
Steven Seagal, viaggio Gonzo nell’universo di un’icona decaduta
Se state cercando un racconto convenzionale sul mito di Steven Seagal, fermatevi subito e non continuate oltre: questo viaggio non sarà ordinario, né tantomeno confortante. Sono salito a bordo di un aereo in direzione Scottsdale, Arizona, sulle sue tracce. Una volta atterrato armato di curiosità, qualche buon sigaro e una bottiglia di bourbon, ho deciso di immergermi nella bizzarra esistenza dell’uomo più enigmatico e controverso del cinema d’azione degli anni Novanta.

Mi trovo in un dojo di periferia, illuminato da lampadine tremolanti. Qualcuno sostiene di aver visto Seagal qui vent’anni fa. Siedo tra tatami impolverati e odore di piedi, mentre il maestro locale mi racconta storie confuse su come Steven fosse in realtà l’unico occidentale ad aver appreso l’Aikido direttamente dal fondatore Morihei Ueshiba. L’aneddoto odora molto di leggenda urbana ma scelgo di crederci per non spezzare l’incantesimo. In fondo chi è Steven Seagal se non una buona parte di racconti assurdi che lui stesso alimenta?

Cinema e Delirio: Viaggio nei Set Più Improbabili
Chi si aspetta serietà da un film di Seagal è ingenuo come chi crede alla democrazia diretta. Mi ritrovo in un pub di Scottsdale con un vecchio tecnico degli effetti speciali ormai alcolizzato, che giura di aver visto Seagal pretendere di riscrivere intere sceneggiature il giorno stesso delle riprese. “Era convinto di comunicare direttamente con Buddha o forse era solo ubriaco di tè verde matcha da me opportunamente corretto,” mi confessa con un ghigno amaro.

ascesa e caduta di Steven Seagal: parabola di un samurai di Hollywood
Steven Seagal esplose sullo schermo alla fine degli anni Ottanta, promettendo a tutti un nuovo eroe. Era crudo, rude e conosceva davvero l’Aikido. Film come Trappola in alto mare e Programmato per uccidere lo resero celebre per il suo stile combattivo unico. Ma il successo si tramutò presto in grottesco: l’attore si perse in una serie infinita di film di serie B, dialoghi surreali e trame degne del peggior exploitation. Hollywood lo aveva divorato e poi sputato fuori, trasformandolo in una caricatura vivente dell’edonismo Reaganiano.
Bluesman, sceriffo e guru new age: la multi-identità di Steven Seagal
Nel tentativo disperato di ritrovare se stesso, Seagal ha esplorato ogni possibile identità. Ha suonato blues, è stato vice sceriffo volontario in Louisiana e si è lanciato in profonde (e dubbie) riflessioni spirituali, proponendo una sorta di buddismo Zen made in USA. In ogni suo tentativo si legge la malinconia di un uomo che, inseguito dai fantasmi del passato, cerca continuamente un modo per restare rilevante.
Steven Seagal, Diplomatico Surreale
Dopo una notte insonne e confusionaria mi sveglio del tutto cercando informazioni recenti sul web. Ecco il titolo che non ti aspetti: “Steven Seagal, rappresentante speciale per le relazioni umanitarie tra Russia e Stati Uniti.” Mi fermo, perplesso, chiedendomi se non sia vittima di una qualche distorsione della realtà. Invece no, Seagal è davvero cittadino russo, amico intimo di Vladimir Putin e presunto mediatore tra superpotenze mondiali.

Steven Seagal e L’eredità di un Assurdo Eroe Moderno
Alla fine di questo assurdo viaggio Gonzo, non mi resta che accettare una verità: Steven Seagal incarna perfettamente l’assurdità moderna sospesa tra cinema, spiritualità improvvisata e geopolitica da cabaret. Forse proprio per questo continua ad affascinare milioni di spettatori, più attratti dal personaggio surreale che dall’attore.

Bevo l’ultimo sorso di bourbon, salutando mentalmente i luoghi dell’uomo che ha trasformato la propria vita in uno straordinario spettacolo di eccessi, ambizioni e mistificazioni. Alzo il bicchiere e brindo a Steven Seagal, un enigma che cammina con kimono, occhiali scuri e aria minacciosa verso l’infinito nonsense del nostro tempo.
Hank Cignatta
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