
Boney James, il poeta del sassofono
Come spesso mi accade bazzico su Youtube in cerca di contenuti interessanti, in grado di catturare il mio interesse. Il mio amico algoritmo pone alla mia attenzione il video di un brano: mi ritrovo con le cuffie incollate alle orecchie mentre il sax di Boney James mi trascina in un vortice di suoni caldi, sensuali e quasi peccaminosi. È come un sorso di bourbon liscio che scende giù per la gola mentre sei seduto su una Cadillac degli anni Settanta. Ti investe, ti scuote e non ti lascia andare. Non è solo smooth jazz: è un incantesimo.

Boney James, alias James Oppenheim, non è il classico jazzista chiuso in una torre d’avorio a giocare con scale complicate e virtuosismi per pochi eletti. Lui è il poeta del sax, il ladro di anime, un predicatore urbano che usa il suo strumento per raccontare storie di amore, desiderio e viaggi notturni sulla Route 66. E io sono un dannato pellegrino di questa liturgia sonora.
Le origini di un mago del sax
Boney James nasce a Lowell, Massachusetts, nel 1961, ma cresce a Los Angeles, città che forgia la sua identità musicale. Da ragazzo, il jazz non era nemmeno nei suoi pensieri. Il funk e il soul erano la sua religione e la sua bibbia erano gli album degli Earth, Wind & Fire e di Stevie Wonder. Poi a dieci anni il sax lo rapisce per sempre.

Suona in ogni band possibile, dai progetti scolastici fino alle collaborazioni con Morris Day e The Isley Brothers. Ma è negli anni Novanta che il mondo inizia davvero ad accorgersi di lui. Con l’album Trust del 1992, James si fa strada nel regno del smooth jazz, portando però un groove più carnale, più contaminato, più sporco di quanto fosse mai stato sentito prima.
Boney James, Un successo che non si ferma mai
Quando ascolti Boney James senti l’odore delle strade di Los Angeles dopo una pioggia leggera, vedi le luci al neon riflesse nelle pozzanghere e avverti il battito della città sotto le dita. Ha venduto milioni di dischi, ha conquistato quattro nomination ai Grammy e si è aggiudicato il Billboard Contemporary Jazz Artist of the Year per ben due volte. Che vorrà pur dir qualcosa. Ma non è solo una questione di numeri: si tratta delle emozioni che trasmette e della capacità di farti sentire vivo.
Boney James: il sax che non smette di incantare
Boney James non è solo un musicista: è un narratore, un alchimista che trasforma l’aria in emozioni. Con anni di esperienza, il sassofonista ha saputo fondere il jazz tradizionale con influenze moderne, creando un suono inconfondibile. La sua carriera, costellata di successi e collaborazioni memorabili, testimonia una dedizione quasi ossessiva all’arte musicale. Le sue melodie ricche di sfumature e dinamiche raccontano storie di vita vissuta, di notti insonni alla ricerca di raffinati orgasmi e di infiniti momenti di estasi sonora.

La Mia Esperienza: Tra Estasi e Delirio Jazz
In un’epoca in cui la musica rischia spesso di perdersi nella sua stessa commercializzazione, Boney James rappresenta una boccata d’aria fresca, un ritorno all’essenza pura e irripetibile del jazz. La sua arte non è solo una questione di tecnica o perfezione ma una dichiarazione d’amore per la vita e per la libertà di esprimersi senza filtri. Chi prova a chiudere Boney James in una scatola commette un errore marchiano, come spesso accade con la stampa specializzata. Lui attraversa i generi con la grazia di un felino: jazz, R&B, soul, persino hip-hop. Ha collaborato con giganti come Faith Evans, George Benson e Rick Braun, spingendo il suo sound sempre oltre i confini.
Questo viaggio gonzo nel mondo di Boney James mi ha insegnato che il vero potere della musica risiede nella capacità di trasformare l’ordinario in straordinario. Se siete alla ricerca di un’esperienza autentica, lasciatevi sedurre dalle note di questo sassofonista unico e preparatevi a perdervi in un mare di suoni, emozioni e, perché no, un pizzico di follia.
Hank Cignatta
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