Sonny Boy, Al Pacino: Hollywood e sogni infranti

Sonny Boy, Al Pacino: Hollywood e sogni infranti

La Dani California del momento mi strattona in direzione di una libreria, desiderosa di cercare il nuovo libro della scrittrice di libri rosa che legge con passione. In quel corpo latino che trasuda sensualità un piccolo barlume di speranza: in questo mondo vuoto e fottuto c’è ancora qualcuno che ha ancora il bel vizio di leggere. Mi aggiro guardingo tra gli scaffali della libreria, consapevole che trovare qualcosa capace di attirare la mia attenzione da noto rompicoglioni è compito assai arduo. Mi capita poi per caso tra le zampe Sonny Boy, l’autobiografia del leggendario Al Pacino. E il pomeriggio prende una piacevole piega inaspettata.

Luci, Ombre e il Caos di Al Pacino

Al Pacino non è solo un’icona del cinema, è un animale da palcoscenico, un predicatore della follia artistica. E ora, con Sony Boy, la sua autobiografia, ci trascina in un vortice di memorie che sanno di whisky, sigarette consumate all’alba e una fame insaziabile di vita. Si tratta di una confessione sporca e cruda che ti strattona senza chiedere il permesso. Hollywood, teatro, amori sbagliati e il peso della solitudine: tutto è qui, nero su bianco, a dimostrare che dietro la leggenda c’è sempre un uomo fragile e dannatamente vivo.

Un giovane Al Pacino

Al Pacino: Ragazzo di Strada con il Cinema nelle Vene

Pacino racconta la fame, quella vera. Il Bronx degli anni ’40 e ’50 non era un posto per anime delicate. Era una giungla di cemento, e il piccolo Sonny, come lo chiamavano, imparò in fretta a muoversi tra la polvere e le speranze spezzate. Sua madre, Rose, era la sua àncora. Suo padre era invece un’ombra lontana, persa nei labirinti dell’assenza. Il cinema arrivò come una febbre. Un’ossessione che lo spinse a calcare i palchi più sgangherati di New York, fino ad approdare all’Actors Studio di Lee Strasberg. Il resto è leggenda, ma Sony Boy non si limita ai titoli di giornale. Scava nelle ferite, nelle notti insonni, nei demoni che si portano dietro i grandi.

La biografia di Al Pacino

Quando Il Padrino lo catapultò tra gli dei del cinema, Pacino non era pronto. Forse non lo è mai stato. In Sony Boy edito da La Nave di Teseo, racconta il peso della fama come un macigno sulle spalle, il bisogno di perdersi per ritrovarsi. Gli anni Settanta furono un vortice di gloria e autodistruzione. Droghe, amori falliti, performance leggendarie.

Al Pacino in una foto nei panni di Scarface

Hollywood e il Prezzo della Fama

Se c’è una cosa che Sony Boy ci insegna è che il successo non è mai gratis. Pacino racconta il dietro le quinte del sistema, la pressione della celebrità e la paura costante di perdere se stesso. Il divo delle scene non è poi così diverso dal ragazzo di strada: insicuro, dannato, sempre sull’orlo del precipizio.

La copertina del libro

Coca, alcol, donne: gli ingredienti classici del pantheon hollywoodiano ci sono tutti. Ma Pacino non cerca di vendere un’immagine patinata. No, lui ci scaraventa dentro i suoi alti e bassi con un’onestà spietata. E poi c’è il teatro, il vero amore. La sua ossessione per Shakespeare, l’energia primordiale della recitazione dal vivo, il disprezzo per la rigidità del cinema. Pacino è un animale da palco, non un patinato manichino da red carpet.

Una Lettera d’Amore alla Recitazione (e alla Solitudine)

Alla fine, Sony Boy è la storia di un uomo che non ha mai smesso di essere affamato. La vecchiaia non lo ha ammorbidito e il successo non lo ha placato. Pacino continua a recitare, a cercare, ad inseguire qualcosa che nemmeno lui sa definire. Ed è proprio questo che lo rende magnetico. Oltre l’attore, oltre la star, chi è davvero Al Pacino? Sony Boy scava tra le pieghe di una vita vissuta sempre al limite. Parla dei figli, dei rimpianti, delle scelte sbagliate e di quelle giuste. Parla della paura di invecchiare, della voglia di continuare a recitare fino all’ultimo respiro. E alla fine, emerge un uomo che non ha mai smesso di lottare. Un ribelle, un poeta del cinema, un’anima inquieta che ancora oggi, davanti a una macchina da presa o su un palco polveroso, trova il suo vero posto nel mondo.

Hank Cignatta

Riproduzione riservata ©

Se l'articolo ti è piaciuto condividilo!

Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

Post a Comment

Bad Literature Inc. ©

T. 01118836767

redazione@badliteratureinc.com

redazioneuppercut@yahoo.it

alancomoretto@virgilio.it