
John Frusciante, il genio ribelle della chitarra
Esterno. Giorno. Sono a bordo della mia fedele Great Point Blue Shark di ritorno a casa. Ho da poco incontrato fortuitamente in un negozio una donna che per me, nel bene e nel male, ha significato molto. Abbiamo scambiato poche ma significative parole. Sono tranquillo. Tranquillo per davvero. Ed è una sensazione che non ho modo di provare tanto spesso. La luce persistente del verde del semaforo mi informa che posso riprendere il mio cammino verso casa. Dalla radio sull’emittente che trasmette musica rock si propagano le note di The Past Recedes di John Frusciante. Probabilmente non è un caso. Una perfetta colonna sonora per un momento che mi ha fatto stare bene come non mi accadeva da tempo. Alzo il volume. Faccio cantare i cavalli della mia Great Point Blue Shark. Alle volte basta poco per essere felici.

John Frusciante e La chitarra come confessione carnale
John Frusciante non è un chitarrista. È un fottuto confessore con sei corde, un uomo che mette in piazza le proprie ferite a colpi di distorsione. Lo vedi sul palco con i Red Hot Chili Peppers e non sembra lì per intrattenere. Sta combattendo con i fantasmi. Ogni nota che spara fuori dalla sua Fender Stratocaster è un atto di resistenza: non virtuosismo, ma dolore distillato in suono. Quando intona gli arpeggi di “Under the Bridge”, non senti la città di Los Angeles, senti un uomo che cammina da solo tra rovine interiori.
Gli anni della caduta: sangue, eroina e muri scrostati
La leggenda si nutre di miseria. Frusciante, dopo l’uscita dal gruppo nei primi anni Novanta, affonda nel baratro: eroina, crack, mura tappezzate di muffa, quadri bruciati e telecamere che riprendono il crollo in diretta. Una casa che diventa mausoleo vivente. Non era rock’n’roll, era autodistruzione pura, lenta, teatrale, quasi rituale. Il suo corpo consumato sembrava il preludio a una tomba precoce, un’altra croce bianca piantata nel deserto della musica.
La resurrezione impossibile
Eppure è tornato. Non una volta, ma più volte. Ogni ritorno è una resurrezione, ogni addio un nuovo funerale mai celebrato. Rientra nei Red Hot e li trascina fuori dalla mediocrità verso vette nuove, costruendo riff che diventano inni generazionali. “Scar Tissue” non è un pezzo pop, è una cicatrice collettiva. “Californication” non è un singolo, è un esorcismo.
Frusciante e Jack Frusciante: la fuga come manifesto
In Italia, negli anni Novanta, un libro diventa cult: “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” di Enrico Brizzi. Non parla di John direttamente, ma il cognome scelto non è un caso. Jack è un adolescente che decide di mollare tutto, uscire dalla band metaforica della società e vivere fuori dagli schemi. È il riflesso letterario della stessa ribellione esistenziale di John Frusciante: mollare, distruggere, rinascere. Ne nasce un film diretto da Enza Negroni ed è subito cult. Quel titolo era un avvertimento generazionale: a volte per salvarsi bisogna uscire dalla musica, dal branco, dal sistema. E in un certo senso John l’ha fatto davvero, pagando ogni volta il prezzo più alto.
Un suono che taglia come rasoio arrugginito
Il tocco di Frusciante non è pulito, è una sporcatura benedetta. Non gli interessa la perfezione: le sue note sono sbagliate, storte, sanguinanti. E proprio per questo ti colpiscono come un pugno nello stomaco. È un chitarrista che non accompagna ma contamina. Ti fa sentire vivo nel modo più scomodo possibile: ricordandoti che la bellezza nasce dal dolore e che l’arte vera non è intrattenimento ma confessione.
John frusciante, Il mito di un uomo imperfetto
Oggi John è di nuovo tra le file dei Red Hot Chili Peppers. Più sobrio, più controllato ma ancora con quella luce folle negli occhi. Il suo mito non ha bisogno di perfezione: è già scolpito nel cemento della controcultura. È l’uomo che cade e si rialza, che scappa e ritorna, che non ha mai smesso di sanguinare attraverso le corde di una chitarra. John Frusciante è la prova vivente che il rock non è morto: ha solo le vene bucate, la voce spezzata e un cuore che batte ancora forte al suono di un assolo pettina capelli.
Hank Cignatta
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