
Dal Giappone con Dolore: I Film Guinea Pig
Introduzione: Il Giorno in cui ho premuto il tasto Play
Mi trovavo seduto su un divano sfondato, in una cucina che odorava di sigarette spente e umidità repressa, quando un amico mi porse una chiavetta USB con uno sguardo che era metà sfida e metà avvertimento. “Guardalo solo se hai stomaco. E so che ne hai” disse. Non era uno di quei consigli tipo “non leggere i messaggi della tua ex alle 3 del mattino”. Qui si parlava di Guinea Pig, la famigerata serie giapponese di film splatter che negli anni Ottanta ha traumatizzato l’intera sottocultura VHS e acceso roghi morali nelle menti dei benpensanti. Ero entrato nel regno proibito del cinema estremo e non c’era via d’uscita. E la cosa, in quel momento, non mi turbava affatto.

Cosa cazzo è Guinea Pig?
Non parliamo di un film. Parliamo di un’esperienza. Un esperimento. Un atto terroristico visivo. La serie Guinea Pig è composta da sette cortometraggi (più o meno) girati in Giappone tra il 1985 e il 1992, pensati non tanto per intrattenere quanto per testare i limiti della decenza umana. È come se i registi (e in particolare Hideshi Hino e Satoru Ogura) avessero preso il cinema, inteso come una lama arrugginita e l’avessero premuta sulla carne della società.

Il primo, Devil’s Experiment, è una sequenza pseudo-documentaristica di torture inflitte a una donna anonima. Il secondo, Flower of Flesh and Blood, è quello che (dice una leggenda metropolitana mai sfatata o confermata) abbia ingannato l’attore americano Charlie Sheen, convincendolo che fosse un vero snuff movie. E se anche un uomo che ha sniffato cocaina da una katana può essere scioccato, capisci che qui siamo in territori oscuri.

Il Giornalista Gonzo e il Cinema Estremo: Una Storia d’Amore Malata
Io non guardo film horror. Non perché mi facciano paura, ma perché è un genere che, fatta qualche rarissima eccezione, non mi attira. Ma Guinea Pig è un’altra cosa. Non è horror: è un assalto alla tua psiche. Guardarlo non è stata esattamente una passeggiata di salute ma nonostante tutto sono riuscito a sopravvivere all’esperienza senza dover sentirmi male. La cosa peggiore, se così si può definire, è che non riuscivo a smettere di guardare. Evidentemente, oltre a diversi neuroni, mi manca anche qualche recettore della repulsione nei confronti di contenuti di questo tipo.

I film Guinea Pig e La Trappola della Realismo Estremo
Il motivo per cui Guinea Pig ha fatto impazzire mezza Internet pre era YouTube è che sembra maledettamente reale. Gli effetti speciali (se così possiamo chiamarli) sono artigianali, sporchi, pratici. Le budella non sono vere. Ma potresti giurarci. Il sangue finto ma ne senti l’odore. Non c’è musica. Non c’è trama. Solo dolore, morte e decomposizione. E la totale assenza di moralità narrativa. Nessun karma. Nessuna giustizia. Solo il sadismo sterile del carnefice.
La Filosofia Dietro la Carne: Nichilismo su Pellicola
Il Giappone post-atomico ha prodotto alcune delle cose più bizzarre e assurde mai viste nel mondo dell’arte. Manga, anime, pornografia tentacolare (detta Futanari) , performance art con pesci morti e molto altro. Guinea Pig si inserisce perfettamente in questo ecosistema. È una reazione. Una denuncia. Un rutto cosmico lanciato in faccia all’occidentalizzazione, alla società del lavoro e dell’iperlavoro. Ma è anche una trappola per chi cerca significati dove c’è solo vuoto. Guardare Guinea Pig aspettandosi un messaggio è come cercare Dio in un barile di acido. Inutile e deludente.

Il Culto Nascosto: Chi Guarda Guinea Pig?
Ci sono interi forum in Rete dedicati alla serie. Gente che colleziona le VHS originali come se fossero frammenti del Santo Graal. Proiezioni clandestine, club del cinema borderline, tatuaggi ispirati ai frame più raccapriccianti. E poi ci sono quelli come me: guardoni occasionali che inciampano nell’abisso, ridono nervosamente e poi cercano su Google se il tutto è tutto legale. Ma Guinea Pig non è per tutti. Anzi, non dovrebbe essere per nessuno, se proprio dobbiamo essere oggettivi. Eppure eccoci qui, a parlarne nel 2025, mentre TikTok ci serve coreane che ballano e OnlyFans ci convince che siamo amati. La verità è che un pezzo della nostra anima vuole ancora essere sconvolto.
Conclusione: L’Umano, il Mostro, lo Schermo
Quando ho finito di guardare Guinea Pig non sono rimasto traumatizzato. O almeno non di più nell’apprendere le notizie che quotidianamente provengono dallo strano e scassato mondo che ci circonda. Eppure, nei giorni seguenti, ci ho pensato più di quanto avrei voluto. È questo il potere oscuro della serie. Ti fa male e poi ti lascia lì. Non offre catarsi. Ti usa e ti butta. Come fanno i peggiori amanti. E forse è proprio questo il punto: Guinea Pig è pornografia dell’abisso. È cinema che non vuole essere capito, ma subìto. È l’urlo muto di una generazione che non ha più sogni, ma solo impulsi.
Hank Cignatta
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