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    Robin Williams, tributo all’ultimo paladino della risata dall’animo triste a cinque anni dalla sua scomparsa

    Il tempo è un’arma a doppio taglio: da un lato la migliore delle cure per certe ferite dell’animo che, a volte, non riescono a rimarginarsi nel corso di una vita intera. Dall’altro un concetto astratto che vola letteralmente via, senza quasi rendersene conto. Capita quindi che l’ultimo mostro sacro della risata che sta sotto il nome di Robin Williams abbia lasciato il corpo già da cinque anni. Certo, perché ha abbandonato la vita terrena ma senza dubbio dev’essere da qualche parte lassù a far morire dalle risate qualche forma celeste che a noi appare sotto forma di vaporose nuvole. Non ero ancora nato quando Williams muoveva i primi passi di quella che sarebbe stata una lunga e proficua carriera in Mork & Mindy, telefilm nato come spin off di Happy Days trasmesso dal 1979 al 1982. La serie riscosse un grande successo, a tal punto da far diventare alcuni comportamenti dell’alieno Mork (interpretato da Williams) dei veri e propri tormentoni entrati nell’immaginario collettivo di una generazione.

    Robin Williams nei panni dell’alieno Mork

    I miei ricordi di bambino vanno ai suoi ruoli nei film Hook- Capitan Uncino (1991), Mrs. Doubtfire del 1993, Jumanij (1995), Will Hunting- Genio ribelle del 1997, Jack del 1996, e Flubber (1997). Nel corso degli anni ho avuto modo di apprezzare anche le sue interpretazioni decisamente più drammatiche ed intense come in Good Morning Vietnam (1987), Risvegli (1990), Will Hunting- Genio ribelle (1997), Al di la dei sogni (1997), Piume di struzzo (1996), Patch Adams (1998), L’uomo bicenternario (1999) e via discorrendo. Certo, Robin Williams era in grado di sparare a raffica battute in grado di far riedere anche il più imbronciato essere sulla Terra con l’aggravante di aver avuto una giornata di merda. Esplosivo, diretto, mimico e con i grandi doni dell’improvvisazione e di saper passare in modo sapiente da un ruolo drammatico ad uno più comico con una bravura e una disinvoltura davvero unica.

    Altro grande valore aggiunto per apprezzare al meglio l’immenso talento di Robin Williams è senza dubbio quello di Carlo Valli, sua ufficiale voce italiana, in grado di dare quella caratterizzazione unica a qualsiasi scena l’attore americano stesse recitando: da quella più divertente a quella più intima e struggente. Per tale ragione quando, cinque anni fa, si è diffusa la notizia del suicidio di Robin Williams è giunta come un fulmine a ciel sereno. Anche l’ultimo paladino della risata non è venuto meno alla tradizione che vuole gli attori comici essere assai diversi rispetto a come si mostrano in scena o davanti alla macchina da presa. Generalmente sono schivi, molto meno brillanti e dissacranti di come si è abituati a vederli. E Williams non era da meno. Le risate hanno lasciato il posto ad un assordante silenzio che ha fatto da muta colonna sonora ad una notizia che non pareva essere vera. Almeno non in quel preciso momento. Eppure era drammaticamente vera. E ogni qual volta qualcuno riderà per una sua battuta o si commuoverà per un monologo tratto da qualche suo film continuerà l’arte di un artista eccezionale il cui nome è e sempre sarà Robin Williams.

    Hank Cignatta

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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