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    Lelio Luttazzi, il maestro indiscusso del Swing italiano

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    E’ notte fonda quando la mia cagnona Noël mi si avvicina per constatare le mie funzioni vitali. Sinceratasi del fatto che io sia ancora in grado di respirare, mi inizia a leccare il viso facendomi svegliare di soprassalto. Apro gli occhi su questa realtà e vengo subito investito dalle immagini che scorrono sul mio televisore, lasciato acceso dalla sera prima. Guardo la sveglia: le tre del mattino. Ciò che proietta lo schermo della tv mi sbalza in un mondo in bianco e nero, dove vedo il maestro Lelio Luttazzi cantare insieme alla cantante francese Sylvie Vartan. Noël torna a dormire serena mentre io rimango rapito dalla bravura di quegli artisti che, oggigiorno, mancano come l’aria.

    Lelio Luttazzi dimostra fin da subito di avere una certa predisposizione naturale alla musica e non solo: durante la Seconda Guerra Mondiale si iscrive all’Università di Trieste (sua città natale) alla facoltà di giurisprudenza, dove sosterrà solamente due esami: il richiamo della musica, infatti, prevale portandolo a suonare il pianoforte a Radio Trieste. La grande occasione giunge nel 1943, dove si esibisce con alcuni compagni di università in teatro in veste di direttore d’orchestra aprendo il concerto del cantante torinese Ernesto Bonino, il quale rimane colpito dalla sua bravura a tal punto da chiedergli di comporre per lui una canzone. Ciò che verrà fuori sarà Il Giovanotto Matto, che Bonino incide facendola diventare un grande successo. In seguito, terminata la guerra, avrà modo di apprendere dalla SIAE di aver guadagnato dai diritti di quella canzone la cifra di trecentocinquanta mila lire (all’epoca una bella cifra). Da quel momento in poi capirà di voler fare della musica il suo mestiere.

    Nel 1950 si trasferisce a Torino per diventare direttore d’orchestra della Rai, creando la prima orchestra ritmica della tv di Stato per poi trasferirsi a Roma nel 1954 per dirigere una delle orchestre di musica leggera televisiva con la quale avrà modo di prendere parte a diversi programmi. Il mezzo televisivo si sta sviluppando e ben presto Luttazzi diventa uno dei volti di riferimento di quel nuovo oggetto di culto che porterà gli italiani ad entrare in una nuova dimensione dell’intrattenimento assai diverso dalla radio.

    Lo stile elegante del Maestro Lelio Luttazzi unito al suo innato talento nel creare brani dal piglio jazz e swing lo porta a collaborare con i più grandi artisti televisivi e musicali del periodo tra i quali il Quartetto Cetra, Gorni Kramer, Mina (per la quale scriverà la canzone Una zebra a pois), Sylvie Vartan, Jula De Palma ed artisti internazionali del calibro di Lionel Hampton, Ella Fitzgerald e Louis Armstrong solo per citare i più famosi. Negli anni Sessanta è l’anima musicale di quella televisione che irrompe nelle case degli italiani con programmi che hanno fatto la storia come Studio Uno, Doppia Coppia, Teatro 10 e Ieri & Domani.

    In tutto questo non bisogna dimenticare anche il grande ruolo che ha avuto nella radiofonia italiana con la conduzione del leggendario programma Hit Parade (celeberrima la sigla con lo speaker che annunciava a pieni polmoni Lelio Luttazzi presenta Hiiiit Paraadeee!), seguitissima rubrica settimanale sui dischi più venduti ed andata in onda dal 1967 al 1976 e che ha affascinato tanti bambini e ragazzi di allora spingendoli verso il mezzo radiofonico con il desiderio un giorno di diventare conduttori.

    L’Italia deve molto a Lelio Luttazzi, recettore della spensieratezza di un Paese che usciva dalle atrocità della guerra per vivere il benessere del boom economico. Una figura che meriterebbe di essere decisamente riscoperta e non relegata solamente a pezzi di storia della radio e della televisione impressa per sempre negli archivi delle teche Rai. Segnato da quel destino che fa si che nascere in Italia alcune volte ahimé, sia un fattore limitante sotto diversi aspetti. Ma la musica di Lelio Luttazzi rimarrà per sempre a testimonianza di come sia stato indiscutibilmente il grande maestro del Swing italiano.

    Hank Cignatta

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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