Estate silenziosa, sulle tracce di un’estate (al momento) senza inno

Estate silenziosa, sulle tracce di un’estate (al momento) senza inno

Fa caldo, la pelle si cuoce lentamente sotto un sole impietoso, il ventilatore gracchia smuovendo aria rovente eppure manca qualcosa. Manca quella maledetta melodia, appiccicosa come il sudore di mezzogiorno, che ogni anno tormenta e delizia. Il tormentone estivo, quello che invade spiagge, bar, supermercati quest’anno latita. Una mancanza scandalosa, quasi criminale. Chi è stato a ucciderlo?

La maledizione della monotonia

Già a fine maggio avevo sentito puzza di bruciato. Gli speaker radiofonici balbettavano titoli poco convinti, fingendo entusiasmo per canzoni che sembravano cloni mal riusciti degli anni precedenti. Niente “Vamos a la playa”, niente “Despacito”, niente “Bomba”. Solo echi stanchi, melodie annacquate che faticavano a farsi largo tra i jingle pubblicitari delle creme solari. Forse è la monotonia a essersi mangiata viva la creatività, lasciando artisti e produttori musicali in balia di un loop mortale fatto di beat già sentiti e testi da filastrocca per bambini annoiati. O forse perché abbiamo dato anche una data di scadenza al tormentone, un qualcosa che deve essere imposto a tutti i costi. Pena la non riuscita dell’estate.

Jukebox, intramontabili strumenti che segnavano l’indice di successo di un brano

La dittatura dello streaming che condiziona il tormentone

Spotify, Apple Music, TikTok: l’impero degli algoritmi ha dettato nuove regole. Le canzoni non nascono più per esplodere in spiaggia ma per soddisfare misteriosi calcoli binari. Gli artisti oggi rincorrono le tendenze digitali, non le emozioni. Canzoni che durano il tempo di una storia su Instagram, evaporando nell’etere digitale come una Coca-Cola lasciata troppo a lungo sotto il sole. Non c’è più la pazienza di attendere che un brano maturi nel cuore e nelle orecchie della gente. Tutto deve essere immediato, virale e inevitabilmente usa e getta.

Nostalgia canaglia e il fantasma dei tormentoni estivi passati

Mi sono imbattuto in nostalgici raduni clandestini dove si ascolta e si balla ancora la Macarena come fosse il 1993. Gente con lo sguardo perso nel nulla, cercando un’emozione vera, una vibrazione autentica che manca nel piattume del presente. La nostalgia è diventata una droga potente ma che non riesce a colmare il vuoto dell’oggi. Le playlist vintage su Spotify sono le uniche vere vincitrici di quest’estate senza anima.

Il mistero irrisolto del talento sparito

C’è poi il sospetto più cupo, quello che nessuno vuole ammettere: forse il talento si è semplicemente esaurito. Forse abbiamo spremuto fino all’ultima goccia il limone della musica estiva, lasciando solo semi secchi e buccia amara. È possibile che il genio che ci regalò tormentoni immortali sia morto di noia o sia emigrato in qualche paradiso fiscale, stanco di essere sfruttato per vendere mojito e infradito.

Epilogo (provvisorio): un’estate in cerca di riscatto da tormentone

Ho attraversato spiagge affollate e vuote, ascoltato DJ set deludenti, interrogato barman e ballerini: tutti orfani di un tormentone estivo che non c’è. Ma forse non tutto è perduto. Forse l’assenza di un tormentone ci costringerà finalmente a parlare tra di noi, ad ascoltare qualcosa che non sia dettato dalla moda o dagli algoritmi. O forse, semplicemente, questa è l’estate in cui scopriremo che il vero tormentone è sempre stato dentro di noi, silenzioso e inesorabile, come un colpo di sole.

Hank Cignatta

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