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    I Pearl Jam, quella marmellata di perle che ha influenzato una generazione

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    I Pearl Jam sono uno degli ultimi gruppi a tenere viva la fiamma del rock moderno. In tempi dove il successo di massa dal punto di vista commerciale si concentra su banali motivetti digitali cantati da improbabili individui privi di qualsivoglia cultura musicale, il gruppo di Seattle rappresenta una piacevole e importante conferma su come si possa continuare a nutrire qualche barlume di speranza in questa fase di profonda stagnazione creativa. Definirli “solamente” un gruppo è riduttivo, in quanto sono stati uno dei gruppi più famosi degli anni Novanta. Anche loro provengono da Seattle, cittadina americana che proprio in quel periodo ha dato i natali al Grunge, che ben presto sarebbe diventato il genere musicale in grado di dare voce alla cosiddetta Generazione X. Ma a differenza dei Nirvana, considerata la faccia della medaglia più “commerciale” del Grunge, le sonorità di Vedder e soci sono più affini a quelle del rock classico degli anni Settanta.

    Nel 1991, quando il mondo era stato ampiamente contagiato dalla febbre del Grunge che vedeva nella figura di Kurt Cobain il suo “messia”, i Pearl Jam pubblicarono Ten, l’album che li consacrò al successo mondiale. Restò per ben due anni in classifica, diventando uno degli album più venduti nella storia del rock aggiudicandosi ben dodici dischi di platino. Un capolavoro messo in musica, che tratta di temi particolarmente difficili quali la solitudine, l’abbandono, il suicidio e la difficoltà di non essere capiti all’interno di una società che ha dei modelli prestabiliti da seguire (Jeremy, se ascoltata con la giusta attenzione, è un brano in grado di far venire i brividi per la sua acuta sensibilità).

    Proprio in Ten sono presenti alcuni dei cavalli di battaglia della band come Even Flow,  la sopracitata Jeremy, Alive e l’onirica Ocean. Altro grande punto di forza del gruppo è da ricercarsi nel cantante e frontman Eddie Vedder, che con il suo particolare ed inconfondibile stile vocale caratterizzato da un timbro caldo e potente unito ad una grande sensibilità d’esecuzione è stata la voce di quel Grunge in grado di lottare e sopravvivere a tutto e tutti. Anche a quella sorta di oscuro destino già scritto che, per un motivo o per l’altro, si è portato via alcune delle figure di riferimento del Grunge come Cobain, Layne Staley, Scott Weiland e Chirs Cornell per citare le più famose.

    La copertina di Ten

    La band americana è molto sensibile ai temi sociali che nel corso della loro carriera gli hanno visti schierarsi in difesa dell’indipendenza del Tibet e in diversi dibattiti politici. Questi e altri episodi fanno si che Eddie Vedder e i Pearl Jam siano a tutti gli effetti una band anti- commerciale, che tramuta il proprio successo in qualcosa di tangibile che viene ricambiato dal calore del pubblico che accorre sempre numeroso ai loro concerti. Una band in grado di scrivere con la propria musica una delle pagine più importanti del rock moderno e che è da sempre schierata dalla parte dei propri fan (il caso della battaglia legale per il costo dei biglietti contro Ticketmaster, anche se non andata a buon fine per il gruppo di Seattle è uno degli esempi più famosi) che li rende uno dei simboli più significativi dell’essenza stessa dello spirito rock e di cui abbiamo ancora un bisogno esagerato.

    Hank Cignatta

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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