Gonzify Yourself!

Iscriviti alla nostra newsletter per rimanere aggiornato/a sul mondo del giornalismo Gonzo!

    Bad Literature Inc

    Otto sotto un tetto: lessico famigliare televisivo anni Novanta

    Quando ero piccolo nel salotto di casa dei miei genitori c’era un grande televisore grigio. Era a tubo catodico ed era veramente ingombrante e pesante rispetto agli schermi piatti in uso oggigiorno. Mi ricordo che ogni tanto mi domandavo, con la mia ingenuità di bambino che già presentava dei palesi disturbi mentali, come fosse riuscita ad entrare in casa e chi fosse così forte da trasportarla. Quando non ero impegnato a giocare a calcio ai giardini o a tentare di fare il salto più alto possibile con la mountain bike che mi aveva regalato la mia famiglia quella grande televisione grigia era la mia finestra sul quel mondo che la mia curiosità di bambino non poteva raggiungere se non con gli occhi. Erano i primi anni Novanta e la tv mandava in onda alcuni telefilm (prima che diventassero serie tv) che avrebbero lasciato il segno in una generazione: Hercules, Xena, Bayside School, Beverly Hills 90210, Baywatch, Dawson’s Creek e Willy il principe di Bel Air sono solo alcuni dei titoli che allietavano le giornate dei cosiddetti millenials.

    In questo elenco non è di certo da meno Otto sotto un tetto, telefilm che consta di nove stagioni e che segue le vicende dei Winslow, famiglia afroamericana della media borghesia statunitense. Il capofamiglia è Carl, ufficiale di polizia che nel corso della serie farà carriera fino a raggiungere il grado di capitano. Vive insieme all’inseparabile moglie Harriet e insieme ai figli Edward (detto Eddy), Laura e Judith. Sotto lo stesso tetto vi sono anche Estelle, la vulcanica madre di Carl, la cognata Rachel e suo figlio Ritchie. Questi ultimi si sono trasferiti a casa Winslow in seguito alla prematura scomparsa del marito di Rachel, la quale grazie all’amore della sua famiglia riuscirà a crescere il più piccolo della casa. E come se non bastasse a fare da elemento di disturbo arriva Steve Urkel, vicino ingombrante ed invadente dei Winslow, che non perde mai occasione per manifestare (non ricambiato) il suo amore nei confronti di Laura e di dimostrare di essere il numero uno quando bisogna mettersi nei guai.

    La sigla dello show

    Otto sotto un tetto (Family Matters nel suo titolo originale) inizia nel 1989 e diventa uno dei successi televisivi degli anni Novanta fino al 1998, anno della sua nona ed ultima stagione. Dalla prima all’ottava stagione la serie è stata trasmessa dall’emittente statunitense ABC ed era inserita all’interno del segmento TGIF (Thank God Is Friday, tradotto grazie a dio è venerdì), appuntamento che il venerdì prevedeva la messa in onda di Family Matters e altri telefilm previsti nello stesso contenitore.

    La nona e ultima stagione è invece passata sulla CBS. Non si può però parlare di Otto sotto un tetto senza menzionare un’altra serie tv intitolata Balky e Larry, Due perfetti americani (in originale Perfect Strangers), che segue le vicende di dei due cugini Larry e Balky (quest’ultimo interpretato dall’attore Bronson Pinchot, il Serge che voleva mettere una scorzetta di limone nel caffè di Axel Foley in Beverly Hills Cop) che si trasferiscono a vivere in una casa a Chicago. Tra i personaggi di questo telefilm vi è Harriet Winslow che qui ha il ruolo di lift girl o operatrice di ascensori, una figura ormai obsoleta atta specificatamente per azionare un ascensore ad azionamento manuale, garantire il suo corretto funzionamento e accompagnare le persone nei vari piani di destinazione. Anche suo marito Carl ha fatto la sua apparizione (seppur circoscritta ad un singolo episodio), spingendo i produttori a realizzare uno spin off incentrato sulle vicende famigliari di Hariett. Nel corso degli anni Family Matter ha avuto più successo e seguito della serie tv dalla quale è stata realizzata.

