
Sudore, Lycra e VHS: l’ossessione aerobica degli anni Ottanta
«Erano le sette del mattino del 1984 quando, confuso tra l’odore di lacca e sudore, mi ritrovai davanti al televisore a tubo catodico, una videocassetta marchiata “Jane Fonda’s Workout” pronta a divorare il videoregistratore come un nastro magnetico infernale. Erano gli anni Ottanta, tempi in cui il corpo era un tempio e l’aerobica la religione dominante.»
Franz lo smilzo, proprietario di un mercatino dell’usato
Il culto della forma fisica: l’avvento dell’aerobica tra culto e isteria
Gli anni Ottanta sono stati il decennio della trasformazione corporea estrema: l’ossessione per la forma fisica era ovunque. L’apparenza non solo contava, dominava. I corpi si agitavano davanti agli schermi domestici, immersi in tute aderenti dai colori fosforescenti, sudando via le insicurezze esistenziali sotto il comando motivazionale di guru del fitness come Jane Fonda, Richard Simmons e Olivia Newton-John.

Era la sacra triade dell’aerobica, ciascuno con i propri seguaci e adepti disposti a soffrire davanti al proprio televisore, pulsando al ritmo di musica sintetizzata e gridolini entusiasti. Non c’era Instagram, ma non ce n’era bisogno: la competizione era con sé stessi e l’autostima veniva misurata in centimetri di lycra e gocce di sudore.
VHS: lo streaming analogico
Quello che oggi è lo streaming in quegli anni gloriosi era rappresentato dalla videocassette (o VHS). Un oggetto sacro, quasi mitologico che passava di mano in mano, di salotto in salotto. Non era raro scorgere madri di famiglia, padri in crisi di mezza età e adolescenti in piena pubertà intenti a danzare convulsamente davanti allo schermo, spinti da quel mantra incessante: “uno, due, tre, quattro!”
La VHS era il Netflix del corpo, l’HBO del sudore, una democratizzazione dello sforzo fisico che invadeva le case senza vergogna. Non si andava più solo in palestra: la palestra arrivava direttamente nel salotto ed era sempre aperta.
L’aerobica tra Sudore glamour e l’ansia da prestazione
“Quello che mi colpiva mentre tentavo disperatamente di tenere il passo con le coreografie infernali” ricorda Franz lo Smilzo, proprietario di un negozio dell’usato vicino casa mia che ho interpellato e le cui VHS non hanno ottenuto con lui l’effetto sperato, “era l’assurdo contrasto tra fatica reale e glamour imposto. Il trucco, i capelli vaporosi, i sorrisi perfetti degli istruttori sembravano sfidare le leggi della fisica e della fisiologia umana. Era come partecipare a una maratona vestiti per andare al nightclub più esclusivo della città.“
Il fitness come simbolo di status sociale
L’aerobica era sudore e sacrificio e anche status sociale. Chi possedeva più cassette, chi seguiva le lezioni più esclusive, era al vertice di una strana gerarchia domestica fatta di status symbol muscolari. La forma fisica era il segno evidente del successo, una dichiarazione pubblica del proprio valore e della propria aderenza agli ideali consumistici del tempo.

La febbre aerobica aveva contagiato anche Hollywood e la politica: Reagan stesso non disdegnava qualche esercizio mattutino, rendendo l’aerobica un fatto nazionale, quasi patriottico.
La fine di un’epoca: nostalgia e ironia contemporanea
Oggi guardiamo a quegli anni con un misto di nostalgia e ironia. Gli anni Ottanta ci hanno insegnato molto sul corpo, sull’ossessione per la perfezione e sulla vanità umana. Quelle videocassette polverose, sopravvissute in qualche scatolone in cantina sono diventate simboli vintage, cimeli ironici (alle volte neanche tanto) di un passato lontano ma indimenticabile. Forse la prossima volta che visiteremo Youtube cercando disperatamente l’ultimo allenamento di tendenza, potremmo sorridere pensando a quei giorni in cui il fitness non era un semplice passatempo, ma una vera e propria rivoluzione domestica, incisa per sempre su nastro magnetico.
Hank Cignatta
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