
L’incredibile storia di Michèle Mouton
E’ venerdì sera e sono in stato catatonico sul mio divano. Sono tornato da poco dalla passeggiata con la mia inseparabile Noël che mi guarda con l’espressione tipica di chi non capirà mai la coglionaggine degli esseri umani. Il mio pollice destro scorre lesto sullo schermo del mio telefono intelligente pieghevole mentre i miei sensi vengono bombardati da una moltitudine di suoni ed immagini ad una velocità tale che il mio cervello non riesce nemmeno ad elaborare. Tutto cambia quando mi imbatto in un reel relativo alle prodezze sportive di Michèle Mouton, pilota femminile di rally, che cattura la mia attenzione.
L’Asfalto Trema: Arriva Michèle Mouton
Era il 1981 e la polvere si alzava sulle strade sterrate del Mondiale Rally. Gli uomini stringevano il volante con pugno d’acciaio, convinti di essere padroni di un regno esclusivo. E poi, dal nulla, arriva lei: Michèle Mouton. Francese, indomabile, con lo sguardo di chi non ha bisogno di chiedere permesso. La sua Audi Quattro ruggiva, sfidando non solo le curve insidiose ma anche i pregiudizi.

Nessuno si aspettava che una donna potesse fare sul serio. Ma Michéle Mouton non era una donna qualsiasi. Era un fulmine. E quando il fumo delle gomme si diradava, restava solo una certezza: il rally non sarebbe mai più stato lo stesso.
La Rivoluzione Turbo: Audi Quattro e il Sogno Mondiale di Michèle Mouton
Quando l’Audi mise Michèle al volante della sua rivoluzionaria Quattro, i veterani del rally ghignarono. Il motore rombava come un animale selvaggio e il turbo spingeva come un uragano. Eppure, Mouton domava la belva con una ferocia che pochi potevano eguagliare.
Nel 1981 si prese la sua prima vittoria al Rally di Sanremo. Una conquista rivoluzionaria all’interno di un ambiente finora dominato dagli uomini. Il pubblico italiano, appassionato e irruente, gridava il suo nome. I giornalisti cominciavano a rendersene conto: non era una meteora, era un uragano pronto a spazzare via ogni dubbio.
1982: L’Anno dell’Assalto al Titolo da parte di Michèle Mouton
L’anno successivo fu il suo momento d’oro. Con tre vittorie mozzafiato, Michèle sfiorò il titolo mondiale, battuta solo da Walter Röhrl per una manciata di punti. Ma ormai la rivoluzione era iniziata: aveva dimostrato che una donna poteva non soltanto competere ma anche vincere, distruggere il cronometro e lasciare i rivali a mangiare la polvere.
Pikes Peak: La Montagna della Gloria
Se qualcuno ancora dubitava del suo talento nel 1985 arrivò l’occasione per fugare via ogni eventuale dubbio: la Pikes Peak International Hill Climb, chiamata anche la “Corsa verso le nuvole”. Serpentine folli, un’ascesa infernale di quasi venti chilometri tra tornanti senza protezione e precipizi pronti a inghiottire chiunque esiti anche solo per un istante.
Michèle non esitò mai. Distrusse ogni record, ridicolizzò con i fatti colore che la deridevano e incise il suo nome nella storia dell’automobilismo. Volevano vedermi fallire? E invece ho vinto! , dichiarò con il suo solito sorriso sfrontato.
L’Eredità di Michèle Mouton: Oltre il Mito
Dopo aver appeso il casco al chiodo, la Mouton non ha mai smesso di lottare. Ha fondato la commissione FIA Women in Motorsport, diventando un faro per tutte le ragazze che sognano di sfrecciare sulle piste. Perché il rally, alla fine, non è una questione di genere ma di passione. Michèle Mouton non è stata solo una pilota. È stata una rivoluzione. Un tuono nel silenzio. E oggi, ogni volta che un motore si accende e il semaforo diventa verde, il suo spirito continua a correre, libero e indomabile.
Hank Cignatta
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