The Dark Side Of The Moon redux, ovvero come Rogers Waters non faccia davvero più rima con i Pink Floyd
La prima volta che ho avuto modo di ascoltare i Pink Floyd è stata in macchina con mio padre. Aveva una Volkswagen Polo nera con il tettuccio apribile, che ai miei occhi di bambino appariva come un oggetto arrivato dallo spazio. Aveva uno dei primi modelli di autoradio con il frontalino estraibile della Pioneer con il mangia cassette e che evitava l’onerosa operazione di doversi portare dietro tutto il “banco di regia”. Tra le tante audiocassette che teneva nel vano portaoggetti, quella che veniva suonata sempre dalle casse era quella di The Division Bell: in copertina svettavano due volti in simil pietra posizionati uno di fronte all’altro e grandi quanto i Moai di Rapa Nui (l’isola, non il film). Molti anni dopo regalai a mio padre una versione rimasterizzata su cd di The Dark Side Of The Moon e fu amore al primo ascolto. Mio zio Louie poi mi spiegò l’album brano per brano e in seguito alla sua prematura scomparsa ho avuto modo di ereditare la sua sconfinata collezione di vinili, tra i quali vi è proprio questo disco che occupa inevitabilmente un posto speciale nel mio cuore.
Se è vero che i Pink Floyd sono degli alieni (in senso molto più che buono, ben inteso) The Dark Side Of The Moon è, in ogni caso, la prova che comunque non sono di questo mondo. O almeno la testimonianza che hanno raggiunto una dimensione alternativa alla nostra dove tutto risulta essere diverso, più colorato, più profumato, più forte e decisamente migliore. Questo non è un semplice disco: è la migliore e più feroce critica alla decadenza di quel mondo occidentale che oggi ha trovato una nuova definizione del nauseabondo puzzo di marcio. Ogni traccia (Breath, Us and Them, The Great Gig In The Sky e tutti i brani dell’album) si scolpisce con disarmante facilità e bellezza nella storia del rock e in senso più ampio in quello della musica, un viaggio che diventa una vera e propria esperienza extrasensoriale.
Quest’anno (il 2023 mentre scrivo e pubblico questo articolo) ricorre il cinquantesimo anniversario della pubblicazione di The Dark Side Of The Moon, che è stato riproposto sugli (ormai ultimi) scaffali dei negozi di dischi e in quelli digitali in una nuova edizione rimasterizzata che include un cofanetto contenente una registrazione dell’album dal vivo del concerto tenuto dai Pink Floyd a Wembley nel 1974 pubblicato in vinile per la prima volta, un libro e nuovi video musicali. Una vera e propria perla per appassionati e collezionisti. La vicenda di per sé sarebbe normale e, se vogliamo, non farebbe neanche notizia se non fosse per il desiderio dell’ex leader dei Pink Floyd Roger Waters di dare alle stampe una sua versione dell’indelebile capolavoro del gruppo inglese. L’operazione commerciale(perché di questo si tratta, in buona sostanza) verrà pubblicata il prossimo ottobre ed è un progetto curato e realizzato interamente da Waters, al quale non ha partecipato nessuno dei Pink Floyd rimasti in vita e che vuole dare un nuovo senso all’intero messaggio dell’album in un mondo molto diverso da quando è stato realizzato e pubblicato The Dark Side Of The Moon.
In questo mondo apparentemente digitale e liquido, che va perennemente di corsa, l’opinione del povero bastardo che vi scrive non è così fondamentale da spostare le sorti dell’umanità e lascia davvero il tempo che trova. Da anni Roger Waters ha definitivamente tagliato i rapporti con gli altri Pink Floyd, con i quali da anni ci sono frequenti scazzi di pensiero, opinione e diritti d’autore. Non entro neanche in merito alle varie fazioni di fans che nel corso degli anni si sono schierati a favore di Waters o degli altri membri della band perché, a conti fatti, non me ne può fregare di meno. Fatto sta che il buon malmostoso Waters continui a voler fare a gara a chi piscia più lontano, longevità prostatica permettendo. Negli anni è diventato tutto quello che andava criticando nelle interviste e che criticava all’interno del testo di Money (di cui Waters è autore del testo). La sua versione ridotta, rivisitata e corretta di quel grande classico che ha portato ad una nuova concezione del lato oscuro della Luna sembra quasi una ripicca nei confronti dei suoi fratelli musicali che vivono pacificamente il loro ruolo (probabilmente non richiesto o non voluto, almeno intenzionalmente) di divinità inarrivabili di un rock che non si ripeterà più e che rimarrà nelle pieghe della storia. Non date retta a questo povero pazzo giornalista Gonzo che conta meno di un cazzo ma prendetevi del tempo per ascoltarvi l’intero The Dark Side Of The Moon per intero (specialmente Money) per poi compararlo con la versione di quest’ultima per ora rilasciata e tratta dalla versione di Waters. Non solo si sentono richiami ad una imbarazzante imitazione di Tom Waits che non gli rende giustizia ma che ammazza l’intera natura del brano. A questo mondo ci sono delle cose che devono andare secondo uno schema ben preciso e tra le poche certezze di questa esistenza vi è The Dark Side Of The Moon. Money. It’s a gas.
Hank Cignatta
Riproduzione riservata ®
Post a Comment
Devi essere connesso per inviare un commento.