Paura e delirio a Las Vegas, il giornalismo Gonzo declinato al cinema
Non è facile trovare film che possano essere inseriti senza ombra di dubbio alcuno nell’elenco dei film cult degli ultimi vent’anni. Paura e delirio a Las Vegas figura tra questi, realizzato in un periodo in cui Hollywood non era ancora stata investita da tutti i suoi casini (relativamente passati e molto recenti) e il morbo del finto perbenismo facesse marcire la mente del pubblico. Era un periodo in cui si dava ancora importanza alla qualità dei film prodotti, senza necessariamente dover mettere fine alla carriera di attori con accuse di molestie (vere o presunte) che altro non avrebbero potuto fare nella vita se non mostrare al mondo il loro immenso talento artistico. Paura e delirio a Las Vegas è quindi un omaggio onirico ad uno dei personaggi più controversi del giornalismo e della letteratura americana, Hunter Thompson, scrittore e giornalista, inventore del cosiddetto giornalismo Gonzo. Lo abbiamo già scritto e lo ribadiamo per chi non lo sapesse ancora: secondo questo particolare stile di scrittura chi scrive diventa protagonista dei fatti narrati, dando quindi una caratterizzazione più letteraria a ciò che, normalmente, è la fredda cronaca di un determinato evento descritto in un qualsiasi articolo giornalistico. Un personaggio particolare Thompson, in grado di dedicare tutta la propria esistenza alla perenne esperienza di droghe e alcol senza alcun tipo di freni inibitori. Il tutto fatto seguendo la filosofia di vita del Buy the ticket, take the ride, ovvero una volta entrati in contatto con una determinata esperienza, bisogna fare di tutto per viverla appieno. Senza rimpianti.
E la versione cinematografica di questo personaggio dall’eccentrico carattere non poteva essere affidata ad un attore e ad un regista qualunque. Ecco quindi che Johnny Depp non solo diventa grande amico di Thompson nella vita reale, ma assume anche le fattezze del suo alter ego sul grande schermo. La regia di questo immenso trip all’interno di quello che si rivelerà l’infarto finale del Sogno Americano porta marchiato a fuoco il nome di Terry Gilliam, famoso anche per essere stato l’unico membro americano di quel ciclone comico conosciuto con il nome di Monty Python.
Il Gilliam regista quindi, avendo a disposizione due talentuosi attori del calibro di Depp e Benicio Del Toro nei ruoli rispettivamente di Raul Duke e Oscar “Zeta” Acosta riesce a scandagliare nei deliri onirici più reconditi dell’opera letteraria di Thompson, che rimane comunque in grado di regalare emozioni più potenti di quella che è comunque una grandissima opera filmica. Non è il caso di dire che il film sia sglegato rispetto al libro, ma sono due opere che vivono di una propria e distinta identità in grado, tutt’oggi, di essere ancora fonte di accesi dibattito tra i cultori del libro e quelli del film. Resta il fatto che Paura e delirio a Las Vegas rimane uno degli sguardi più irriverenti, cinici e sagaci sulla fine di quel gran falò sociale che è stato l’American Way Of Life di cui Thompson è stato il più abile dei piromani.
Hank Cignatta
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