I Vinili di Un Gonzo: Maggot Brain dei Funkadelic, terapia musicale in salsa funk psichedelico
I pensieri tornano a tormentare la mia mente. Con l’oscurità questi bastardi si fanno sempre più grandi arrivando ad insidiare le mie certezze e tutto quello in cui credo. Da quel funesto anno bisesto ho imparato a riconoscerne i sintomi, a controllarli e infine a combatterli. E anche se cerco quella tranquillità che da tempo non so neanche più che cosa significhi continuo a rimanere rigido e sveglio nel letto. Il sonno non arriva e la notte si prospetta lunga. Non è particolarmente fresco fuori: accosto la finestra, prendo un buon sigaro dalla mia dispensa e gli do accuratamente fuoco con il mio Zippo. Mi avvicino alla mia collezione di vinili e la mia scelta ricade su un grande classico della storia della musica: Maggot Brain dei Funkadelic. Lo estraggo dalla sua confezione, lo ripongo sul piatto del mio giradischi, prendo le mie cuffie e lascio che la puntina faccia la magia. Chiudo gli occhi mentre do una boccata al mio sigaro. La mia nottata è appena iniziata.
Maggot Brain è il terzo album dei Funkadelic, iconica band fondata dal carismatico cantante e produttore musicale George Clinton (del quale parleremo in modo più dettagliato prossimamente), gruppo che insieme ai Parliament ha delineato il suono del funk psichedelico, subendo le contaminazioni musicali di grandissimi artisti degli anni Settanta del calibro di Jimi Hendrix, Frank Zappa, Sly & The Family Stone e molti altri. Il loro stile unico ha portato il funk a raggiungere un nuovo livello, grazie alle loro esibizioni dal vivo caratterizzate da costumi stravaganti ed effetti scenici senza precedenti.
Quando l’album viene pubblicato è il 1971 e l’America è un trip malato. La guerra del Vietnam infuria, la rabbia nera brucia le strade e le menti sono più affamate di verità e acidi che del Sogni Americano. In tutto questo c’è George Clinton, capitano di quella navicella aliena musicale chiamata Funkadelic, pronto a trascinare quel mondo in fermento nel suo universo con Maggot Brain. Un album che non è un semplice LP, ma un manifesto di disintegrazione mentale e risurrezione psichedelica. Stiamo parlando di un disco leggendario, esattamente come le storie dietro alla sua produzione: si dice che George Clinton fosse fatto di acidi come una zucchina sfatta quando decise di concepire la traccia d’apertura. La leggenda racconta che, seduto nel suo studio al buio, disse al chitarrista Eddie Hazel: “Suona come se tua madre fosse appena morta e lascia che le tue emozioni escano dalla tua chitarra”. Il risultato fu un assolo che suona come la fine di tutto ciò che conosci, un lamento esistenziale che strazia ogni cosa e riporta all’origine di tutto. Eddie Hazel entra nella tua testa come una lama, scivola tra i tuoi pensieri come serpente in acido e mentre le sue note si trasformano in onde, senti il cervello che si scioglie e il tuo ego che si disintegra e va a puttane. Sempre la leggenda afferma che maggot brain fosse il soprannome di Hazel mentre altre fonti affermano che il titolo è un riferimento a George Clinton, il quale trovò il corpo decomposto e con il cranio rotto del fratello in un appartamento a Newark, nel New Jersey.
I Funkadelic sono un collettivo di anarchici musicali, architetti di un suono che non ha precedenti. Mischiano il funk più sporco, il rock psichedelico, il soul e un senso di ribellione post-hippie che ti prende a pugni nello stomaco mentre ti abbraccia dolcemente. In tracce come Can You Get to That sembra che Clinton e la sua band stiano ponendo all’ascoltatore una domanda esistenziale con un coro gospel di sottofondo: puoi davvero arrivare a capire cos’è tutto questo casino? Cosa sta succedendo nella tua testa? Stai ballando su un ritmo che ti fa scatenare ma Clinton e soci ti stanno fregando, perché mentre ti muovi senti una tensione, una battaglia tra luce e oscurità che vibra tra le note. Sei sospeso tra il funky e il delirio, tra il soul e la paranoia cosmica. You and your folks, me and my folks è un brano dal quale si sente quali siano state le influenze musicali di un grande del calibro di Lenny Kravitz: stessa ritmica e stesso stile.
Maggot Brain come già detto è più di un semplice album, è una chiave per una nuova dimensione. Tutto diventa una montagna russa di emozioni, suoni e suggestioni che fanno l’ascolto di questo album un tipo di esperienza senza precedenti. Questo non è solo funk o rock: è una fottuta epifania elettrica, un’esperienza extracorporea che ti consuma e ti rigetta come un uomo nuovo, ammaccato e cambiato per sempre. La puntina giunge alla fine della sua esperienza mentre io sono intento a dare l’ultima corposa boccata al mio sigaro prima di gettarne il mozzicone nel posacenere. I miei pensieri hanno assunto nuove espressioni e non affollano più la mia mente come prima. Davanti a me è come se vedessi in lontananza una scritta luminosa con su scritto Bentornato sulla Terra!, mentre la mia mente è ancora là fuori a fluttuare tra le stelle. Questo è il leggendario potere taumaturgico e senza tempo della musica.
Hank Cignatta
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