
The Substance, viaggio viscerale all’interno dell’estetica moderna
Mi ritrovo a passeggiare per le strade del quartiere dove sono cresciuto fino a ritrovarmi davanti al cinema di zona. Un posto tranquillo, molto elegante e di sicuro lontano dalle caotiche realtà dei multisala. In programmazione c’è The Substance, film che mi sono ripromesso di recuperare. Lestissimo faccio il biglietto alla cassa ed entro nella sala, assicurandomi i posti più in alto. In pochi secondi mi assale un turbinio di ricordi di pomeriggi passati a guardare film in prima visione tra primi baci, ragazze e compagnie che oggi non esistono più. Si fa buio in sala, il film inizia ed incomincia il divertimento.
The Substance pone un quesito: Il cinema horror ha ancora un’anima?
Nel vasto panorama dell’horror contemporaneo, dove le storie sembrano rigurgitate da un algoritmo con l’immaginazione di un tostapane (senza offesa per i tostapane) arriva The Substance, dritto come un pugno nello stomaco. Scritto e diretto dalla regista francese Coralie Fargeat questo film non solo sventra il genere, ma lo seziona con la precisione di un chirurgo impazzito. È una riflessione sulla bellezza, il corpo e l’identità, intrisa di sangue e follia. Ma soprattutto è un film che non ha paura di sporcarsi le mani.

The Substance e L’elisir della nuova carne
La trama del film è un viaggio all’interno del terrore e della metamorfosi più estrema. Demi Moore interpreta Elizabeth Sparkle, attrice sul viale del tramonto che conduce un programma di aerobica in tv. Nel giorno del suo cinquantesimo compleanno scopre per caso una telefonata del produttore di rete Harvey (interpretato da Dennis Quaid) il quale ordina il suo licenziamento in quanto considerata ormai vecchia.

Elizabeth, in perenne ricerca della giovinezza eterna, scopre una sostanza misteriosa capace di creare una versione migliore di se stessa, più giovane e perfetta. Scopre anche questa cosa per caso, dopo essere uscita incolume da un incidente stradale. L’infermiera che la visita le lascia una chiavetta contenente il numero da chiamare e una sorta di video esplicativo su come la suddetta sostanza funziona.

Le regole sono poche ma molto chiare e non si possono trasgredire: la sostanza in questione è iniettabile per una volta sola, generando un clone. La matrice (ovvero l’organismo originale) e il clone vivono in simbiosi, alternandosi ogni sette giorni. Durante quel lasso di tempo, una delle due entra in una sorta di stato catatonico dove viene alimentata per mezzo di flebo da chi sta vivendo la realtà in quel momento.

Ma ogni desiderio ha un prezzo e questa volta il conto è salato. La sua identità si sdoppia, si decompone, si contorce in una spirale di orrore corporeo che avrebbe sicuramente reso fiero David Cronenberg. Questa dinamica genera una serie di eventi sempre più macabri e fuori controllo, lasciando a nudo le profonde insicurezze e ossessioni della protagonista.
The Substance, ovvero Il corpo come campo di battaglia
Fin dal primo fotogramma The Substance colpisce con una potenza visiva e sonora che sfida ogni convenzione. La colonna sonora incalzante e le immagini forti si fondono in un caleidoscopio di emozioni e riflessioni, facendo da preludio a un’esperienza che porta al limite del reale. È un invito a immergersi in un mondo dove la regola è solo il caos e ogni scena è una scarica di adrenalina.

Particolare menzione merita la sublime interpretazione di Demi Moore, grazie alla quale si è aggiudicata un Golden Globe per la migliore attrice in un film commedia o musicale. Forse è il ruolo della vita della Moore perché, probabilmente, ha dovuto passare proprio ciò che il suo personaggio ha vissuto all’interno di un meccanismo diabolico e perverso come quello di Hollywood, dove invecchiare è una condanna a morte. Ma tutto il cast è in grado di impreziosire il film: Dennis Quaid è fenomenale nell’interpretare il ruolo del rozzo e cialtrone Harvey così come Margareth Qualley è perfetta nel ruolo di Sue.
The Susbtance e l’Analisi Cruda della Società Ossessionata dalla Giovinezza
The Substance non è solo un film horror: è una critica feroce alla società moderna e alla sua ossessione per l’eterna giovinezza e la spasmodica ricerca della perfezione estetica. Fargeat utilizza immagini forti per mettere in luce come le pressioni sociali possono spingere le persone a compiere scelte estreme e autodistruttive. La regista non risparmia lo spettatore, offrendo scene che rimangono impresse nella mente ben oltre la fine del film. Avvertenza: il finale potrebbe causare attacchi di priapismo acuto in soggetti disturbati come il sottoscritto.

Conclusione: Un Film che Lascia il Segno
Giunti quasi alla conclusione del film la reazione del pubblico presente in sale è diversa: c’è chi ha fatto male i suoi calcoli ed è andato via con la famiglia alla chetichella, chi si è ritrovato a vomitare in preda agli spasmi e chi, come me, ha guardato divertito quell’onirica follia che prende forma sullo schermo.
La pellicola non fa in tempo ad arrivare ai titoli di coda che la masnada di persone intente a vomitare innescano una reazione a catena dove altre persone si trovano a fare i conti con i prodotti delle loro fallite digestioni. In pochi istanti lo staff del cinema fa irruzione in sala per gestire la situazione e aiutare chi ancora sta imbrattando i sedili e la moquette con un pestilenziale mix di bibite gassate e popcorn mezzi digeriti.

Se hai il coraggio di abbandonare la razionalità e di lasciarti trascinare da una narrazione audace e sperimentale, questo film diventerà per te un’esperienza trasformativa. Preparati a perdere te stesso in un vortice di emozioni e visioni surreali: The Substance è molto più di un film, è una rivoluzione cinematografica.
Hank Cignatta
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