
E’ morto David Lynch, genio del cinema tra misteri, sogni e oscurita’
La notizia della morte di David Lynch giunge in una sera qualunque di metà gennaio come un fulmine a ciel sereno. Se ne è andato a settantotto anni in punta di piedi a causa di un enfisema polmonare, conseguenza di una vita passata a fumare sigarette. Rimango immobile a fissare lo schermo del mio cellulare, leggendo la notizia della morte di David Lynch come se fossi all’interno di una bolla che anestetizza la fluidità della realtà. E sui social è un rapido tributo ad uno dei registi più visionari della storia del cinema recente.
Il mio primo incontro con David Lynch
Il mio battesimo lynchiano è avvenuto con Eraserhead, la mente che cancella del 1977 che pulsava come un cuore alieno sullo schermo. Non era solo un film: era una discesa agli inferi, una poesia visiva sull’angoscia esistenziale. Chi era quest’uomo che osava mostrare il mondo come lo vediamo nei nostri incubi più profondi? David Lynch è e sempre sarà il maestro del non detto, del suggerito, del nascosto. Nato in una placida cittadina del Montana, è cresciuto tra prati verdi e cieli azzurri, ma dentro di lui ribolliva un’oscurità che avrebbe presto trovato la sua strada.
Un’opera in bilico tra sogno e incubo
Cosa rende Lynch così unico? È la sua capacità di tessere trame che sfuggono a ogni logica convenzionale. Da Velluto Blu a Mulholland Drive ogni film è un mosaico di paranoia, erotismo e mistero. Non c’è mai un confine netto tra il bene e il male, tra il reale e l’immaginario. Prendiamo Twin Peaks, per esempio. Cos’è se non un gigantesco quadro di Lynch? Una cittadina apparentemente tranquilla che nasconde abissi di corruzione e dolore. Laura Palmer non è solo un personaggio; è un enigma che incarna il dualismo dell’essere umano.
Una conclusione impossibile
Scrivere questo sapendo che la vita terrena di David Lynch si è conclusa per consegnare la sua figura alla leggenda e alla storia del cinema è davvero una cosa non facile. Scrivere di David Lynch è come cercare di descrivere un sogno: appena trovi le parole, il significato scivola via. Ma forse è questo il punto. Lynch ci sfida a smettere di cercare risposte e ad abbracciare l’ignoto. Come diceva lui stesso, Il mistero è il motore di tutto. E allora lasciatevi guidare dal suo genio e accettate di perdervi in quell’universo surreale dove tutto è possibile. E recuperare i film di Lynch è il modo migliore per onorarne la memoria.
Hank Cignatta
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