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    La Stranezza, un film d’altri tempi per molti ma non per tutti

    Interno. Casa mia. Mi ritrovo a vagare errando da un canale all’altro della mia televisione intelligente, che cerca disperatamente di intrattenermi vomitando sullo schermo immagini di ogni tipo. Tra reality show, talk show dove politici ed opinionisti si parlano addosso e film che non riescono a catturare la mia attenzione, mi sento quasi arreso a spegnere. Prima di pigiare il tasto rosso finisco su un canale che trasmette un film del quale riconosco immediatamente le location. E’ proprio la mia bella Sicilia quella che guizza fuori in tutto il suo splendore sullo schermo: decido quindi di rimanere sintonizzato e mai decisione fu più azzeccata.  

    Stupenda veduta della città di Catania

    Il tasto info sui telecomandi delle tv di nuova generazione è il tipo di salvezza che ancora mancava: grazie a quel piccolo ritrovato in gomma della tecnica riesco a risalire al titolo del film, che scopro essere La Stranezza. La pellicola è ambientata nella Sicilia degli anni Venti e segue Luigi Pirandello(magistralmente interpretato da Toni Servillo) tornare nella terra natia per festeggiare il compleanno di Giovanni Verga. Qui scopre per caso della morte di Maria Stella, la sua amata balia: profondamente addolorato per l’accaduto decide di organizzarle un ricco funerale, affidando i servizi funebri a Sebastiano Vella (Salvatore Ficarra) e Onorato Principato (Valentino Picone). I due non lo riconoscono e gli rivelano di essere nel vivo dell’organizzazione di uno spettacolo teatrale amatoriale. Qui le varie vicende del paesino e dei suoi protagonisti ispireranno Pirandello ad uscire e vincere un blocco creativo che lo attanaglia a causa della malattia mentale che ha afflitto sua moglie, Maria Antonietta Portulano.

    Maria Anonietta Portulano (moglie di Pirandello) con Luigi Pirandello

    Come riporta il titolo di questo mio articolo, si tratta di un film per molti ma non per tutti. La questione è molto semplice: innanzitutto fa uso di un tipo di italiano antico, quasi aulico (e in tempi in cui alcuni fanno fatica a imbroccare i congiuntivi, la conclusione è presto fatta) e anche del dialetto siciliano. Altro dettaglio non da poco sono i costumi di scena, così eleganti e ricercati. Ciò denota un certa sensibilità e un certo gusto che oggigiorno si è perso, figlia di quella moda casual che negli ultimi anni è diventata sempre più assurda. Vi state forse domandando se sono un appassionato (tra le altre cose) anche di moda e del bel vestire? Si, ovviamente lo sono. D’altronde non potrei essere un giornalista Gonzo.

    Disegno del vignettista Ralph Steadman, il quale ha lavorato con il padre del giornalismo Gonzo, il giornalista e scrittore americano Hunter S. Thompson

    Quando si parla di un film bisogna prendere in considerazione molti fattori: prima di tutto vi è la fotografia, che in questo caso non è affatto banale. Infatti essa non è legata solamente al tipo di ottiche impiegate per le riprese ma anche ai luoghi dove quest’ultime sono state realizzate. Infatti la pellicola è girata nel territorio siciliano che permette allo spettatore di addentrarsi in luoghi sconosciuti che hanno la possibilità di mostrare la loro incontaminata e sempiterna bellezza. Altro fattore importante è il linguaggio: ci troviamo infatti dinnanzi ad una produzione che impiega anche il dialetto siciliano. La scelta però non è ricaduta su una forma spesso volgare come è capitato di vedere in altri film (che ha standardizzato l’uso del dialetto) ma bensì ha messo in scena una cosa che capita realmente sul territorio. Per chi non ha presente come funzioni è doverosa una piccola precisazione. Dovete infatti sapere che c’è una grande differenza tra il dialetto utilizzato nei diversi contesti sociali: per esempio quello di tradizione più rurale, meno raffinato ma sicuramente assai dignitoso. C’è quello più diffuso, parlato da tutti, che risulta essere anche abbastanza volgare se vogliamo. Infine vi è una versione più raffinata, che era in uso tra le persone colte del periodo. Questo è soltanto uno dei molteplici dettagli che fanno si che questo film sia una piccola perla. Una menzione speciale meritano le interpretazioni di attori di livello quali Tuccio Musumeci, Aurora Quattrocchi, Renato Carpientieri e Giuseppe Palazzolo (che interpreta il ruolo del muto del paese), i quali insieme agli attori principali sono in grado di creare un film che merita decisamente di essere visto e che parla al dì là delle righe.

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    Alan Comoretto

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    Appassionato di tecnologia, cinema, musica, fumetti e teatro. Scrivo su diverse tematiche con uno stile pungente e riflessivo, negli anni ho collaborato anche con alcuni editori italliani del fumetto, ho curato diversi progetti online e mi occupo tra le altre cose del montaggio video professionale di diversi video pubblicati su canali Youtube.

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