I 90 anni di Elvis Presley, Il Mito Rock tra Storia e Leggenda
Elvis Aaron Presley, soprannominato anche come il Re del Rock’n’Roll, avrebbe compiuto novant’anni anni oggi. E mentre il mondo celebra il suo lascito immortale io sono qui, nel mio ufficio nella redazione di Bad Literature Inc. con una birra ormai calda, cercando di evocare il suo spirito e di teletrasportarmi a Graceland. E’ uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo. Elvis è più di una figura storica: è un simbolo dell’eccesso americano, della cultura pop e della tragedia umana.
Una leggenda che non muore mai
Nonostante il 2025 abbia pochi giorni di vita Graceland continua a essere il santuario di riferimento per milioni di pellegrini. Oggi infatti la cittadina di Memphis, nello stato del Tennesee è piena come un bar il venerdì sera: ci sono fan vestiti con tutine bianche, imitatori che sfoggiano basette posticce e una folla di turisti armati di smartphone pronti a catturare l’essenza del mito. Graceland per un giorno torna ad essere la capitale del mondo.
Elvis è ovunque è anche in nessun luogo. Non è mai stato solo un uomo: è un’idea, una fede, una leggenda che vive intatta attraverso i decenni. Elvis è nato l’8 gennaio 1935 a Tupelo, Mississippi, in una casa talmente minuscola che sembra essere uscita da una cartolina sbiadita. È salito alla ribalta negli anni Cinquanta e da allora il mondo non è mai stato più lo stesso. Dai suoi movimenti di bacino che facevano impazzire milioni di ragazze al famoso Jailhouse Rock, il Re ha riscritto le regole della musica e dello spettacolo. Eppure dietro la gloria e i riflettori si nascondeva un uomo tormentato, un’anima spezzata che cercava disperatamente un senso in un mondo che l’aveva assurto a divinità.
Il culto di Elvis: follia collettiva o genio?
Mentre scrivo questo articolo i social media sono un vortice di tributi: hashtag come #Elvis90 e #TheKingLives dominano le tendenze. Una teoria del complotto afferma che Elvis non sia mai morto: vivrebbe infatti in incognito su un’isola tropicale, sorseggiando margaritas e ridendo di noi tutti. Forse è vero. O forse Elvis vive davvero non in carne ed ossa, ma nei cuori di chiunque abbia mai ballato al ritmo di Hound Dog o cantato Can’t Help Falling in Love al proprio amore.
La verità è che Elvis è diventato più immortale della sua stessa vita. Ogni imitatore di Elvis, ogni spettacolo a tema a Las Vegas, ogni t-shirt con la sua faccia ci ricorda che non stiamo celebrando solo un uomo, ma un’idea. Un’idea che dice che è possibile essere straordinari anche solo per un momento e cambiare il mondo con un microfono in mano ed un sorriso ammiccante.
Il Re oggi: cosa significa Elvis nel 2025
Elvis è ancora rilevante? Assolutamente sì. La sua influenza è visibile ovunque, dalla musica contemporanea ai film, dalla moda agli atteggiamenti culturali. Artisti come Bruno Mars e Harry Styles hanno attinto a piene mani dal suo stile e dalla sua teatralità. E ogni volta che qualcuno osa infrangere le regole è impossibile non pensare a quel giovane ragazzo di Tupelo che osò scuotere i fianchi in diretta TV.
Ma Elvis non è solo un simbolo di ribellione. È anche un monito. La sua discesa negli abissi della dipendenza e della solitudine è una lezione su come il successo e la fama possano distruggere un uomo. Oggi, mentre celebriamo il suo novantesimo compleanno dobbiamo ricordare che Elvis era umano. Era grande, sì, ma anche fragile.
Conclusione: Il Re vive
Ora, mentre finisco la mia birra e metto su “Suspicious Minds”, mi rendo conto che Elvis non è mai stato solo un cantante o un attore. Era il sogno americano reincarnato con tutte le sue glorie e le sue contraddizioni. Era la speranza e il dolore, la luce e l’ombra. E, nel giorno del suo novantesimo genetliaco , il Re vive ancora. Non nelle strade di Memphis o nelle suite di Las Vegas, ma nelle vibrazioni della sua musica che continua a farci battere il cuore. Elvis non è morto. Non morirà mai. Finché ci sarà qualcuno disposto a credere nella magia del rock’n’roll, lui sarà qui con noi. Lunga vita al Re.
Hank Cignatta
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