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    I Guerrieri della Notte, storia di un film cult senza tempo

    Ho avuto modo di vedere I Guerrieri della Notte per la prima volta a tredici anni, in un periodo della vita dove determinate scoperte piantano un seme nell’animo che, nel corso degli anni, è in grado di germogliare in tutto il suo duraturo fascino dirompente. Me lo fece scoprire mio padre, profondo conoscitore della cultura degli anni Settanta in ogni sua forma creativa, il quale mi regalò la videocassetta sulla quale era disegnata l’iconica locandina che ha fatto storia tanto quanto questa pellicola cult.

    L’iconica locandina della versione VHS de I Guerrieri Della Notte

    Il film ha inizio con una grande adunata di tutte le bande giovanili che controllano i quartieri di New York all’interno di un parco del Bronx ed indetta da Cyrus, capo dei Riffs, la banda più organizzata e grande della città. Cyrus è un leader carismatico, il quale predica la tregua tra le gang affinché mettano da parte l’odio reciproco per far fronte alla battaglia comune di controllare tutta la Grande Mela creando un grande esercito di strada che la polizia (o gli “elmetti”, come vengono chiamati) non potrebbe arginare in quanto sarebbe in numero di forze decisamente inferiore. La magia delle parole di Cyrus viene interrotto dal rumore di uno sparo che centra il capo dei Riffs dritto al cuore. L’autore dell’assassinio è Luther, capo dei Rouge, il quale addossa la responsabilità dell’accaduto ai Guerrieri. Da qui per i Warriors ha inizio una vera e propria odissea che li porterà a scappare verso Coney Island per tutta la città, cercando di sfuggire dalla furia vendicativa delle altre gang convinte della loro colpevolezza. Ogni elemento è un dannatissimo pezzo di storia del cinema: la colonna sonora composta da Barry De Vorzon, le varie gang che cercano di mettere in scacco i Guerrieri ( menzione speciale meritano i Baseball Furies, le Lizzies, i Rouges, gli Orfani e i Punks), il personaggio della dj Dolly Bomba che via radio aggiorna le gang della città sulla sorte dei Warriors. Tutto viene incastrato alla perfezione all’interno di una narrazione filmica capace di inchiodare letteralmente lo spettatore allo schermo.

    Altro grande elemento di grande importanza sono i Warriors stessi i quali eccellono in caratteristiche diverse tra loro che, messe insieme, ne fanno una delle gang più complete nonché toste di tutta la storia. E per descrivere ogni dettaglio del film sicuramente non basta un semplice articolo del povero stronzo che vi sta scrivendo.

    L’attore David Patrick Kelly interpreta Luther, capo dei Roguesand, qui impegnato dell’iconica scena che recita “Guerrieri, giochiamo a fare la guerra?”

    Inutile anche dire l’enorme impatto che questo film ha avuto nell’immaginario collettivo, dove viene citato in ogni maniera immaginabile in tantissimi media. Compresa la straordinaria versione videoludica realizzata dalla Rockstar nel 2005, che ha avuto il grande merito di tramandare la leggenda di questa immortale pellicola anche alle nuove generazioni.

    I Guerrieri della Notte è anche una feroce critica alla società dell’epoca, la quale non dava certezza a giovani provenienti da quartieri dove la delinquenza era l’unica via per sopravvivere in un ambiente dove l’unica regola era mors tua, vita mea. Ciò lo si può notare anche nella scena dove il capo dei Warriors, Swan (subentrato al comando della gang in seguito alla scomparsa del “capoguerra” Cleon durante i tafferugli del raduno nel Bronx) e Marcy (ex donna del capo degli Orfani) sono in metro quando salgono a bordo due coppiette felici appena uscite da una serata in discoteca. La macchina da presa si sofferma sulle differenze tra quei due mondi che sono l’uno l’antitesi dell’altro. O sul finale, in questa scena, la cui battuta rimane la mia preferita ogni qual volta ritorno a Nevrotc Town. Nel 2015 c’è stata anche una reunion con i membri rimanenti del cast del film E se fuori il tempo non ha ancora deciso se far splendere il sole o far detonare l’ennesimo temporale, non c’è occasione migliore di questa per riscoprire un cult senza tempo.

    Hank Cignatta

    © Riproduzione riservata

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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