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    Il migliore dei mondi è il migliore dei Maccio possibili

    Era il 2004 quando, per il mio compleanno, ho espresso il desiderio di poter avere un televisore da tenere in camera mia. Quella stanza era per me (e come per ogni adolescente) una sorta di casa nella casa, un rifugio sicuro dover poter analizzare il mondo e prepararsi per affrontarlo. Cercai per mesi di mettere da parte i soldi per comprarmi un televisore da mettere sulla parte alta della mia grossa scrivania color verde acqua (un must nei primi degli anni Duemila) facendo mille lavoretti e vendendo ogni cosa che non utilizzavo da più di tre mesi, ma non riuscì a raccogliere abbastanza. Fu così che per il mio compleanno mio zio Sergio mi regalò un Mivar grigio a tubo catodico, abbastanza “portatile” da troneggiare sulla mia scrivania. La sera potevo iniziare a guardare ciò che volevo in televisione, usando le cuffie senza dover disturbare i miei genitori.

    Il vecchio tv Mivar a tubo catodico che troneggiava sulla mia scrivania

    In quel periodo arriva la prima edizione di Mai dire Grande Fratello & Figli della Gialappa’s Band, programma che sarebbe stato in grado di commentare con la vena sarcastica del gruppo comico la nascente passione per il pubblico televisivo nei confronti dei reality show. Tra i diversi momenti comici fa il suo debutto un ragazzo che crea finti trailer cinematografici che si riveleranno delle vere e piccole perle comiche. Il suo nome d’arte è Maccio Capatonda e da allora farà un sacco di strada tra programmi televisivi e film, riuscendo ad esprimere al meglio il suo tipo di comicità geniale e mai banale.

    Nella noia di una sera qualunque di queste feste mi ritrovo dunque a voler fuggire da tutti quei film a tema natalizio nei quali l’unico insegnamento è volersi bene per due merdosissimi giorni all’anno. Finisco su una delle piattaforme di streaming di film e serie tv che ho a disposizione: una volta catapultato sulla bacheca di Amazon Prime Video incuriosito schiaccio play sull’ultimo film di Maccio intitolato Il migliore dei mondi. La pellicola narra delle gesta di Ennio Storti (Maccio Capatonda), un esperto di informatica che gestisce un piccolo negozio di elettronica insieme al fratello Alfredo (interpretato da Pietro Sermonti). La vita di Ennio è abbastanza piatta, dettata dalla solita routine di cose che esegue ogni giorno allo stesso modo accompagnato da tutta quella tecnologia che oggi giorno oramai diamo per scontata: assistenti vocali per la gestione della casa, sensori di parcheggio nell’automobile e l’onnipresenza dello smartphone.

    La locandina del film

    La vita di Ennio procede senza particolari emozioni fino a quando nel suo negozio non arriva Viola, una ragazza che fa parte di una comunità che vuole vivere riducendo l’impatto della tecnologia sulla vita di tutti i giorni, la quale gli chiede di riparare un vecchio modem degli anni Novanta. Nel tentativo di riparare l’apparecchio viene catapultato in una realtà dove il progresso tecnologico è stato bandito in seguito al Millenium Bug e dove la tecnologia è ferma a quella degli anni Novanta. Ennio fa inizialmente molta fatica a comprendere di essere finito in un universo parallelo assai più analogico rispetto al suo ma piano piano comprende come effettivamente la tecnologia massiva che scandisce il ritmo delle sue giornate non sia in realtà nient’altro che qualcosa di effimero. Da questo momento in poi inizia un viaggio di introspezione di Ennio che lo porta a ritornare nel suo mondo con una consapevolezza completamente diversa della sua vita e di tutto ciò in cui credeva.

    Ennio Storti (Maccio Capatonda) tiene in mano il router che lo catapulterà in un universo parallelo assai più analogico del mondo in cui è abituato a vivere

    Il migliore dei mondi è uno dei film attualmente più riusciti di Maccio, capace di muovere una critica di eccezionale intelligenza su quanto la tecnologia abbia un impatto assai invasivo nelle nostre vite. La domanda che il personaggio di Alfredo rivolge ad Ennio e in senso più ampio anche agli spettatori (come si fa oggi a fare la rivoluzione?) crea decisamente molto rumore. Viviamo in tempi in cui la società odierna vuole essere emancipata sotto molteplici aspetti ma crea solamente raffazzonate tempeste in mezzo bicchiere d’acqua, senza essere realmente costruttiva. Tutte le emopzioni umane sono demandate ad un algoritmo che preconfeziona tutto per noi: gli incontri, la pornografia, i pensieri e tutto ciò che ci permette di evitare di essere dei freddi automi. E in tempi in cui i social dettano sul serio il ritmo delle esistenze di molte persone a ritmo di condivisioni e di likes, un film come questo deve far riflettere su come corriamo seriamente il rischio che l’intelligenza artificiale sia decisamente più astuta di quella umana.

    Hank Cignatta

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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