Beavis & Butthead, storia di due rincoglioniti cronici capaci di diventare un fenomeno generazionale
Beavis & Butthead è uno di quegli show iconici, a partire dalla sua sigla: risate ebeti a cui seguiva un riff di chitarra elettrica che accompagnava i nomi e i volti dei due protagonisti e il titolo dell’episodio che stava andando in onda. Questa sitcom animata narra le vicende dei due adolescenti Beavis e Butthead, intenti a vivere la loro quotidianità in una dimensione tutta loro fatta di totale distacco rispetto alla realtà che li circonda. Vivono per la musica (prevalentemente rock, infatti Beavis indossa una t shirt dei Metallica mentre Butthead degli AC/DC) e per la tv, considerata una specie di divinità adorata perennemente accesa ventiquattr’ore su ventiquattro, che ha il ruolo di rumorosa testimonianza della società degli anni Novanta.
Su di loro non si sa molto: vivono nella cittadine di Highland da soli in un appartamento, frequentano il liceo locale e hanno una passione smodata per le ragazze (che puntualmente li rifiutano inorridite per via dei loro comportamenti demenziali), una naturale propensione nel cacciarsi nei guai e nel non imparare assolutamente un cazzo di niente da ogni situazione che vivono nel corso di ogni episodio. Una delle caratteristiche più geniali dello show è quello di far alternare la naturale narrazione della storia dell’episodio a sketch dove Beavis & Butthead commentano senza freni i video musicali più in voga del momento. E se il video della tua canzone finiva ad essere commentata in una puntata della sitcom il successo era assicurato ( correva l’anno 1993 quando venne trasmesso per la prima volta negli Stati Uniti su Mtv, diventando ben presto uno degli show più famosi ed iconici dell’emittente musicale per eccellenza).
In Italia Beavis & Butthead è giunto nel 1994 in lingua originale non doppiato ma sottotitolato, quando Mtv non aveva ancora una sua identità ben definita e dove alcuni suoi programmi venivano trasmessi in determinate fasce orarie dall’emittente Rete A. Nel 1997, quando nacque Mtv Italia, vennero trasmesse le stagioni doppiate in Italiano prima dal comico Paolo Rossi e da Gigi Rosa e successivamente da Elio (Butthead) e Faso (Beavis) del gruppo Elio e le storie tese. Proprio quest’ultimi, con il loro doppiaggio, sono stati in grado di creare dialoghi assurdi e demenziali entrati nella storia del programma e a caratterizzare i personaggi a tal punto da rendere le battute, alcune volte, decisamente più divertenti rispetto alla versione originale.
Inoltre nel 2012 è stata proposta l’ottava stagione inedita, doppiata da Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio che in quel periodo erano all’apice del successo del loro show I soliti idioti. Ma nonostante tutto gli episodi non hanno riscosso qui da noi un grande successo: i motivi del flop (se così si può definire) sono attribuibili a diversi fattori. Mtv stava agonizzando e nel 2015 muore il concetto del network musicale per eccellenza così come la mia generazione aveva imparato a conoscere (e ad amare).
La sua programmazione era da tempo rivolta a reality show che poco o nulla avevano a che fare con l’identità del canale e questo ha snaturato non poco la naturale verve cazzara dei due personaggi nel dileggiare l’industria musicale in un periodo in cui aveva delle buone idee da proporre. Le nuove generazioni non conoscono minimante Beavis & Butthead in quanto è più facile trovare un ago in un pagliaio piuttosto che gli episodi delle precedenti stagioni, fattore che penalizza di molto uno show che meriterebbe di essere riscoperto in tutta la sua comicità irriverente e volgarmente sana. Ma forse non c’è più posto per un prodotto del genere in una televisione che fa del disagio a tutti i costi la sua bandiera principale.
Hank Cignatta
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