Hustler: la storia nuda dell’America
La nascita di Hustler: quando il porno incontrò la vendetta sociale
Raccontare Hustler significa immergere la testa di chi legge dentro una piscina di cloroformio, sudore, politica e seghe mal fatte. Significa annusare l’America nella sua forma più autentica: sporca, rumorosa, ipocrita e terrorizzata dal proprio desiderio. Hustler non è una rivista: è un coltello da cucina conficcato nel ventre molle del moralismo a stelle e strisce. Non nasce per intrattenere. Non nasce per eccitare. Nasce per provocare il rigurgito.

È il 1972 quando Larry Flynt capisce che gli strip-club dell’Ohio non gli bastano più. Vuole un palco più grande. Vuole un megafono. Vuole una bomba. E decide di farla esplodere direttamente sulle edicole americane. Hustler Magazine è la granata che lancia: una rivista che non si preoccupa minimamente di essere gradevole. Non vuole fingersi raffinata come Playboy. Vuole mostrare l’America come si comporta quando nessuno la guarda. E lo fa senza chiedere permesso.

Hustler vs Playboy: lo scontro tra pornografia borghese e pornografia proletaria
Se Hugh Hefner voleva essere un ambasciatore del sesso col papillon e la pipa in bocca, Larry Flynt voleva essere il suo esatto opposto.

Dove Playboy mostrava seni illuminati come sculture greche, Hustler mostrava vagine spalancate. Dove Hefner vendeva un sogno, Flynt vendeva la verità: cruda, umida, spesso sgradevole.

Era pornografia proletaria. Pornografia operaia. Pornografia di chi non voleva per forza indossare un completo di seta per scopare. E questo gli americani lo avvertirono come una pugnalata: Hustler non stava solo mostrando sesso. Stava mostrando la loro vera natura.
Hustler e La guerra contro la censura: tribunali, processi, minacce, sangue
Ogni numero di Hustler era una provocazione aperta all’establishment. E l’establishment rispondeva. Processi per oscenità, cause civili, stati che bandivano la rivista, procuratori che gridavano allo scandalo. Flynt diventò una specie di gladiatore della libertà di espressione: entrava nelle aule dei tribunali vestito d’oro, d’argento oppure completamente fuori di sé dopo l’ennesima abbuffata di antidolorifici.

Il culmine arrivò nel 1978, quando un fanatico religioso gli sparò alla schiena fuori dal tribunale della Georgia. Flynt sopravvisse, rimanendo paralizzato. Ma non smise di pubblicare. La pallottola trasformò Hustler in un vessillo politico: da rivista pornografica a manifesto di guerra.

L’America moralista e la satira estrema di Hustler
Se il porno dava fastidio, la satira di Hustler era peggio. Le parodie religiose, politiche e istituzionali erano pugni nello stomaco. Famose e giudicate in tribunale per diffamazione, le vignette “adulte” su predicatori, politici e megachiese. La più celebre è la parodia di Campari su Jerry Falwell, leader evangelico, nella quale si alludeva a un rapporto incestuoso e alcolico nel retro di un fienile.

Una provocazione brutale, volutamente abominevole. Falwell lo portò in tribunale. Flynt vinse alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Un pronostico storico: la satira, anche la più estrema e disgustosa, è protetta dal Primo Emendamento. Hustler non difendeva solo il porno. Difendeva la libertà di mandare a fanculo il potere.

Larry Flynt: il santo sporco della libertà di parola
Parlare di Hustler senza parlare di Larry Flynt è come parlare di un terremoto senza menzionare la faglia che lo origina.
Flynt era un uomo contraddittorio fino all’assurdo: dissoluto e spirituale, vizioso e politicamente impegnato, miliardario e autodistruttivo ed infine paralizzato ma inamovibile.

La sua vita è un viaggio nella parte più dolorosa e autentica dell’America. Dall’ infanzia poverissima nel Kentucky al ruolo di re del porno nazionale, da icona libertaria a bersaglio di fanatismi religiosi. Dopo l’attentato, costretto sulla sedia a rotelle, Flynt continuò a usare l’unica arma che gli fosse rimasta: la stampa. Hustler diventò ancora più feroce, più politica, più radicale nel colpire ipocrisie religiose e governative. Flynt capì che l’America ama il sesso ma odia vedersi allo specchio. E così la costrinse a guardarsi.
“Larry Flynt – Oltre lo scandalo”: quando Hollywood decide di raccontare l’uomo proibito
Nel 1996 Hollywood ebbe l’ardire di portare la storia di Flynt sullo schermo. Larry Flynt – Oltre lo scandalo, diretto da Miloš Forman, è uno dei film biografici più coraggiosi degli anni Novanta.

Woody Harrelson interpreta un Flynt magnetico, osceno, anarchico e completamente immerso nella sua missione quasi religiosa di distruggere la censura. La sua interpretazione gli valse una candidatura all’Oscar.

Accanto a lui c’è una straordinaria Courtney Love nel ruolo di Althea, la moglie di Flynt: tossica in senso lisergico, malata, fragile, animalesca ma incredibilmente viva. È lei a dare al film un cuore umano che la storia di Flynt, da sola, rischierebbe di non avere.

Il film non è una celebrazione. È un lamento selvaggio su quanto può costare la libertà. E su quanto sia facile giudicare un uomo che ha dedicato la sua vita a difendere un principio che spesso difende anche noi.
Hustler oggi: l’eredità scomoda che non si può cancellare
Il mondo è cambiato. Il porno è ovunque, accessibile come l’acqua del rubinetto. Eppure Hustler resta un simbolo. Un’idea. Un dito medio enorme rivolto al moralismo e alla censura. Nel 2021 Larry Flynt è morto, ma la sua rivista sopravvive come un relitto radioattivo che non vuole spegnersi.

Il suo impatto sulla cultura americana (sul Primo Emendamento, sulla satira politica, sulla pornografia come strumento di critica sociale) rimane gigantesco. Perché se l’America ama raccontarsi come un paese libero, Hustler ha passato cinquant’anni a ricordarle quanto spesso quella libertà sia solo un cartellone pubblicitario. E raramente la verità è stata così pornograficamente necessaria.
Hank Cignatta
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