
Brickleberry, la serie che (s)fotte il politcamente corretto
Le mie dita ingombranti hanno appena finito di muoversi freneticamente sulla tastiera del mio computer e una nuova giornata lavorativa è terminata. Dopo aver fatto la consueta passeggiata serale con la mia cagnona Noël e aver capito cosa riesumare dalla mia asfittica dispensa per mettere insieme la cena, mi lancio malamente a peso morto sul divano (che stranamente resiste al colpo). Il mio telecomando si sposta tra molte proposte fino ad arrivare alla serie animata Brickleberry, consigliatami più volte da diverse persone. Completamente persuaso, mando affanculo il politicamente corretto e vado a dare un senso alla mia serata.
Brickleberry, Un viaggio allucinato nel parco più rincoglionito d’America
Esistono show animati capaci di mandare sonoramente a fare in culo il buon gusto e alzare il dito medio alla moralità e Brickleberry è certamente uno di questi. Anzi, è IL cartone che ha fatto dell’umorismo politicamente scorretto la sua unica ragione di esistere. Se I Simpsons hanno tracciato la strada e South Park è il bambino terribile delle animazioni, Brickleberry è il suo cugino tossicodipendente con problemi di gestione della rabbia. Se iniziate a contare abbastanza capelli bianchi sulla vostra testa forse ricorderete Drawn Together: Brickleberry è il livello successivo.
La Genesi di un Capolavoro della Volgarità
Nato dalla mente contorta di Roger Black e Waco O’Guin, Brickleberry ha fatto il suo debutto sul canale statunitense Comedy Central nel 2012, guadagnandosi rapidamente una reputazione come lo show più offensivo della TV.

La serie segue le vicende di un parco nazionale gestito da un manipolo di guardaparco completamente rincoglioniti, guidati dal direttore Woody, ex ranger razzista, misogino, perennemente ubriaco e con un sacco di turbe psichiche e sessuali. E se ciò non fosse abbastanza per rendere l’idea ad affiancarlo ci sono personaggi che sembrano usciti da un manicomio criminale.

Steve, un patetico fallito narcisista che sogna di essere un eroe; Ethel, una ragazza che, nonostante gravi problemi di alcolismo e ninfomania, che cerca di mantenere un minimo di decenza; Denzel, l’unico guardaparco nero, gerontofilo e costantemente bersagliato da battute razziste e il piccolo orso Malloy, un concentrato di odio e cattiveria in forma di peluche parlante. Esattamente come Stevie de I Griffin , ma più incazzato con il mondo e l’umanità.
L’umorismo di Brickleberry: un pugno nello stomaco del politicamente corretto
Buttate nel cesso le mezze misure e tirate lo sciacquone con tutte le vostre forze: Brickleberry non solo prende di mira ogni minoranza, religione e orientamento sessuale, ma lo fa con un sorriso beffardo e senza alcuna preoccupazione per le reazioni del pubblico. Il razzismo? Presente. Il sessismo? A vagonate. L’umorismo sulla disabilità? Senza freni. Lo show si diverte a calpestare ogni tabù della delicata sensibilità perbenista della società odierna , vomitando battute che in qualsiasi altro contesto avrebbero portato alla cancellazione immediata.
Capite di che cosa stiamo parlando? Un viaggio assurdo nella comicità più dissacrante che vi farà ridere a crepapelle delle cose più assurde. E se siete abbastanza intelligenti lo potrete fare senza provare un briciolo di rimorso. Probabilmente questo articolo farà indignare i finti perbenisti che avranno modo di lanciarsi in una delle loro innumerevoli battaglie su ciò che deve fare ridere e che cosa no ma sinceramente a noi non frega proprio niente.
Satira o semplice cattivo gusto?
C’è una sottile linea tra la satira intelligente e il semplice sfregio al buon senso e Brickleberry danza su quella linea con la grazia di un elefante strafatto di LSD. Alcuni critici lo hanno massacrato definendolo una rozza imitazione di South Park senza alcuna profondità, mentre altri lo hanno osannato per il suo coraggio nel dire tutto quello che non si può dire in TV. Ma diciamolo chiaramente: chiunque guardi Brickleberry cercando un messaggio profondo probabilmente ha sbagliato canale. Questo show non vuole insegnare niente a nessuno. Vuole solo farvi ridere fino alle lacrime con la sua demenzialità estrema.
Episodi indimenticabili: il meglio (e il peggio) di Brickleberry
Ci sono episodi di Brickleberry che andrebbero mostrati nelle scuole di satira e altri che probabilmente finiranno nei tribunali per incitamento all’odio ma che vi faranno venire i crampi ai muscoli facciali dalle risate. Ecco alcuni dei momenti più assurdi:
“Write Em’ Cowboy” (Stagione 3, Episodio 3): Il parco diventa un centro per la “riabilitazione dei gay”, e quello che succede dopo è un tripudio di bestemmie e scorrettezze senza limiti.
“Race Off” (Stagione 3, Episodio 1): Woody scopre di avere antenati afroamericani e impazzisce nel tentativo di dimostrare che non è razzista. Finendo per diventare ancora più razzista.
“My Favorite Bear” (Stagione 2, Episodio 8): Malloy scopre di essere il bersaglio di un club di suprematisti bianchi. Il modo in cui affronta la situazione è uno dei più esilaranti della serie.

La censura e la fine prematura di Brickleberry
Ovviamente, un cartone come Brickleberry non poteva durare a lungo. Dopo tre stagioni, nel 2015, Comedy Central ha deciso di cancellarlo, probabilmente per evitare di essere sepolta da cause legali. Ma la leggenda di Brickleberry non è morta: i suoi creatori hanno dato vita a Paradise PD, una serie che riprende lo stesso stile dissacrante e lo porta a livelli ancora più estremi e che tratteremo molto presto. Se vi è piaciuto Brickleberry, preparatevi a un’overdose di demenzialità con il suo successore spirituale.
Perché Brickleberry continua a essere un cult?
Nonostante la sua cancellazione, Brickleberry ha mantenuto uno zoccolo duro di fan che continuano a riguardarlo e a citarlo nelle discussioni online. Questo perché è uno show che non ha paura di niente e nessuno. In un’epoca in cui la censura soffoca anche la minima battuta fuori posto, Brickleberry rimane un grido di ribellione, un’ode alla scorrettezza più pura e incontaminata.
Se volete ridere senza ritegno, se vi piacciono le battute che fanno accapponare le palle ai moralisti e se siete pronti a mettere da parte il politicamente corretto allora Brickleberry è il cartone che fa per voi. Ma attenzione: una volta entrati nel suo mondo potreste non voler più tornare indietro.
Hank Cignatta
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