L’Irlanda, i The Pogues e gli eccessi: addio a Shane MacGowan
La finestra che da’ verso la strada della redazione di Radio Nevrotic Town trasmette le immagini di una giornata grigia e fredda perfetta per la neve che almeno in città non si è ancora palesata. Sposto il microfono dopo aver aggiornato gli ascoltatori sulle ultime disgrazie dalla regione, dall’Italia e dal mondo quando una notifica fa vibrare il mio telefono: è morto Shane MacGowan, leggenda dei Pogues. Resto a fissare lo schermo del telefono per qualche secondo, senza sapere bene che cosa dire. Tiro un vaffanculo e mi soffermo a leggere i dettagli della notizia, per poi tornare nel flusso degli eventi che mi porteranno in fondo a questa giornata. E tra una tragedia e l’altra neanche il gusto di un buon caffè può fare qualcosa per poter arrivare, bene o male, a sera.
La prima volta che ho avuto modo di sentire Shane MacGowan è stata durante la mia immersione totale nella visione della serie tv Peaky Blinders. Il mio ormai amico algoritmo di Youtube era intento a consigliarmi tutti (o buona parte) dei brani comparsi nelle sei stagioni della fortuna serie tv inglese quando mi propone un video completamente diverso dal contesto. Vi è infatti una masnada di musicisti in piedi davanti ad un pubblico, intenti a suonare un brano folk irlandese intitolato The Irish Rover. Nel dettaglio la canzone narra del disastro in mare di un vascello il cui viaggio va dall’Irlanda all’America. Quel video è estratto da una puntata del Late Late Show, storico programma televisivo irlandese (il più longevo della storia della televisione insieme al The Tonight Show, ,attualmente condotto da Jimmy Fallon) che ha dedicato quella puntata ai The Dubliners, leggendario gruppo folk irlandese e di musica celtica a cui si deve la rivisitazione in chiave moderna di alcuni brani molto famosi della tradizione celtica.
Il tasso alcolico di questo video è alle stelle tanto quanto l’entusiasmo delle due band di suonare assieme e del pubblico di poter assistere a quella leggendaria esibizione. Due generazioni di artisti irlandesi che condividono il palco tra sigarette, bicchieri di birra e quell’atmosfera guascona che rende il tutto sublime. Da una parte signori composti in vestiti eleganti e dall’altra ragazzi figli del loro tempo che apprendono dai loro maestri musicali. E al centro Ronnie Drew dei The Dubliners insieme a Shane MacGowan, il quale canta sorridente con le sue grosse orecchie a sventola e i consumati denti a pettine vestito un po’ alla Miami Vice. Dopo la visione di quel video ho iniziato un massivo viaggio all’interno della musica dei The Pogues e della figura di Shane MacGowan, leggendario tanto quanto il suo stile. Poesia del linguaggio senza tempo e senza barriere della musica.
Se Shane ha insegnato qualcosa a chi ha imparato ad amare il suo genio musicale è che non bisogna mai prendersi troppo fottutamente sul serio. E non importa se non si ha una celestiale voce melodiosa, un aspetto azzimato o particolarmente affascinante o essere quelli che dicono sempre la cosa giusta nell’occasione giusta. E non importa neanche se, completamente ubriaco, cadi e ti rompi i pochi denti che ti sono rimasti in bocca rimanendo a gengive scoperte per un tempo indefinito. In tempi in cui la perfezione è roba relegata solo a litri e litri di botulino o ai filtri delle fotografie da condividere sui social, essere realmente sé stessi è la vera rivoluzione. Perché come diceva una persona decisamente molto più saggia del povero bastardo che vi scrive, non puoi andare contro te stesso. E questo Shane MacGowan non l’ha mai fatto, dentro e fuori dal palco. Ecco perché apprendere della sua scomparsa fa doppiamente male. E mentre si avvicina l’inutile periodo delle feste natalizie alzeremo qui in redazione i calici verso quella volta celeste di cui ignoriamo la destinazione una volta terminata questa maratona terrena e dedicheremo a te e a tutti coloro che non ci sono più i nostri migliori brindisi, intonando a squarciagola il ritornello di Fairytail Of New York. Turas maith a bheith agat, buon viaggio Shane.
Hank Cignatta
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