggiata. Mentre la mia energica quattro zampe si disseta ad una fontana poco lontano ricevo una notifica sul telefono. E’ la Dani California che sto frequentando, che da appassionata di cinema mi informa che in giornata sarebbe uscito Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F. Si tratta del quarto capitolo della celebre saga di Beverly Hills Cop, con protagonista Eddie Murphy nel ruolo dell’eclettico poliziotto Axel Foley.

    Eddie Murphy nel ruolo di Axel Foley

    Sono passati ormai trent’anni dagli eventi di Wonder World (Beverly Hills Cop III del 1994) dove il detective Axel Foley ha avuto modo di sventare una lucrosa attività criminale nel famoso luna park che costò la vita al suo capo Todd. Adesso vive e lavora a Detroit, agli ordini del vice capo Jeffrey Friedman, suo amico. Durante una missione per sventare un rapimento durante una partita della locale squadra di hockey su ghiaccio (i Detroid Red Wings), Foley scatena un rocambolesco inseguimento che si tramuta in costosi danni d’immagine per il dipartimento e per le casse della città. Jeffrey viene quindi costretto a dimettersi per l’accaduto e consiglia a Foley di mettersi in contatto con sua figlia Jane, con la quale non ha un bel rapporto. Quest’ultima, avvocatessa, è sotto la tutela dell’ex agente di polizia (oggi investigatore privato) Billy Rosewood (interpretato dal mitico Judge Renhold). Billy chiama Axel dicendogli che la vita di sua figlia è in pericolo quando ha accettato di difendere un malvivente accusato della morte di un poliziotto sotto copertura chiamato Copeland. Da quel momento Axel Foley si mette sulle tracce dei criminali per difendere i suoi amici, la sua famiglia ed indagare sulla corruzione all’interno del dipartimento di polizia.

    La locandina del film

    Eddie Murphy è uno degli attori più iconici di Hollywood: dopo aver iniziato la sua carriera in modo sfolgorante al Saturday Night Live (diventandone ben presto uno dei volti iconici insieme a John Belushi, Bill Murray, Cheavy Chase, Dan Aykroyd e molti altri) ha preso parte ad alcuni film diventati ben presto dei cult (come Una poltrona per due del 1983, diventato un classico immancabile dei film natalizi). La sua fama negli anni Ottanta e Novanta era immensa e la sua stella si è leggermente opacizzata nella seconda metà degli anni Duemila dove ha preso parte ad alcuni film dalle alterne fortune al botteghino ma dal significato più profondo (si veda Piacere Dave del 2008, tanto per intenderci). I suoi recenti tentativi di tornare in una Hollywood assai cambiata dal periodo d’oro del successo di Murphy (come Il principe cerca figlio o Buon natale da Candy Cane Lane) non hanno avuto il successo sperato o non sono stati capiti come avrebbero meritato. Ma è con Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F che Murphy riesce a dimostrare che un film dalla struttura magari un po’ retrò è ancora ampiamente capace di dire la sua. C’è tutto: il tema musicale composto da Harold Faltermeyer, Judge Reynold e John Ashton che ritornano nei loro iconici ruoli dei precedenti capitoli, c’è Serge (senza l’aggiunta della sua scorzetta di limone nel caffé) e tutto scorre bene. I gusti personali sono tali e non si discutono, però è lo spettatore medio ad essere cambiato. In peggio.

    La soglia di attenzione dello spettatore medio si è drasticamente ridotta a causa del bombardamento di suoni ed immagini che costantemente riceviamo ogni giorno. I nostri schermi (quello dei telefoni intelligenti, dei computer o delle tv) ci ha reso insensibili ad ogni cosa: ciò che non ci piace si può cambiare con il tocco di un pollice, spesse volte senza voler capirne il perché. Se a tutto questo aggiungiamo che negli ultimi anni lo spettatore medio è abituato a vedere serie tv e film malamente buttato sul divano di casa propria e a marchiare digitalmente a fuoco la propria indignazione per quel film o quella serie tv sui social network utilizzando terminologie delle quali i più delle volte ignora il reale significato, il quadro è presto fatto. Sembra che se un film non abbia come protagonista un supereroe tratto da un fumetto o degli effetti speciali multimilionari non meriti la visione. O che sia frettolosamente etichettato come eccessivamente lento. E’ successo con il recente film di Quentin Tarantino C’era una volta a Hollywood, dove il regista di Knoxville (in Tennessee) è stato accusato di non aver girato scene marcatamente pulp: questo significa non soltanto non aver capito un cazzo di Tarantino e della sua filosofia stilistica ma neanche di tutti quegli elementi che (sempre gusti personali a parte) rendono unico ogni suo film. Un po’ come chi si sofferma a leggere il titolo di un articolo o a guardarne l’immagine correlata. E sta succedendo lo stesso anche con Horizon: an American saga di Kevin Costner ma questa è un’altra storia. In definitiva Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F dimostra che si può anche ridere di sé stessi e dei cliché e che un tuffo nella nostalgia (fatta con un certo stile) non è un peccato originale. Avercene, di film così.

    Hank Cignatta

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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