Bad Boys 4 Ride or Die: la pensione può attendere
E’ un sabato di fuoco a Nevrotic Town (o Torino, se siete amanti della meteorologia): il sole è alto nel cielo, fuori ci sono trentasette gradi e l’umidità ne fa percepire almeno quarantadue. Mi rigiro nel letto mentre con un colpo di telecomando abbasso i parametri del mio condizionatore, portando la temperatura nella stanza a diciassette gradi. Una goduria estrema. Prendo il mio telefono e faccio una videochiamata a mia madre, per sapere come stia lei e la mia amata Noël: entrambe stanno godendo di quel refrigerio artificiale di cui c’è tanto bisogno in queste torride giornate ed è tutto sotto controllo. Faccio ballare l’occhio sull’orologio: le sei e mezza. Ricevo un messaggio sul mio cellulare: è l’inchiostrata Dani California del periodo, la quale per questa sera mi propone un menù comprendente pizza per cena, cinema e un dessert finale da gustare rigorosamente bollente, a domicilio e dopo i pasti.
L’idea mi esalta: mi butto sotto la doccia, torno ad avere una dimensione umana e mi frullo nella mia Great Point Blue Shark che, lentamente, mi riporta ad avere la stessa temperatura di cui stavo godendo nella comodità del mio appartamento. In venti minuti giungo sotto casa della Dani California: le mando un messaggio per avvisarla del mio arrivo e poco dopo scende con una t shirt dei Guns’n’Roses e un pantaloncino in denim che esalta i suoi glutei scolpiti. Mi schiocca un bacio al sapore di pesca e ci dirigiamo in direzione della pizzeria: la cena procede tra racconti, battute, sguardi ammiccanti e fantasie che vorremmo mettere in pratica se non ci trovassimo in un luogo pubblico. Una volta arrivati al cinema, troviamo i posti più in alto, facciamo il biglietto ed entriamo in sala. La scelta è ricaduta su Bad Boys 4: ride or die, quarto capitolo della saga di Bad Boys che vede protagonisti Will Smith nei panni del detective Mike Lowrey e Martin Lawrence in quelli di Marcus Burnett. Mentre la sala si riempie e sullo schermo passano i trailer dei prossimamente al cinema, la Dani California mi da’ lezioni di apnea facendomi sentire quanto siano soffici le sue labbra. Sono labbra carnose ma non rifatte. Il cinema oggi puzza di popcorn stantii. Mi trovo seduto in una poltrona rossa che sembra più una trappola che un sedile, circondato da un esercito di adolescenti urlanti e anziani troppo rumorosi con i loro sacchetti di caramelle. Ma non importa. Perché sta per iniziare l’ennesima esplosione di adrenalina e sarcasmo. E io non vedo l’ora.
Le luci si abbassano e subito vengo catapultato in una scena d’apertura che fa sembrare Fast & Furious un film sulla sicurezza stradale. Mike, interpretato dall’immenso Will Smith, è ancora il re della scena con un misto letale di charme, pistole e battute fulminanti. Accanto a lui, il “vecchio” Marcus (Martin Lawrence), che ogni volta sembra un po’ più stanco, un po’ più in là con l’età, ma mai abbastanza da dire no a un’altra sparatoria. E questa volta, il duo è alle prese con un nemico nuovo e particolarmente insidioso: un cartello della droga che ha deciso di fare di Miami il suo parco giochi personale. Cosa potrebbe andare storto? Beh, tutto ovviamente, ma proprio in questo risiede la bellezza di Bad Boys: il caos assoluto che si trasforma in spettacolo pirotecnico.
La trama è un mix di déjà-vu e innovazione: c’è il solito cattivo che sembra uscito dal cast di Grey’s Anatomy in una giornata particolarmente difficile al Seattle Grace Hospital, i soliti colpi di scena che ti fanno rizzare tutto e la solita corsa contro il tempo per salvare il mondo (o almeno Miami). Ma questa volta c’è anche qualcosa di diverso. Un senso di nostalgia, un ammiccamento al passato che sembra dire “sappiamo che avete visto tutto questo prima, ma non vi siete mai divertiti così tanto a rivederlo”. I registi Adil El Arbi e Bilall Fallah riescono a tenere tutto insieme, mescolando azione frenetica con momenti di humor che ti strappano una sincera risata al momento giusto. Le scene d’azione sono orchestrate come una sinfonia caratterizzata dal caos, dove ogni esplosione è un colpo di batteria e ogni sparatoria un assolo di chitarra. Ed è così che deve essere, cazzo.
E mentre Marcus si lamenta del suo colesterolo e delle ginocchia che scricchiolano, Mike è sempre più convinto di essere ancora un giovane pazzo figlio di puttana. La dinamica e la chimica dei personaggi principali non è cambiata e questo è un bene. È il classico Yin e Yang, il caos e l’ordine, la spavalderia e la prudenza, la Red Bull e la camomilla. Chiamatela un po’ come volete ma funziona maledettamente bene. Ma c’è qualcosa di più sotto la superficie lucida di esplosioni e battute. C’è un’ombra di mortalità, un accenno al fatto che nessuno può essere un bad boy per sempre. Eppure, per il momento, questi due sono ancora in pista, ancora pronti a saltare dalle finestre e schiantarsi contro muri di cemento con un sorriso sulle labbra. E lo fanno per onorare la memoria e ripulire il buon nome del compianto capitano Howard che guida i suoi migliori uomini dall’aldilà per risolvere l’intricato caso di questo nuovo capitolo e dare così un calcio in culo alla corruzione che dilaga all’interno della polizia di Miami.
In definitiva Bad Boys 4: Ride or Die è esattamente quello che promette: un giro in giostra con i freni rotti con tutto ciò che questo tipo di esperienza comporta. Ma è anche una lettera d’amore al cinema d’azione vecchia scuola, con una spruzzata di modernità e un pizzico di quella magia che solo Mike e Marcus possono creare. Si esce dal cinema un po’ stordito, un po’ frastornato (per via dei ragazzini esaltati e degli anziani che scartocciano le loro caramelle, cosa avete capito?) ma con un sorriso compiaciuto. I Bad Boys sono tornati e sono qui per restare. E non si può fare a meno di seguirli in questo folle ed esplosivo nuovo viaggio. Perché a volte la realtà ha bisogno di un po’ di sana follia. E i Bad Boys sono gli uomini giusti per questo genere di cose.
Hank Cignatta
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