Far Cry 6: un trip tra rivoluzione, caos e polli assassini

Far Cry 6: un trip tra rivoluzione, caos e polli assassini

Prendo in mano il controller della mia Xbox e premo il tasto al suo centro, che si illumina ed accende la consolle. La schermata iniziale mi proietta verso la libreria dei miei titoli, pronti a essere rifugio di una realtà alternativa a quella sulla quale apro gli occhi ogni giorno. Scorro tra i titoli finché non arrivo al sesto capitolo della saga di Far Cry. Premo play e la magia ha inizio. Se vuoi fare una rivoluzione, devi essere pronto a sporcarti le mani, dice un ribelle mentre si accende un sigaro. E mentre le fiamme lambiscono l’erba secca di Yara, io cavalco un cavallo rubato con un fucile d’assalto in una mano e un gallo da combattimento inferocito sotto un braccio. Questo non è un gioco. Questo è un delirio tropicale in piena esplosione. Questo è Far Cry 6.

Benvenuti a Yara: il paradiso delle guerre civili

La software house Ubisoft ha piantato i semi di una nazione in rivolta e li ha annaffiati con sangue e sudore. Yara è un arcipelago ispirato a Cuba, dove il dittatore Antón Castillo (interpretato dal camaleontico attore Giancarlo Esposito) regna con il pugno di ferro e il carisma di un diavolo in giacca e cravatta. Suo figlio Diego, incastrato in un destino da carnefice o martire (dipende dai punti di vista), ci osserva con occhi spaventati mentre il mondo brucia.

La locandina di Far Cry 6

In tutto questo io sono Dani Rojas, l’ennesima pedina del caos che ha deciso di imbracciare le armi e ribaltare il sistema. Perché in Far Cry 6 la rivoluzione non è una scelta ma una dannata necessità.

Far Cry 6, una Guerriglia tropicale: tra esplosioni e coccodrilli domestici

Dimenticatevi la furtività e le missioni ragionate. Qui si gioca sporco. Le armi sono un bricolage di morte: lancia-CD che sparano hit latine, lanciafiamme costruiti con pezzi di auto arrugginite e revolver che sembrano usciti da un mercato nero caraibico.

Menzione particolare meritano gli Amigos. Coccodrilli con collari dorati, galli assassini pronti a squartare nemici come fossero sacchi di carne e cani su sedia a rotelle che distraggono i soldati. Questa non è solo guerriglia. Questa è guerriglia con stile.

Gli Amigos, gli animali che affiancano il protagonista

La follia di Far Cry 6: tra propaganda e polli psicopatici

Ma dietro le esplosioni e il caos c’è qualcosa di più inquietante. Yara è un campo di battaglia ideologico. La propaganda di Castillo scorre ovutra megafoni che sparano slogan e poster con il suo ghigno onnipresente. Ubisoft ci butta in una rivoluzione sporca e ambigua, dove i “buoni” sono assassini e i “cattivi” credono davvero di stare facendo il bene.

E poi ci sono loro. I polli. In un angolo nascosto di Yara esiste un’arena clandestina dove i galli combattono come gladiatori assetati di sangue. E, se decidi di sfidare il destino, puoi persino scatenarli sui soldati di Castillo. Un vero massacro di piume e urla.

Conclusione: un’esperienza che brucia come rum a stomaco vuoto

Ubisoft ha creato un mondo che non si prende mai sul serio eppure sa colpire nei momenti giusti. Yara vive e respira e mentre le fiamme si alzano dietro di me e il mio fucile si surriscalda, mi rendo conto di una cosa: questa non è solo una guerra. È un dannato spettacolo pirotecnico. E io ho un posto in prima fila.

Hank Cignatta

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