
Il blues secondo Jeff Healey
Una chitarra sulle ginocchia e il mondo ai suoi piedi
Ho visto gente suonare la chitarra con i denti, con le bottiglie di birra, con le ginocchia e persino con l’anima ma Jeff Healey no: lui la teneva piatta sulle gambe, come fosse una tavola Ouija per evocare il blues dall’aldilà. Nato cieco per un tumore agli occhi, il ragazzo non aveva bisogno di guardare il mondo: lo sentiva vibrare nelle corde e lo restituiva con assoli che ti entrano nelle ossa come coltellate elettriche.

La prima volta che l’ho ascoltato stavo guardando Roadhouse quando all’improvviso una nota lunga e maledetta ha tagliato l’aria. Ero convinto fosse la sirena dell’apocalisse. No, era Jeff Healey, il canadese cieco che vedeva più a fondo di chiunque altro.
Jeff Healey e Il blues come arma di distruzione
Non stiamo parlando di un virtuoso da manuale: Healey era un guerrigliero sonoro. Attaccava la chitarra come si attacca un avversario in rissa: diretto, senza regole, con dita che correvano sul manico come se fossero possedute dal diavolo del Delta. Era il tipo di blues che non ti consola: ti sbatte in faccia la verità, ti prende a pugni nello stomaco e poi ti lascia a ridere isterico mentre sanguini.
Quando fece un cameo nel film Road House con Patrick Swayze i produttori pensavano fosse la comparsa perfetta da bar sporco. Non avevano capito che quel cieco canadese stava rubando la scena a tutti, persino ai calci volanti di Swayze.
La maledizione e il miracolo di Jeff Healey
Jeff non ha mai giocato sul pietismo. Non era “il chitarrista cieco”, era il tizio che ti faceva inginocchiare davanti alla chitarra. Eppure la sua vita sembrava scritta da un sadico: tumori, operazioni, la malattia che continuava a rincorrerlo fino a portarselo via a soli quarantuno anni. Troppo presto ma il blues non fa sconti a nessuno: né a chi lo suona, né a chi lo ascolta.

Lo vidi una volta in un concerto trasmesso su Mtv anni fa. Healey stava piegato sulla sua Fender come un prete al confessionale e la gente sotto il palco urlava, piangeva e rideva. In quel momento capii che non suonava per diventare leggenda. Suonava per sopravvivere e ogni nota era un pezzo di carne che lasciava sulla scena.
L’eredità che brucia ancora
Oggi, in un mondo dove i chitarristi si moltiplicano su YouTube come conigli in calore, Jeff Healey rimane una voce che non puoi imitare. Puoi copiare i suoi riff, studiare i suoi dischi, ma non puoi rubargli l’anima. Perché quella non era in vendita, non lo è mai stata. Il suo blues non era nostalgia, era una bomba a orologeria. Ogni volta che metto su See the Light, sento l’eco di un uomo che ha trasformato la cecità in visione e la malattia in furia elettrica. Jeff Healey non vedeva il mondo. Ma il mondo, porca puttana, non potrà mai dimenticarlo.
Hank Cignatta
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