Jukeboxe all’idrogeno, in memoria di Richard Benson
“Un uomo va dal dottore, gli dice che è depresso, che la vita gli sembra dura e crudele, gli dice che si sente solo in un mondo minaccioso. Il dottore dice: «La cura è semplice, il grande clown, Pagliacci, è in città! Lo vada a vedere, la dovrebbe tirar su!». L’uomo scoppia in lacrime: «Ma dottore, Pagliacci sono io!». Buona questa. Tutti ridono. Rullo di tamburi. Sipario“. Questa barzelletta ormai famosa, che il mondo cinematografico e televisivo ha declinato in tutte le sue forme, potrebbe essere il riassunto di ciò che Richard Benson (o il suo personaggio) ha rappresentato per l’italico volgo.
Richard Philip John Henry Benson, nato a Woking in Inghilterra, era figlio dell’agente pubblicitario Robert Benson che, come dice Wikipedia, fu testimonial della Gillette negli anni Sessanta. Dopo un iniziale parentesi a Milano, in tenera età Richard si trasferì a Roma dove visse con la famiglia. Quando riuscì ad ottenere il successo che lo impose all’attenzione mediatica nazionale nacque la tesi da parte di alcune persone che Richard Benson altro non era che un nome d’arte, l’inglesismo di un ben più italianissimo Riccardo Benzoni. Per anni Benson si incazzò non poco al riguardo, dimostrando il contrario per mezzo dell’attestato di nascita che ne ha attestato i britannici natali.
Il giovane Benson ha modo di entrare in contatto con il fermento artistico della capitale che aveva nel locale del Piper il suo tempio: qui ha modo di aprire, con la sua band Richard Benson e Gli Atomi, i concerti di artisti del calibro di Patty Pravo, Nomadi ed Equipe 84. Agli inizi degli anni Settanta milita nel gruppo Buon Vecchio Charlie con il quale pubblicò l’unico ed omonimo album: la band e il disco diventeranno uno dei migliori esempi di rock progressivo italiano, che non ha nulla da invidiare ad artisti e dischi di band che hanno inciso una tacca permanente nella storia di questo sottogenere musicale. Nel 1972, anno in cui il gruppo di sciolse, molti dei suoi componenti presero parte ad altre band mentre Benson proseguì nella sua carriera solista. Prese parte alle due edizioni del Festival Rock di Villa Pamphili, dove si alternò con le grandi star rock nazionali ed internazionali del periodo quali Banco Del Mutuo Soccorso, Osanna, Stradaperta, Van Der Graaf Generator e Soft Machine.
Benson stava cavalcando l’onda artistica del periodo, alternando impegni musicali a quelli radiofonici ed editoriali: in quel periodo infatti entrò a far parte della redazione del programma radiofonico Per Voi Giovani, appuntamento musicale ideato da Renzo Arbore che fece scoprire il rock ai ragazzi italiani, dove curava uno spazio denominato Novità 33 Giri nel quale presentava le ultime uscite musicali e mettendo anche in onda gruppi che venivano scartati dai circuiti tradizionali di messa in onda. Molto apprezzate diventarono anche le sue recensioni musicali sulla leggendaria rivista musicale italiana Ciao 2001.
A partire dal 1979 inizia la sua presenza televisiva, con la conduzione di programmi a carattere musicale in alcune emittenti televisive private laziali fino agli anni Novanta, dove ebbe modo di condurre su Radio Rock (storica emittente radiofonica romana) un appuntamento in sei puntate sulla storia della chitarra e sui vari stili di esecuzione. Nel 1992 prese anche parte ad un cameo nel film di Carlo Verdone Maledetto il giorno che t’ho incontrato, dove nei panni di sé stesso dialoga con il personaggio di Verdone riguardo Jimi Hendrix e la sua eredità artistica e musicale.
La carriera di Benson sembrava andare veloce tanto quanto il suo modo di suonare la chitarra, fino a quando nel 2000 non fu vittima di un incidente avvenuto sul Ponte Sisto a Roma: fu protagonista di una caduta dove rimediò la frattura di una gamba, che lo costrinse ad una lunga e delicata riabilitazione. Ci sono state diverse versioni circa le reali motivazioni di tale incidente (ufficialmente mai chiarite e rimaste sempre celate dietro ad un certo alone di mistero), che hanno visto il diretto interessato anche a dichiarare di essere stato aggredito da alcuni individui incappucciati che lo hanno spinto giù dal ponte. Stando ad una differente versione non ufficiale Benson vagava nei pressi di Ponte Sisto in preda agli effetti di alcune droghe o psicofarmaci (antefatto che differisce da chi racconta tale aneddoto) e non era in grado di percepire la realtà che lo circondava fino a finire di sotto. Versioni vere o meno, una volta completamente ristabilitosi dall’incidente, Benson ricompare in un noto locale rock della capitale, dove prese parte ad un concerto acustico. Qui hanno inizio le sue ormai leggendarie esibizioni, nel corso del quale finì per essere vittime del lancio di un oggetto che lo colpì al viso, costringendolo a scendere dal palco. Da allora si è esibito in una gabbia protetta da una rete, come avvenuto nella celebre scena del concerto nel locale country nel film Blues Brothers, che però non gli ha impedito di essere protetto dal lancio degli oggetti. Cavalcando quell’onda caciarona, prendendo parte a queste trasmissioni televisive dove metteva in scena un personaggio che urlava, si incazzava e sparava a zero su tutto e tutti, era nato il Richard Benson che tutti bene o male oggi conoscono o hanno avuto modo di conoscere diventando un personaggio leggendario del panorama musicale romano e poi in modo molto minore anche in quello nazionale.
Oggi, nel giorno del suo funerale persone comuni, volti noti dello spettacolo e blasonate testate giornalistiche nazionali non lesinano sperticate lodi nei confronti di un personaggio atipico, famoso ai più per i video in cui sbrocca come un pazzo o dove viene bersagliato di insulti e di lancio di oggetti nel corso dei suoi concerti (ormai leggendario è il suo grido “un polloo!” in risposta al lancio di un volatile, non si sa se crudo o cotto, nei suoi confronti). Richard Benson è diventato un personaggio trash prima che il trash diventasse una tragicomica forma di intrattenimento, prima che i fenomeni da baraccone del nuovo millennio trovassero la loro naturale collocazione su alcuni canali Youtube o nelle condivisioni virali dei social network.
Quando si parla di Richard Benson bisogna ricordare una persona dalla grande cultura musicale, capace di essere uno dei più importanti protagonisti di quel cambiamento culturale e musicale in questo Paese di bacchettoni e poveri mentecatti quale è l’Italia. Benson era uno che ha compreso che fare lo scemo per non andare in guerra era decisamente molto più redditizio che prendere parte a quella stessa guerra culturale che, con il senno di poi, non avrebbe portato a nulla. E’ sempre stato considerato come il coglione da chiamare come ospite in qualche trasmissione dove lo si faceva incazzare fino all’inverosimile, anziché chiedergli di parlare su tutte le cose fantastiche a cui ha preso parte. Solo negli ultimi tempi ha incominciato ad essere protagonista di una sorta di riscoperta eccessivamente tardiva. Arrivederci quindi Richard Benson nell’altra dimensione, dove sicuramente la musica e i drink sono decisamente di un altro livello.
Hank Cignatta
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