
Il blindato dell’amore, un buddy movie che funziona
Atto I – La notte in cui ho seguito un blindato
Il caldo scioglie anche il mio ultimo mezzo neurone mentre vago alla ricerca di qualcosa che possa dettare il ritmo dell’intrattenimento della mia serata. Il ventilatore è la fresca divinità pagana di questa rovente estate 2025 mentre vago tra i vari titoli a disposizione su Prime Video. Mi colpisce il nuovo film con Eddie Murphy il cui titolo in italiano — Il blindato dell’amore — sembra una barzelletta privata tra distributori e copywriter, ma è ufficiale: è la localizzazione di The Pickup, commedia d’azione diretta da Tim Story, 94 minuti netti, prodotta (anche) dal signor Eddie Murphy in persona. Eddie non solo c’è: guida il camion, il tono e un pezzo della nostra memoria pop. Con lui, Pete Davidson, Keke Palmer ed Eva Longoria.

L’odore dell’asfalto e dei popcorn bruciati
La trama è la seguente: Eddie Murphy è Russell, guardia giurata stanca, faccia da boxer sopravvissuto a troppi round con la vita. Accanto a lui l’attore Pete Davidson — che interpreta Travis — un nerd che parla come se avesse fumato un’intera tavola periodica. Il blindato è la loro gabbia, la loro bara semovente. Poi arriva Keke Palmer: bella, cattiva, magnetica. Lei non vuole i soldi. Vuole l’effetto domino. E qui il film ingrana la marcia: rapine, imboscate, strade di Atlanta che sembrano girate con il sangue ancora fresco sull’asfalto (e non è solo cinema: durante le riprese c’è stato un incidente vero, gente della troupe finita in ospedale. Questa pellicola puzza di ferro e lamiera già nei titoli di testa).

Eddie Murphy, l’ultimo sciamano del sarcasmo
Eddie non recita, Eddie respira sarcasmo. Ogni sua pausa vale più delle battute scritte. Non ha bisogno di gridare: ti guarda, alza un sopracciglio e già sai che ti ha messo in mutande. Lui è il blindato: solido, vecchio, lento, ma inarrestabile. È l’uomo che ci ricorda che la commedia non è nei dialoghi, ma negli occhi.

Davidson, Palmer e il caos
Davidson è un animale da bar di periferia catapultato dentro un film da 100 milioni. O funziona, o ti devasta i timpani: non c’è via di mezzo. Keke Palmer invece è la scarica elettrica: ogni scena in cui appare cambia il voltaggio. È la vera rapina, quella del tempo e dell’attenzione. Lei ruba il film, Murphy lo difende, Davidson lo incendia. E noi, spettatori, restiamo lì come ostaggi con il telecomando in mano.

Il ritmo: 94 minuti come una rissa al neon
Per fortuna Tim Story (regista) non ha inflitto agli spettatori due ore e mezza di riempitivi Marvel. Qui il film corre come un pitbull con un peperoncino nel culo: rapido, rumoroso, sgraziato, ma mai noioso. Non c’è profondità, non ci sono parabole esistenziali. Solo ferraglia, battute, adrenalina, e l’eco lontana di un’America che cerca di ricordarsi come si ride in mezzo alla paura.
La critica rompe, ma il pubblico apprezza
I critici hanno massacrato Il Blindato dell’Amore: “script generico”, “sprecato il cast”, “azione piatta”. Ma bisogna essere onesti: chi cazzo guarda Eddie Murphy aspettandosi Čechov? Questo film è un panino unto del porcaro alle tre del mattino: non ti salva la vita, ma ti salva lo stomaco.

Il Blindato è dentro di noi
Guardare questo film è come salire davvero su un portavalori: sei intrappolato, circondato da soldi che non toccherai mai e l’unica via d’uscita è riderne. E mentre le gomme stridono e la città lampeggia dietro i vetri blindati ti accorgi che sì, forse Il Blindato dell’Amore non sarà il miglior film di Murphy, ma è quello che ci meritiamo in questa giungla streaming del 2025.

Verdetto gonzo
Se cercate filosofia, guardate un altra pellicola. Se volete un film capace di entrarvi in vena come una Red Bull, che puzza di metallo e ironia bruciata, allora fatevi legare al sedile passeggero e partite con Eddie. Il Blindato dell’Amore è sporco, rumoroso, sbilenco. Ma è vivo. E in un mondo di contenuti sterili e sterilizzati, questo basta.
Hank Cignatta
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