
The Onion: Quando la Satira È Più Credibile della Realtà
Benvenuti nel Lato B dell’America
E’ sera e sono con la Dani California del momento a casa mia. Sullo schermo del mio televisore intelligente si alternano le scene del film News Movie quando mi è arrivata l’illuminazione: “Devo scrivere di The Onion. Devo entrare nella Cipolla.”

Ovviamente non ho avuto tempo per dare un senso a quel pensiero detto ad alta voce anche alla mia piacevole compagnia, la quale mi guarda con il più grande punto interrogativo della storia dipinto sul volto. Tornando al mio personalissimo pensiero, non voglio quel bulbo aromatico per pelarlo, ma per capirlo. Per strappare quella cipolla dalla sua aura digitale e ficcarmi fisicamente dentro quel mondo storto e geniale dove la realtà è più finta della fiction e la finzione più vera della CNN.

The Onion, la leggendaria rivista satirica americana, è il Vangelo apocrifo della modernità disillusa. Un faro assurdo in mezzo alla palude tossica del giornalismo serio: un incrocio tra Hunter S. Thompson, Andy Kaufman e un algoritmo impazzito.
Le origini di The Onion: Milwaukee, birra e bugie
The Onion è nato a Milwaukee nel 1988, città nota per due cose: la birra e l’alito post-birra. O così mi aveva detto Letty, una ragazza che ho conosciuto ad un concerto e che era riuscita a coronare il suo sogno di visitare gli Stati Uniti prima del compimento dei trent’anni. Lì due studenti universitari, Tim Keck e Christopher Johnson, hanno dato vita a un giornale universitario che inizialmente serviva solo a prendere in giro tutto e tutti. Nessun Dio, nessun Presidente, nessun barista era al sicuro. La leggenda vuole che il nome The Onion derivi dal pasto preferito dei fondatori: panini alla cipolla. Non è poetico, è idiota in senso geniale. E quindi perfetto.

Nella redazione di The Onion: Xanax, sarcasmo e ciambelle
Il tempo è tiranno e i soldi questo mese scarseggiano quindi vedo, per ora, naufragare la possibilità di recarmi di persona a Milwaukee. Grazie ad un meticoloso lavoro di pubbliche relazioni e di sorprendente rispetto ottenuto per via della nostra linea editoriale che segue il giornalismo Gonzo, riesco a conoscere e a parlare via Zoom con un redattore anonimo di The Onion (lo chiameremo Bert, ma in realtà si chiama come un cocktail da brunch). Mi ha mostrato il suo ufficio mentre sul suo viso svettavano occhiaie a forma dello stato del Kentucky e un’espressione da “sto scrivendo un titolo su un piccione con problemi di autostima”.

Mi dice: “Lavorare qui è come fare l’amore con un clown morto. È divertente, è tragico, e nessuno vuole guardare troppo da vicino.” L’ambiente è un delirio metodico. Bacheche piene di ritagli di titoli mai usati. Da dietro la sedia di Bert due mi colpiscono particolarmente: “La Nazione chiede a gran voce una pausa pubblicitaria” e “Dio cambia idea sull’umanità dopo aver visto TikTok”. Ogni pezzo è frutto di una psicosi condivisa che passa prima dalla paranoia e poi dal sarcasmo. È come uno strip-club dell’intelletto: entri per ridere e finisci a riflettere nudo davanti allo specchio.
Satira Post-Postmoderna: Non è solo uno scherzo
Attenzione, però. The Onion non è solo buffoneria. È una lama affilata nascosta dentro un Hot Pocket. È satira seria travestita da meme. Se i comici sono i nuovi filosofi, allora loro sono i profeti psicotici della società iper connessa. Quando Trump annunciò la sua candidatura, The Onion pubblicò: “Candidato della finzione entra nella realtà per distruggerla.”
Preveggenti? No. Solo abbastanza folli da dire la verità prima che accada.

The Onion oggi: la distopia è diventata home page
Nel 2025 la realtà si è evoluta fino a raggiungere il livello di assurdità delle battute di The Onion. Ma loro resistono. Cambiano pelle, come serpenti sempre sul pezzo. Podcast, video, social. Sono ovunque. Ma sempre con lo stesso mantra: “Se ti sembra assurdo, probabilmente è vero.” Il problema è che il mondo gli ha rubato il lavoro. Quando ogni giorno porta il suo carico di notizie che sembrano uno sketch (invasioni aliene simulate dal Pentagono, congressisti che credono che i panda siano robot spia cinesi) cosa resta alla satira?

La risposta è semplice: alzare la posta. Rendere l’assurdo ancora più reale. Oppure, come mi ha detto Bert mentre divorava la sua terza ciambella sulla quale ha versato venti gocce di Xanax: “La realtà si è venduta. Noi ci limitiamo a comprarla in saldo.”
Conclusione: Chi ha paura della Cipolla?
Terminando quella videochiamata, con le tempie che mi pulsavano e la sensazione che il mondo avesse perso il codice sorgente, ho capito una cosa: The Onion è un filtro anti-realtà. Ti obbliga a ridere mentre ti mostra che il re è nudo ed è pure scemo. E mentre gli altri rincorrono la verità per imbalsamarla, loro ci ballano sopra, con stivali da rodeo e una playlist di jazz. The Onion non è una rivista. È un trip. E la cipolla, si sa, più la tagli più ti fa piangere.
Hank Cignatta
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