Gonzo Girl: il lato inesplorato del giornalismo Gonzo

Gonzo Girl: il lato inesplorato del giornalismo Gonzo

Immagina di avere ventitré anni, una laurea fresca in tasca, una fame insaziabile di scrittura e ti ritrovi a lavorare fianco a fianco con uno dei più iconici, ingestibili e folli scrittori americani mai esistiti: Hunter S. Thompson. Solo che non puoi chiamarlo così. Perché ufficialmente è Walker Reade. Gonzo Girl, romanzo semi-autobiografico di Cheryl Della Pietra, non è una biografia, né un memoir, né pura fiction. È una botta di adrenalina narrativa, un acido editoriale, un tributo dolceamaro e tossico (nel senso di lisergico) ad un’epoca d’oro e ad un uomo che ha fatto della scrittura un’arma e una rivoluzione.

Dalla realtà alla finzione: il filtro psichedelico di Gonzo Girl

Cheryl Della Pietra è stata davvero l’assistente personale di Thompson negli anni Novanta. Ma invece di sfornare l’ennesimo memoir pieno di “io, io, io” ha scelto la via più interessante: romanzare la sua esperienza. Ne è uscita fuori Alley Russo, protagonista femminile tosta e fragile, schiacciata sotto il peso di un sogno — diventare scrittrice — e la realtà distorta di Reade, un mito vivente che non scrive più una riga da anni ma si crogiola nel caos creativo, tra droghe, armi e urla.

Cheryl Della Pietra, autrice del libro, insieme ad Hunter Thompson

Il romanzo prende vita in Colorado, nella tana del lupo, dove Alley si barcamena tra i doveri di assistente (dettare, sbobinare, sopravvivere) e il bisogno di non farsi risucchiare. Ma inevitabilmente, come in ogni storia Gonzo che si rispetti, il confine tra chi racconta e chi vive si annulla. E Alley inizia a scrivere, rubando spazio al manoscritto del suo idolo e accorgendosi, forse, di essere lei la vera voce da ascoltare.

Il mito di Hunter S. Thompson visto da dentro

La grandezza di Gonzo Girl non sta tanto nella trama (che fila liscia come una linea di coca tirata sulle chiappe di una fotomodella) ma nella sua atmosfera. È un libro che ti sputa addosso sudore, paranoia, deliri e notti insonni. Ti fa sentire il peso del genio che si autodistrugge, che urla ordini a mezzanotte e che non ha più nulla da dire, ma pretende che il mondo stia zitto per ascoltarlo lo stesso.

La copertina del libro

Walker Reade è una maschera teatrale, certo, ma chi conosce Hunter S. Thompson riconosce ogni tic, ogni follia, ogni frase sbiascicata. Ecco perché il libro è molto più di una fiction. È una seduta spiritica letteraria, un atto di amore e accusa, un addio rabbioso ad un’icona troppo grande per essere solo celebrata.

Un buco nero di genialità: scrivere con il maestro accanto

Al centro del romanzo c’è una domanda cruciale: quanto si può resistere vicino a un dio distrutto prima di perdere sé stessi? Cheryl pardon, Alley lo sa bene. L’arte di scrivere sotto dettatura, di farsi carico dei vuoti creativi altrui, diventa qui un’esperienza estrema. Reade non è solo un personaggio: è un parassita e una divinità, uno che ti consuma e ti ispira allo stesso tempo. C’è una scena in cui Alley inizia a scrivere di nascosto, sfruttando le pause del Maestro. Una mossa da codarda o da genio? Da sopravvissuta. E forse è proprio questa la morale di Gonzo Girl: il talento, se lo vuoi davvero, te lo devi strappare da sotto le unghie, anche se sei in mezzo a un delirio di fatto di proiettili e mescalina.

Il padre del giornalismo Gonzo, Hunter S. Thompson

Un caso editoriale… senza traduzione italiana

Ed ecco il colpo di scena che brucia: Gonzo Girl, pubblicato nel 2015, non è ancora disponibile in italiano. Un romanzo che parla di una delle figure più affascinanti e borderline del giornalismo americano, ambientato nel ventre molle del mito, scritto con ritmo, passione e stile… eppure ignorato dal nostro mercato editoriale. Un’assenza inspiegabile, o forse no. Perché in fondo questo libro è un dito medio letterario a tutti i cliché. Non è abbastanza “letterario” per gli intellettuali e troppo “vero” per i fan del gossip. È un libro non interessante dal punto di vista commerciale, che racconta un mondo dove l’arte nasce anche dallo squallore, dalla dipendenza, dalla disperazione. E noi italiani, si sa, con certe verità abbiamo sempre fatto un po’ fatica. E chi lo sa che, un giorno, non possa essere pubblicato sotto il nome del nostro giornale.

Perché leggere adesso Gonzo Girl

Leggere Gonzo Girl oggi significa guardarsi allo specchio e chiedersi cosa resta del giornalismo quando il mito muore. È una storia di formazione, sì, ma è anche una storia di sopravvivenza, di appropriazione della voce, di lotta contro un patriarcato che sa essere tanto carismatico quanto cannibale. In un’epoca dove i contenuti sono filtrati, impacchettati e monetizzati fino all’osso, il caos brutale di questo romanzo è una ventata di caos necessario. Un richiamo a una scrittura che non chiede permesso, che ti prende a schiaffi, che ti vomita addosso tutto il suo disordine. E che, proprio per questo, ti resta incollata addosso.

Conclusione: il giornalismo Gonzo non è morto

Gonzo Girl non è solo un romanzo. È una confessione mascherata, un gesto di liberazione, un testamento senza firma. È la prova che anche le voci ai margini — le assistenti, le ragazze giovani, le apprendiste — hanno storie da raccontare. E a volte, sono più vere di quelle dei maestri. In attesa che qualche editore italiano si svegli dal torpore, il consiglio è chiaro: recuperate Gonzo Girl in lingua originale. Leggetelo con un bicchiere di bourbon in mano, possibilmente con una vecchia macchina da scrivere accanto. E poi iniziate a scrivere anche voi. Prima che il delirio abbia di nuovo la meglio.

Hank Cignatta

Riproduzione riservata ®

Se l'articolo ti è piaciuto condividilo!

Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

Post a Comment

Bad Literature Inc. ©

T. 01118836767

redazione@badliteratureinc.com

redazioneuppercut@yahoo.it

alancomoretto@virgilio.it