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    Come John Belushi ha cambiato in modo indelebile il modo di fare e di intendere la comicità

    John Belushi è quel tipo di talento che manca sempre di più all’interno di un panorama cinematografico sempre più arido di idee. Certo, la pandemia in corso di certo non sta aiutando ma quando si torna a dover rifare opere che già nel corso degli anni hanno goduto e godono tutt’ora di grandissimo successo significa che la situazione è veramente incasinata. Tranne qualche rarissima eccezione è sicuramente difficile trovare nelle nuove leve di attori quel talento in grado di illuminare la scena nello stesso modo in cui era in grado di fare John Belushi. Nato a Chicago nell’Illinois da genitori di origine albanese, aveva una sorella e due fratelli più piccoli, uno dei quali è Jim Belushi, anch’egli attore di successo in diverse pellicole e nella fortunata serie tv La vita secondo Jim. John era un bambino molto curioso, sempre alla ricerca di cose da fare. Questa sua energia venne fuori negli anni del college, dove frequentò la Wheaton Central High School e dove potè dare sfogo al suo naturale talento. Si interessava a diverse cose, in particolare alla musica, al football e al teatro. Imparò infatti a suonare la batteria, divenne il capitano della sua squadra grazie al suo straordinario talento e la sua naturale verve comica lo portò ad essere protagonista di tutte le commedie della scuola.

    Un giovane John Belushi

    Quando John si diplomò nel 1967 si dedicò più seriamente al teatro, fondando un trio teatrale denominato West Compass Player. Durante questa esperienza ebbe modo di mettere a frutto tutti gli insegnamenti che aveva appreso durante le lezioni di teatro, entrando in contatto con le varie sfumature della commedia, della satira e della parodia. Riuscì a mettere a punto l’imitazione di diversi personaggi, che gli aprirono le porte del Saturday Night Live ( uno dei programmi comici più famosi e longevi della storia delle televisione statunitense). Qui conobbe il suo futuro migliore amico, l’attore Dan Aykroyd, con il quale diede vita anche ad un solido sodalizio artistico.

    L’amico fraterno di Belushi, Dan Aykroyd, il giorno del funerale

    Durante il suo periodo di permanenza al SNL, John Belushi ebbe modo di mostrare agli americani tutta la detonante potenza del suo talento comico. I suoi sketch non erano solo delle scene ma delle vere e proprie esperienze di comicità che tutto facevano tranne che lasciare indifferenti. Ogni suo personaggio, dal più famoso a quello messo in scena anche per una sola volta, era qualcosa di unico e di irripetibile.

    Proprio durante il periodo al Saturday Night live Belushi mise a punto insieme a Dan Aykroyd i personaggi di Jake ed Elwood Blues, che ebbero un successo tale da giungere poi con un lungometraggio a loro dedicato nel 1980 e diretto da John Landis. Proprio con quest’ultimo aveva già lavorato nel 1978 nel film cult Animal House, dove Belushi ha dato vita al leggendario personaggio di John “Bluto” Blutarsky. Questo film (vera e propria pietra miliare della comicità), insieme agli altri che lo hanno visto protagonista, hanno contribuito a mostrare al grande pubblico come Belushi sia stato un grande genio comico, capace di regalare anche grandi prove attoriali assai intense.

    Belushi ha quindi gettato le basi per quella comicità unica, spontanea e basata su scene epiche in grado di scolpirsi in modo indelebile nell’immaginario collettivo. Il suo genio però non era esente da quella sregolatezza che lo ha portato prematuramente alla morte all’età di trentatré anni a causa di un mix letale di cocaina ed eroina (chiamato speedball). La sua dipendenza dalle droghe negli ultimi tempi era diventata incontrollabile, portando i suoi amici a preoccuparsi per la sua salute e la sua incolumità. I suoi demoni però hanno avuto la meglio, mettendo fine alla sua vita terrena e consegnandolo alla leggenda. Mai come ora c’è bisogno di John Belushi, in un mondo che fa del conformismo una ragione di vita e del pericoloso finto perbenismo di facciata uno strumento per decidere di cosa bisogna ridere e che cosa no. In tutto questo oceano marrone se prendiamo in considerazione il fatto che di talenti così ne nascono uno ogni milione di anni, va da sé come e quanto manchi la sua figura. Ma, del resto, lui ci ha insegnato a non mollare mai, a cercare di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno (meglio se di buon whiskey). D’altronde, se il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare.

    Hank Cignatta

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