
Jean- Claude Van Damme: una vita in spaccata
Era una sera come tante altre qui a Nevrotic Town (o Torino, se siete amanti della buona cucina) e nell’aria c’era uno strano odore di birra e patatine. Forse perché mi trovavo in un pub con i fidati amici di sempre. Avevo appena finito di parlare delle grandi star dei film di arti marziali e delle trame di quelle pellicole che oggi vengono considerate strane quando qualcuno mi ha detto: “Scrivi qualcosa su Van Damme”.

Van Damme? Quel matto che fa spaccate in mezzo ai camion? L’icona action degli anni ’90 che ha trasformato il suo corpo in un’arma semantica? Sì. Proprio lui. Ma non bastava scrivere la solita biografia. Non è così che funziona con Jean-Claude Van Damme. Non puoi catturarlo in una timeline. Van Damme è la timeline. È un paradosso belga con il cuore da samurai e l’anima da poeta zen incastrato in una pubblicità della birra Coors Light.
Van Damme, Il ballerino che picchiava la realtà
Prima dei roundhouse kick c’erano le scarpette da danza. Il piccolo Jean-Claude Camille François Van Varenberg (questo il suo vero nome), nato il 18 ottobre 1960 era un bambino timido, iperattivo e delicato. Poi la scoperta: karate, balletto classico e bodybuilding, che oltre a forgiargli il fisico gli hanno formato anche il carattere. Chi diavolo fa balletto e karate insieme? Un genio della contraddizione. Come Van Damme, per l’appunto.

Quella danza millimetrica si è trasformata in arti marziali filmate con isteria hollywoodiana. “Bloodsport”, “Kickboxer”, “Cyborg”, “Universal Soldier”: Nomi che sembrano estratti a caso da una rivista di bodybuilding, e invece hanno costruito un’epopea. Un culto.
Jean-Claude Van Damme oggi: meme, rinascite e pubblicità geniali
Potresti pensare che un eroe anni ’90 oggi viva nel dimenticatoio, ingozzandosi di royalties e proteine in polvere. E invece no. Van Damme ha fatto la spaccata tra due camion in movimento per uno spot della Volvo Trucks, ha recitato in “JCVD”, un film dove interpreta se stesso in crisi esistenziale, e ha lanciato una serie che è praticamente una parodia metanarrativa di lui stesso: “Jean-Claude Van Johnson”.
Lui sa di essere una leggenda. Ma si diverte a sabotare la sua stessa mitologia con ironia, come un ninja che entra nella stanza solo per autodistruggersi con un petardo filosofico.
Conclusione: Jean-Claude Van Damme, l’ultima leggenda sincera
Se domani il mondo dovesse finire in un’esplosione di caos e arti marziali, vorrei Jean-Claude Van Damme al mio fianco. Non per salvarmi. Ma per guardarlo mentre fa una spaccata sul cratere e dice qualcosa di completamente insensato, tipo “L’universo è una spaccata tra l’inferno e il paradiso, e io sto nel mezzo, in equilibrio”. Van Damme non si racconta, si attraversa. Come un trip allucinogeno o come un calcio volante in faccia all’apatia.
Hank Cignatta
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