E’ tempo di uccidere detective Trek, succo concentrato di Blaxploitation
Dopo una settimana tosta mi ritrovo a passare il sabato sera a casa mia, con la Dani California che sto frequentando che ha parcheggiato il suo sexy corpicino addosso a me. Mentre è intenta a dormire il sonno dei giusti insieme alla mia inseparabile cucciolona di Pitbull Noël che sogna di abbaiare a qualcosa o qualcuno, punto il mio telecomando calibro quarantacinque contro lo schermo della televisione intelligente che svetta in mezzo alla mia camera da letto. Dribblo il pattume catodico fatto di programmi strappalacrime, improbabili film d’animazione in prima visione e ciarpame vario per poi finire sul canale che trasmette film classici ventiquattr’ore su ventiquattro. Questa è la settimana della Blaxploitation e dopo la pausa pubblicitaria andrà in onda un grande classico di questo sotto genere cinematografico, ovvero E’ tempo di uccidere detective Trek del 1974 con protagonista il leggendario musicista funk Isaac Hayes (il quale ha curato anche la colonna sonora del film).
Il protagonista è Truck Turner (Isaac Hayes), ex giocatore di football americano, che dopo un infortunio diventa un detective privato cacciatore di taglie. Lavora con il suo braccio destro, Jerry, con il quale porta a termine con successo ogni lavoro a tal punto da avere la fama di duro. Un pappone di Los Angeles di nome Gator diventa un bel grattacapo per la giustizia locale quando fugge di prigione senza pagare la sua cauzione. Il garante per le cauzioni Fogarty li ingaggia per mettersi sulle tracce del fuggitivo, il quale dopo un rocambolesco inseguimento viene raggiunto da Turner e freddato. Nel sottobosco criminale della Città degli Angeli Gator era un pezzo grosso che gestiva un giro di prostituzione d’alto bordo in cui Dorinda (interpretata da Nichelle Nichols, Uhura nella serie tv originale di Star Trek) gestisce la scuderia di ragazze. Quest’ultima, una volta trovatasi a capo del traffico di affari, assolda dei killer affinché uccidano Turner, il quale venderà molto cara la pelle e farà cantare la sua pistola per riportare la giustizia.
Vedendo questo film con gli occhi di oggi appare nel complesso una pellicola molto semplicistica, partendo dalla trama e finendo per gli effetti speciali. Il protagonista sarebbe tacciato di mostrare mascolinità tossica, machismo e di essere un violento. Il regista, l’aiuto regista, lo sceneggiatore e tutto lo staff del film sarebbe accusato (e di conseguenza) incriminato per aver mercificato il corpo della donna mentre settecento associazioni di categorie scenderebbero sul piede di guerra affermando di sentirsi offesi da quando mostrato sullo schermo. Per non parlare di Gator il magnaccia, che sembra il padre del personaggio dei Boondocks un pappa di nome Batticulo (cliccate sul link se non cogliete la citazione). Ma il bello sta proprio in questo: c’è l’eroe senza macchia e senza paura, completamente immune ai proiettili e alle botte, capace da solo con la sua pistola di abbattere un elicottero, dotato di un fascino magnetico sull’altro sesso e in grado di risolvere ogni situazione. C’è la furiosa vendetta che si abbatte sui cattivi, che fanno una brutta fine e che si beccano quello che, in fondo, lo spettatore vuole vedere. E c’è anche la violenza, quella pulp tanto cara a Tarantino e ai suoi appassionati (sottoscritto compreso). E tutti questi elementi messi insieme danno un sano calcio in culo a quel politicamente corretto che ci ha reso completamente incapaci di ridere di noi stessi e di prendere tutto sul serio. Che bello.
Hank Cignatta
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