    Ma come avvenuto per altri grandi successi televisivi non tutto è stato sempre rose e fiori: infatti a partire dalla sesta stagione Jaimee Foxworth, l’attrice che ha interpretato la piccola Judy Winslow, ha abbandonato la serie a partire dalla sesta stagione. Secondo alcune fonti della ABC pare che la madre della ragazza avesse avanzato delle pretese con i produttori circa il compenso della figlia, che a sua detta non era adeguato rispetto al successo ottenuto dallo show. I produttori si videro costretti quindi a tagliare un personaggio che a partire dalla fine della prima stagione non aveva molta interazione se non in qualche sketch che giustificava la presenza nel cast del piccolo Richard. La Foxworth cercherà di dare un seguito alla sua carriera di attrice ma senza successo. Finirà per diventare dipendente da alcol e droga e nei primi anni Duemila intraprende una carriera nel mondo del porno con il nome d’arte di Crave. Una volta gettatosi tutto alle spalle ed essersi disintossicata è riuscita a tornare ad avere un lavoro ed una vita normale.

    La grande baraonda avvenne a metà della nona stagione, quando l’attrice Jo Marie Payton (volto di Hariet) decise di abbandonare la serie in quanto il suo contratto sarebbe terminato nella stagione precedente, venendo sostituita nello stesso ruolo dall’attrice Judyann Elder. Pare che alla base ci fossero delle divergenze con Jaleel White, cosa in seguito chiarita e definita come un desiderio di smarcarsi dal personaggio di Hariet e di inseguire altri progetti. Come se non bastasse l’attrice Michelle Thomas (famosa per aver interpretato la fidanzata di Theo ne I Robinson) che interpreta il ruolo di Myra, ragazza che si innamora di Steve, si ammalò di cancro. Inizialmente decise di rifiutare le cure per non precludersi l’opportunità di diventare madre. Il male però avanzava e quando la giovane attrice decise di sottoporsi alle cure era troppo tardi.

    Come già avvenuto per altre sitcom (questo è il vero termine per riferirsi a serie di questo tipo) Family Matters scorre bene, rappresenta il già collaudato format che racconta le vicende di una famiglia afroamericana della medio borghesia statunitense e lo fa con il piglio giusto. C’era però un grosso “ma” che si stava abbattendo sulle capocce dei produttori, i quali erano ancora alla ricerca di quel dettaglio capace di risollevare gli ascolti che fino a quel momento non erano eccezionali. Quel qualcosa aveva il nome di Steve Urkel e il volto dell’attore Jaleel White: all’inizio doveva essere solamente un esperimento facilmente sostituibile in caso di scarso riscontro. Fece la sua prima apparizione infatti nel quarto episodio della prima stagione per poi tornare nel dodicesimo. Da allora l’affezione del pubblico per quel ragazzo smilzo, dai grandi occhiali, le bretelle colorate, i pantaloni ascellari, la passione per la scienza e i modi disastrosi alla Pippo aumentò sempre di più fino a spingere i produttori a farlo diventare un personaggio regolare della serie. Diventò anche un personaggio con il quale il pubblico poteva facilmente immedesimarsi: perennemente respinto dalla donna che ama, bullizzato a scuola e quasi evitato dai suoi vicini, i quali nonostante tutto non possono fare altro che volergli bene. Ed ecco il segreto per creare uno dei personaggi più iconici e riconoscibili del piccolo schermo.

    L’attore statunitense Jaleel White nei panni iconici di Steve Urkel

    Per quando il mondo possa cambiare, la società trasformarsi e la televisione diventare sempre più intelligente ci sono delle certezze che non cambieranno mai: una di queste è il piacere di rifugiarsi in quei piccoli capolavori che hanno segnato la nostra vita e di cui Otto sotto un tetto, in un modo nell’altro, fa parte.

    Hank Cignatta

    Riproduzione riservata ©

    Se l'articolo ti è piaciuto condividilo!

    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

    Post a Comment

    Bad Literature Inc. ©

    T. 01118836767

    redazione@badliteratureinc.com

    redazioneuppercut@yahoo.it

    alancomoretto@virgilio.it