L’importanza e l’attualità della leggenda di Bruce Lee
In una società pressappochista come la nostra quando si menziona il nome di Bruce Lee lo si collega immediatamente alla figura del super eroe asiatico senza macchia e senza paura, in grado di sconfiggere tutto e tutti per mezzo della potenza del suo stile di combattimento, dei suoi gridolini e di una guardia particolare che negli anni è diventato uno dei suoi marchi di fabbrica. Ciò è vero solo in parte ed è quello che, tristemente, ricorda la maggior parte ( ma per fortuna non tutto) del grande pubblico che rilega il rivoluzionario artista marziale ad una sorta di “macchietta” da film di kung fu. Ma Lee ha saputo essere molto più di questo: non è stato solamente una delle star più grandi del cinema cinese ma anche un fine filosofo oltre che un meticoloso artista marziale.
Manifesta fin da piccolo un carattere esuberante con il quale ha una certa predisposizione a finire in mezzo a risse e alterchi per difendersi dalla piccola criminalità giovanile con la quale veniva a contatto ad Hong Kong. Per tale motivo decise di voler imparare le arti marziali per difendersi, iscrivendosi alla blasonata scuola di Wing Chung del famoso maestro Yip Man. Bruce Lee studiò presso la sua accademia per cinque anni, sviluppando una sincera passione per lo studio e la perfezione delle arti marziali che lo accompagnerà per tutta la vita.
Una volta tornato negli Stati Uniti, dove era nato e della quale possedeva la doppia cittadinanza, intensificò i suoi studi nelle arti marziali: era avido di conoscenza e non poneva limite allo studio di nessuna disciplina marziale, giungendo anche ad allenarsi nel pugilato. Ogni tecnica che apprendeva la studiava minuziosamente al limite dell’inverosimile, giungendo a perfezionarla e a renderla adatta alle sue caratteristiche. Lee attinse dal Judo, dal Karate, Wing Chung, Kung Fu, pugilato e altri stili di combattimento e mise tutto in un “frullatore”: ciò che ne venne fuori fu uno stile di combattimento (nonché di vita) che ribattezzò nel 1966 con il nome di Jeet Kune Do (la via dell’intercettazione del pugno). Figlio di un attore della compagnia teatrale di Hong Kong, Lee ebbe modo da piccolo di apparire in alcuni film in veste di attore bambino e dimostrando una certe scioltezza davanti alla macchina da presa. Non ci volle molto affinché Hollywood si innamorasse di quel ragazzo cinese dall’esplosiva velocità di esecuzione nelle arti marziali tanto che il produttore della serie tv Batman rimase impressionato nel visionare alcuni filmati di Lee ad una dimostrazione in un locale campionato di Karate: ne rimase impressionato e lo chiamò per un audizione, affidandogli il ruolo di Kato nella serie tv Il calabrone verde. In seguito ebbe ruoli anche in Ironside e Longstreet (dove ebbe modo di esprimere al meglio l’essenza del Jeet Kune Do).
Ebbe modo di esprimere al meglio la parte cinematografica della sua attività marziale in film diventati ormai cult quali Il furore della Cina colpisce ancora (1971), Dalla Cina con furore (1972), L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente (1972) e I 3 dell’Operazione Drago (1973). Film assai diversi da quelli prodotti dagli studi dei fratelli Shaw: mentre questi ultimi erano caratterizzati da una violenza molto grafica e dalla staticità dei combattimenti, i film di Lee mostravano uno stile più dinamico. Queste pellicole cambiarono definitivamente il genere dei film di arti marziali, facendolo diventare la star indiscussa a livello mondiale a cui, ancora oggi, si ispirano generazioni di artisti marziali ed aspiranti attori di film di combattimento. La sua figura, a quasi oltre quarant’anni dalla sua prematura e non chiara scomparsa, continua ad essere fonte di ispirazione per generazioni di artisti marziali o appassionati del genere e ad influenzare la cultura di massa nei suoi aspetti più variegati. Numerosi sono infatti videogiochi, pubblicità, serie tv e film che tengono ancora in vita la fiamma della leggenda di Bruce Lee. Il suo impatto nella cultura di massa è stato senza dubbio fondamentale e dimostra come ci sia ancora bisogno di una figura capace di essere fonte di ispirazione per le generazioni future in questa società liquida composta da effimeri tuttologi.
Hank Cignatta
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