Conati di Gonzitudine
Tempi strani, quelli che stiamo vivendo. Questa è una frase che sto usando sempre più spesso, me ne rendo conto. Ma del resto, anche se vorrei, credetemi, non ho alternative. Tutto ormai ha perso di importanza per via della perenne anestetizzazione emozionale nella quale siamo scivolati. E la pandemia c’entra fino ad un certo punto. Abbiamo perso di vista l’obiettivo primario spostando così l’attenzione su stronzate che vengono infiocchettate come verità assolute. Eccoci quindi in tempi assurdi in una A.S.C., Anonima Società Cazzoni, talmente debosciata e rincoglionita da prendersi dannatamente sul serio. Sempre. In ogni circostanza.
Ci sono tanti strumenti accessibili ad una moltitudine di persone ma pochissima sostanza a loro sostegno: l’importante è fare: il come è solo un fottuto apostrofo marrone tra le parole qualità e sticazzi. I generi musicali non esistono più, i grandi artisti non esistono più. Non ci sono più certezze, si vive ormai nel dubbio quotidiano e questo è un fottuto problema. Per non parlare poi della stampa e, in dettaglio, quella musicale. Si sentono tutti novelli Lester Bangs, pronti a vergare verità inoppugnabili che perdono di consistenza di fronte all’amletico dilemma sul perché la tal band non è stata in grado di pubblicare un disco con la stessa verve innovativa di inizio carriera. Ipocrisia, tutta ipocrisia.
Se qualcosa cattura la nostra attenzione, tiriamo fuori i nostri telefoni intelligenti per far sapere al mondo che noi esistiamo, che ci siamo. Se qualcosa ci fa incazzare come bisce svegliate troppo presto di lunedì mattina, riversiamo le nostre stronzate certificate sui social network per avere la parvenza di poter smuovere le storture del mondo. Perché siamo una società minchiona che vive di minchiate e per le minchiate. La cultura, quella vera, è riservata a pochi. E quei pochi devono fare i conti con i problemi di una stitichezza che avrebbe velleità di elevarli a novelli custodi dello scibile. E mentre tutto diventa un suono fastidioso, l’unico scenario plausibile da prendere in considerazione sarebbe il fuoco. Perché il fuoco purifica, disinfetta, è il simbolo della fine di qualcosa e di un nuovo inizio. Ma la vera domanda è: dove cazzo dovremmo andare, di grazia? Sarò anche un cazzone che vive di sogni, sul viale dei suoi tempi migliori e che per andare sul sicuro ascolta quella musica che ha su di me lo stesso effetto della coperta di Linus. Ma voi, mondo di oggi e società odierna, siete un ridicolo concentrato di problemi che voi stessi vi create. Siete fottuti ancor prima che possiate accorgervene. Per mandarvi in merda basta staccare la spina del vostro modem. Fatemi un favore: quando uscite, tirate lo sciacquone. Grazie.
Hank Cignatta
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