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    Saturday Night Live, l’accademia della risata più longeva della televisione

    Tra i nomi dei vari programmi che hanno letteralmente scritto (e filmato) la storia della televisione mondiale vi è un nome che ormai è diventato non solo leggenda ma anche sinonimo di qualità: il Saturday Night Live. Da quarantaquattro anni il SNL entra nelle case degli americani intrattenendoli con sketch dagli straordinari tempi comici. Fin dalla sua prima comparsa sul piccolo schermo nel 1975 (all’epoca conosciuto con il titolo di NBC’s Saturday Night) lo show ha raccontato la cultura statunitense sotto tutte le sue forme: nel corso degli anni ha infatti annoverato tra i suoi ospiti i più grandi personaggi del mondo dello spettacolo e della musica. Vera e propria fucina di talenti comici del calibro di John Belushi, Dan Aykroyd, Bill Murray, Cheavy Chase, Eddie Murphy, Dana White, Mike Myers, Ben Stiller, Jimmy Fallon, Chris Rock e Will Ferrell solo per citare alcuni tra i più famosi. Se il tuo faccione da cazzo appariva sul SNL significava che eri stato in grado di fare il salto di qualità, diventare qualcosa di più di una stand up comedy star e di avere puntati addosso gli occhi di trecento trenta milioni di americani.

    Spot televisivo promozionale della prima stagione del SNL

    Come sapientemente dimostrato da Quentin Tarantino nel suo ultimo film C’era una volta…ad Hollywood l’arte dell’intrattenimento statunitense è da sempre una vera e propria forma d’arte. Sia essa radiofonica o televisiva deve essere in grado di trasmettere qualcosa al suo pubblico, il quale potrà sempre dire la sua ma senza mai temere di non essersi sentito parte di qualcosa. La formula del successo del SNL è stata quella di raccontare un mondo in continua evoluzione, di mostrare il lato artistico di quella palpitante parte di mondo laddove prendono forma mode ed emozioni. Se funziona nella grande terra delle possibilità forse è qualcosa che vale la pena di seguire. Una vera e propria accademia della risata dalla quale sono partiti sketch in grado di fare la storia della comicità televisiva prima e cinematografica poi, come nel caso dei Blues Brothers. Jake ed Elwood Blues (rispettivamente John Belushi e Dan Aykroyd) hanno mosso i primi passi sul palco dello Studio 8H nel GE Building presso il Rockefeller Center di New York per poi giungere sul grande schermo e diventare in seguito immortali nell’omonimo film del 1980 diretto da John Landis.

    In Italia si è tentato più volte di “esportare” il Saturday Night Live: nel 1994 nella seconda serata di Canale 5 la nascente coppia televisiva Bonolis-Laurenti conduceva un programma intitolato Sabato Notte dove venivano proposti diversi sketch estrapolati dal SNL in lingua originale. Una seconda prova è stata fatta su Italia Uno con Saturday Night from Milano con intermittenza nel 2006, nel 2008, nel 2009 e nel 2010. Il tutto cambia cast con la conduzione di Claudio Bisio e si trasferisce su TV 8 nel 2018 (e anche la rima è fatta). Ogni qual volta viene proposta la versione nostrana del SNL non è in grado di riscuotere però il successo sperato: ciò è da ricercarsi nelle differenze tipiche del contesto nel quale nasce lo show originario i cui sketch spaziano dalla politica, alla cronaca e all’attualità. Non si fanno sconti a nessuno e il concetto di satira statunitense è assai diversa da quella italiana, che sta sempre attenta a non ledere la sensibilità di chicchessia.

    Negli ultimi anni però il SNL è riuscito a stare al passo con i tempi attuali, riuscendo ad essere sempre interessante e mai anacronistico e senza rischiare di sovrapporsi ai vari late night come ad esempio quello di Jimmy Fallon. Degni di nota sono alcuni sketch che hanno visto protagonista il cantante ed attore Justin Timberlake recitare accanto al gruppo comico dei The Lonely Island dando vita al trittico My dick in a box, Motherlover e 3- Way (the golden rule). E’ senza dubbio uno dei più fulgidi esempi di longevità televisiva che riesce ad essere sempre attuale, fresco e pungente. Roba che qui, per ancora un bel pò di anni, ci possiamo scordare.

    Hank Cignatta

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