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    I Fat Boys, i leggendari Beat Box umani dell’Hip Hop

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    Gli anni Ottanta sono stati una decade piena di innovazioni e di idee, specialmente dal punto di vista musicale. Proprio in quel periodo stava nascendo un nuovo genere musicale, che avrebbe dominato per vent’anni buoni con alti e bassi, chiamato Hip Hop. Quest’ultimo non era nient’altro che la naturale evoluzione di ciò che aveva iniziato a vedersi negli anni Settanta attraverso lo scratching realizzato con il giradischi, il rapping, la breakdance e il graffitismo. In un periodo dominato dal glam rock e dai suoni dei sintetizzatori si stava facendo largo una nuova realtà che avrebbe presto invaso il mondo della musica mainstream, arrivando anche a conquistare quella “cosina” di nome Mtv. Molti artisti stavano conquistando la scena, diventando famosi per qualche determinata caratteristica. Tra questi vi erano i Fat Boys, un trio di tre corpulenti ragazzoni che avrebbero segnato in modo indelebile la storia dell’Hip Hop.

    Nella foto alcuni degli artisti più famosi della scena Hip Hop tra cui Queen Latifah, Snoop Dogg, Missy Elliott, Will Smith, Salt -n- Pepa, Jay-Z e molti altri

    Il gruppo si formò nel 1983 quando Charles Stetter, promoter e proprietario dell’etichetta discografica Tin Pan Apple, decise di creare un contest per trovare nuovi talenti Hip Hop. Per trovare sponsor per questa sua iniziativa si rivolse ad una radio locale di New York, la WBLS, per poi riuscire a persuadere la Coca Cola a finanziare il contest con un premio di trecentomila dollari. Il contest durò per ben tre mesi e sogni sabato pomeriggio cercava di scovare il vincitore in ogni quartiere di New York. L’evento finale si tenne presso la Radio City Music Hall (sempre a New York) e venne vinto dai futuri membri dei Fat Boys Mark “Prince Markie Dee” Morales, Damon “Kool Rock-Ski” Wimbley e Darren “The Human Beatbox” Robinson che all’epoca si facevano chiamare Disco 3. In base al regolamento del contest, i vincitori ebbero modo di siglare un accordo discografico: Stetter divenne anche il loro manager e, date le abitudini alimentari dei ragazzi, suggerì di cambiare il nome del gruppo in Fat Boys.

    I Fat Boys al completo. Da sinistra: Mark “Prince Markie Dee” Morales, Darren “The Human Beatbox” Robinson e Damon “Kool Rock-Ski” Wimbley

    Nel 1984 il gruppo diede alle stampe il loro omonimo album di debutto, accolto in modo molto favorevole sia dalla critica che dal pubblico. E’ considerato il primo album Hip Hop a contenere elementi di beatbox, realizzato da Darren Robinson che imitava parti strumentali e quelle di batteria con il suono proveniente dalla bocca. Il talento di Robinson, che divenne uno degli elementi caratterizzanti dello stile dei Fat Boys, ha avuto il merito di rendere popolare il beatboxing nell’accezione in cui viene conosciuto oggigiorno. Nello stesso anno Russell Simmons, co- fondatore della celebre etichetta discografica Def Jam, decise di creare un tour chiamato Fresh Fest Tour ’84. Stetter gli segnalò i Fat Boys ma Simmons all’inizio era riluttante, in quanto non erano molto conosciuti a livello nazionale. Stetter lesse sui giornali che in quel periodo i Jackson 5 (il gruppo in cui ha militato anche Michael Jackson prima della sua fortunata carriera solista) si sarebbero riuniti in un concerto: avvisò sua moglie, giornalista, la quale scrisse un articolo sul fatto che i Jackson 5 avrebbero scelto un gruppo (all’epoca non famoso su scala nazionale) per aprire il loro concerto. Stetter distribuì il giornale contente l’articolo per tutta New York e il giorno i Fat Boys furono ospiti allo show del mattino dell’ABC Good Morning America, uno dei più visti della nazione. Simmons vide i ragazzi e si decise a inserirli nella line up del Fresh Fest Tour ’84 insieme ad altri grandi artisti della scena Hip Hop del calibro di Run D.M.C., Whoodini, Kurtis Blow e tanti altri.

    Lo stile musicale dei Fat Boys era in linea con quello degli artisti che in quel periodo stavano avendo molto successo nell’ambiente Hip Hop e che avrebbero segnato la storia del genere come Run D.M.C. e i Beastie Boys, ai quali si ispiravano per le metriche delle loro rime e per la potenza delle loro parti rappate. L’industria discografica stava scoprendo questi nuovi artisti, assai diversi dai gruppi dai capelli cotonati e gli aderenti pantaloni aderenti elasticizzati che conquistavano le copertine patinate delle riviste musicali e che erano perennemente in programmazione su Mtv. Esprimevano l’orgoglio di essere sovrappeso, giovani e spensierati ed erano caratterizzati da una naturale verve comica. Il pubblico si accorse di loro ed ebbero un grande successo, apparendo in diversi programmi televisivi, spot, serie tv, film e cartoni animati. Tra queste loro apparizioni molto successo hanno riscosso quelle nella serie animata di Scuola di polizia (dove hanno composto la sigla della versione originale), in alcuni spot per gli orologi della Swatch, compaiono nel diciassettesimo episodio della seconda stagione di Miami Vice, prendono parte al film Kush Groove del 1985 e sono i protagonisti della commedia Disorderlies del 1987. Anni dopo Princie Markie Dee abbandonerà il gruppo per dedicarsi alla carriera solista, producendo dischi per artisti del calibro di Mary J. Blige, Jennifer Lopez, 50 Cent e diventando un apprezzato conduttore radiofonico; Kool Rock-Ski si è dato ad una carriera solista senza apparire troppo mentre The Human Beatbox è morto nel 1995 a soli ventotto anni in seguito ad un attacco di cuore a causa della sua stazza, che lo portò a pesare duecento chili. L’impatto culturale dei Fat Boys è stato fondamentale per la generazione successiva di artisti Hip Hop che hanno fatto del beatboxing una parta fondamentale del loro stile musicale. Sono stati citati anche da Fabri Fibra all’interno del suo singolo Bugiardo, dove riprende il ritornello del brano Human Beat Box adattandolo al testo del brano (minuto 0:49). Perché ogni tanto tornare alle radici non è affatto male.

    Hank Cignatta

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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