Fumo moderno: dentro la nebbia del tabacco riscaldato

Fumo moderno: dentro la nebbia del tabacco riscaldato

La Dani California del momento estrae dalla sua borsetta un aggeggio dal quale spunta un filtro bianco. Non vibra, chiaramente. Preme un tasto e poco dopo ne esce una nuvola bianca che sa di cane bagnato, un odore ibrido che non riesco a definire se non così. Il viso della ragazza è appagato, come se avesse dato una boccata piena da una Marlboro bionda. La guardo ed osservo quello strano nuovo oggetto di culto tra i tabagisti moderni mentre contemplo il mio Toscano ardere in tutto il suo aromatico splendore. Poi, ad un tratto, la curiosità m’assale.

Introduzione: Il tabacco riscaldato, Benvenuti nella nuova era del fumo

C’era una volta la sigaretta. Il rito, il bruciore in gola, il filtro giallognolo come biglietto da visita dell’anima. Poi sono arrivati gli svapatori, i cloud chaser, le fragranze alla vaniglia guatemalteca e le batterie al litio dalla durata infinita. Ora è il turno dei prodotti a tabacco riscaldato , roba che promette il fumo senza la fiamma, la nicotina senza la combustione, la dipendenza senza il peccato.

Alcuni dispositivi di tabacco riscaldato presenti sul mercato

Capitolo I: Cos’è il tabacco riscaldato?

Non è una sigaretta. Non è una e-cig (o sigaretta elettronica). È un bastoncino di tabacco trattato come un filetto gourmet (macinato, pressato, trattato chimicamente ) per poi essere infilato in un marchingegno futuristico (tipo IQOS, glo, Ploom…) che lo riscalda a circa 350°C. Non lo brucia. Lo cuoce.

Immagine che spiega la differenza tra una sigaretta e alternative senza fumo

Lo vendono come la soluzione del secolo. Zero fumo passivo, meno sostanze nocive, più eleganza. “Heat not burn” è il mantra. Ma la sensazione? È come succhiare il tubo di scarico di una Smart ibrida: tiepido, sintetico, ma maledettamente efficace. Provateci e capirete il paragone.

Capitolo II: L’Italia fuma hi-tech con il tabacco riscaldato

Mi sono piazzato davanti a un tabacchino in zona centro a Nevrotic Town (o Torino, se siete tabagisti veri). Ho contato le IQOS in uscita. Una ogni cinque minuti. “Una moda? No, è marketing”, mi dice Marco, 42 anni, ex fumatore convertito. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, oltre 2,5 milioni di italiani usano regolarmente prodotti a tabacco riscaldato. Dal 2019 al 2024 il mercato è esploso: +400%. Philip Morris e British American Tobacco si sono spartiti il bottino a colpi di gadget, sconti, eventi in stile Coachella con influencer che fingono di inalare senza tossire.

E lo Stato? Incassa. La tassazione è inferiore rispetto alle bionde classiche, ma c’è margine. Secondo un report dell’Agenzia delle Dogane, i ricavi statali nel 2024 superano i 500 milioni di euro. La salute pubblica? In secondo piano, come sempre.

Capitolo III: Il test sul campo

Chiedo in prestito alla Dani California del momento la sua IQOS per tre giorni.

Giorno 1: sensazione plastificata, leggero mal di testa, sete inspiegabile.
Giorno 2: mi sveglio con la consapevolezza che è lì e che la sto testando. Eccola, la nicotina fa il suo mestiere. Ma manca la pienezza della bionda. È come guardare un porno senza audio.
Giorno 3: tossisco. Sì, tossisco lo stesso. Un colpo secco, sterile. Niente di nuovo sotto il sole. La novità non attecchisce e i miei sigari mi guardano ammalianti dall’humidor. Me ne accendo uno e restituisco l’apparecchio alla legittima proprietaria.

L’IQOS del mio esperimento

Capitolo IV: È davvero più sicuro?

I produttori, ovviamente, dicono di sì. Citano studi interni, dati ridotti su IPA, benzene, monossido. Ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità non è d’accordo: “meno dannoso” non significa “sicuro” e i rischi a lungo termine sono ancora misteriosi. Una matrioska di incognite. Parlo con un tossicologo sotto anonimato:

“I dispositivi riscaldati generano aerosol con sostanze citotossiche. Non sono aria fresca. Smettere è sempre l’opzione migliore. Ma per chi non riesce, forse… è il male minore.”

Il male minore. Bella etichetta da mettere su un pacchetto.

Capitolo V: Guerra fredda del fumo con il tabacco riscaldato

La lobby del tabacco ha cambiato pelle. Non più cowboy maledetti ma startupper in giacca slim. Hanno capito che la fiamma era spacciata. Così hanno digitalizzato la nicotina. E il consumatore? Diviso. Alcuni gridano al miracolo. Altri parlano di truffa ben confezionata. Intanto le multinazionali comprano startup biotech e finanziano ricerche “indipendenti”. La guerra del futuro è invisibile, inodore (quasi), e ti entra nei polmoni senza che tu te ne accorga.

Conclusione: l’inganno della scelta

Alla fine del mio viaggio, sono tornato alla mia vecchia amica: la Camel gialla. Tossica, brutale, onesta. Almeno lei non finge. Il tabacco riscaldato è una sirena moderna: ti promette salvezza, ti offre comodità, ma ti tiene legato alla roccia. È il capitalismo che si fa vaporizzatore. Un compromesso igienizzato. Una scorciatoia verso l’abisso della dipendenza a bassa intensità. Chi lo sceglie non è stupido. È solo stanco. Vuole smettere, ma non del tutto. Vuole meno colpa, ma ancora il premio. E in questo, il tabacco riscaldato è perfetto: una dipendenza travestita da progresso.

Hank Cignatta

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