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    Giorgio Moroder e quel suono dal futuro

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    Eccomi lì, comodamente seduto nella mia Great Point Blue Shark mentre aspetto che la Dani California che sto frequentando in questo periodo scenda dal suo appartamento. Il vento ogni tanto da’ qualche colpetto leggero mentre tiro giù il finestrino e il suono metallico del mio Zippo fa da preludio all’accensione del sigarino che ho nel vano portaoggetti. Dalle casse della mia autoradio si propaga la versione strumentale di I Feel Love di Donna Summer, dove le note del sintetizzatore Moog suonato da Giorgio Moroder fanno da colonna sonora alla mia attesa. Un brano leggendario, destinato a lasciare un segno indelebile all’interno della storia della musica. Diventerà uno dei più famosi di Donna Summer (che diventerà la regina della Disco Music) nonché uno dei singoli pionieri della musica elettronica.

    Donna Summer (a sinistra) e Giorgio Moroder

    Il brano venne pubblicato nel 1977: in quel periodo tutti i brani della Disco Music erano accompagnati da un’orchestra acustica, che generalmente faceva ampio utilizzo del violino elettrico (in questo senso, basti pensare ad esempio a Fly Robin Fly delle Silver Convention) e I Feel Love presentò in questo senso una rivoluzione. Fu proprio in quel preciso istante che il suono del futuro si diffuse come una pandemia nelle discoteche di tutto il mondo, cambiando per sempre la storia della musica.

    Se Jan Hammer è stato in grado di dare una colonna sonora agli anni Ottanta, senza ombra di dubbio Giorgio Moroder è l’artigiano più puro del suono elettronico di quel decennio, in grado di riempire le piste ogni qual volta la puntina (anche soltanto figurativamente parlando) solca un disco di sua produzione. Un genio visionario che, con le sue intuizioni, ha portato alla scoperta e all’evoluzione di un suono che oggi viene riscoperto da una nuova generazione di artisti. Giovanni Giorgio (“but everyone call me Giorgio) Moroder nasce ad Ortisei in provincia di Bolzano da una famiglia di artisti (pittori, scultori e scrittori) della media borghesia della Val Gardena. La sua formazione scolastica è prettamente autodidatta ma frequenterà il locale istituto d’arte dal 1953 al 1958: il richiamo della musica è troppo forte, diventando una vera e propria vocazione. Dopo aver imparato a suonare la chitarra da adolescente, farà parte con alterne fortune di gruppi musicali dalla fine degli anni Cinquanta fino alla metà degli anni Sessanta. Quando decide si trasferirsi a Berlino nel 1967 ha modo di assorbire il fermento creativo della capitale teutonica, scrivendo demo di canzoni per sé e altri artisti. All’inizio degli anni Settanta ha modo di conoscere il produttore discografico inglese Pete Bellotte, con il quale produce delle demo con la speranza di poter essere notato da qualche artista. Nello stesso periodo iniziano una collaborazione con una giovane modella part- time e cantante di nome Donna Summer, con la quale produrranno il brano The Hostage contenuto nel disco Lady Of The Night. Il resto è storia, della musica e dell’umanità. Senza presunzione di smentita alcuna.

    L’apporto fondamentale e rivoluzionario di Giorgio Moroder alla musica da discoteca è stato rivoluzionario: tutto ciò che toccava diventava immediatamente un successo in grado di entrare nella storia. Numeri di vendite, dischi d’oro e di platino e prime posizioni in classifica divennero l’abitudine per tutti i lavori associati al nome del produttore discografico italiano. Il tutto è ascrivibile a piccoli dettagli che hanno fatto (e continuano a fare) la differenza. Gli esempi sono numerosi: basti pensare al brano Love To Love You Baby della già citata ed intramontabile Donna Summer: Moroder voleva cerare un brano ispirandosi al brano cantato da Serge Gaingsbourg Je T’aime…Moi Non Plus. Ne venne fuori un brano di ben diciassette minuti (che diventeranno lo standard nella produzione dei brani della Disco Music anni Settanta) dove la Summer alterna il ritornello cantato in modo sensuale ad una serie di orgasmi, che renderanno il brano uno dei più sensuali e vietati della storia della Disco music a tal punto da essere considerato dalla censura non idoneo al passaggio radiofonico per poi raggiungere un successo planetario nelle discoteche di tutto il mondo. Fu così che la chioma riccioluta, i baffi e gli occhiali Carrera di Moroder divennero ben presto un marchio sinonimo di qualità e di successo garantito, che lo porteranno a conquistare l’Oscar per la migliore colonna sonora nel 1979 con Fuga Di Mezzanotte, nel 1984 con Flashdance e nel 1987 con Take My Breathe Away tratta dalla colonna sonora del primo Top Gun. Senza parlare delle uniche atmosfere che il suo tocco creativo ha apportato alle atmosfere sonore di un film del calibro di Scarface di Brian DePalma: senza la sua musica elettronica le vicende di Tony Montana non avrebbero avuto quella pelle smaccatamente anni Ottanta come invece ha, riuscendo a cristallizzare in modo imperituro un pezzo della storia del cinema. Come spesso accade in questi casi, rimane l’amaro per il fatto che una figura così influente ed importante come quella di Giorgio Moroder venga spesso dimenticata in patria, dove meriterebbe lo stesso riconoscimento che gli viene tributato in ogni angolo del globo. Una figura in grado di ispirare generazioni future di artisti, in grado di continuare la strada tracciata da quel produttore che ha portato direttamente dal futuro un suono che non si era mai sentito prima d’ora. Senza Giorgio Moroder ora non si ballerebbe più in discoteca (almeno in una certa concezione) e non avremmo avuto i Daft Punk: vi immaginate la rottura di coglioni di vivere in un mondo così?

    Hank Cignatta

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    Per il video si ringrazia l’amico compositore Vishnu Menon, il quale lo ha realizzato in esclusiva per Bad Literature Inc.

    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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