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    La Furia di Un Uomo, lo stile della vendetta secondo Guy Ritchie

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    L’afa prosciuga le ultime energie, rendendomi un goffo ed ingombrante sacco di patate che boccheggia in cerca di ossigeno mentre sudo anche l’acqua del battesimo. I due ventilatori che ho piazzato sul mio viso lavorano di gran carriera per cercare di darmi sollievo ma dal resto delle altre stanze si sollevano lingue di vento infuocate che non aiutano il lavoro dei due poveri elettrodomestici. La mia cagnona Noël è spalmata sul suo cuscinone, nella speranza di poter trovare una corrente fresca che possa rinfrancarla. Con le ultime forze rimaste accendo il mio televisore, spostandomi velocemente da un canale all’altro, dove ci sono solamente repliche delle repliche delle repliche. Decido di dare un’occasione ad uno dei tanti servizi di film on demand e dopo il terzo giro di titoli trovo quello che cattura la mia attenzione: La furia di un uomo, film diretto da quel genio di Guy Ritchie con protagonista Jason Statham e adattato da un film francese del 2004 intitolato Cash Truck del resista francese Nicolas Boukhrief . Un binomio, quello di Guy Ritchie e Statham, che è sinonimo di qualità. Non ci penso due volte e sfondo il tasto play.

    La locandina italiana del film

    La pellicola è ambientata a Los Angeles e mostra un commando che assalta un furgone portavalori: nel corso della rapina restano uccise due guardie ed un passante. Esattamente cinque mesi dopo il colpo un uomo che risponde al nome di Patrick Hill (Statham) invia una richiesta di impiego presso la Fortico Security , una società di vigilanza. Qui il manager Terry rimane molto colpito dalle referenze di Hill e il suo addestratore, soprannominato Bullet (ovvero proiettile) lo presenta al resto della squadra, la quale non vede di buon occhio l’ultimo arrivato. L’occasione per dimostrare le sue capacità tecniche e tattiche Hill le dimostra nel corso di un trasferimento di denaro del valore di due milioni di dollari, durante il quale Bullet viene preso in ostaggio. A differenza del suo compagno di lavoro, Patrick ha il completo controllo della situazione e riesce a risolverla con un sangue freddo tale da uccidere tutti gli assalitori e riportare l’intera somma di denaro al deposito. In seguito Hill subirà un interrogatorio da parte dell’FBI per meglio comprendere come siano andate le dinamiche dei fatti. Il manager Terry, molto attento alle regole, gli comunica che in caso di rapina secondo le regole spetta il lavoro d’ufficio di almeno un mese per ritornare a lavorare sul campo e almeno tre in caso di morti.

    Bullet (interpretato dall’attore Holt McCallany) e Hill (Jason Statham9 in un fotogramma del film

    Il proprietario della Fortico, piacevolmente colpito dalle abilità di Hill e dall’enorme pubblicità gratuita creatasi sulla sua società, esorta Terry a non metterlo dietro ad una scrivania ma bensì a promuoverlo. L’episodio crea a Hill la stima da parte di alcuni suoi colleghi ma anche numerosi dubbi circa le sue capacità tattiche, che lo fanno sembrare ai loro occhi eccessivamente qualificato per quel lavoro. Durante un altro trasporto il furgone blindato sul quale Hill e Bullet sono a bordo viene nuovamente preso d’assalto: in questo caso Hill scende dal retro del furgone e gli assalitori lo guardano, quasi riconoscendolo, per poi decidere all’improvviso di abbandonare il colpo senza rubare nulla. L’espediente narrativo del flashback e della suddivisione del film in capitoli permette allo spettatore di comprendere come le abilità di Hill non siano frutto di un caso: egli è in realtà Mason Hargreaves, famigerato signore del crimine, il quale durante una rapina ha perso suo figlio Dougie venendo poi egli stesso ferito quasi mortalmente. Ripresosi dall’incidente, la moglie lo incolpa della morte del figlio e lo lascia. Qui inizia ad investigare sugli assassini del figlio, giungendo ad una tregua temporanea con King, il capo dell’FBI. Ha inizio una vera e propria caccia all’uomo, che farà si che la giustizia privata di Hargreaves cali sopra i colpevoli con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su tutti coloro che hanno osato ammorbare e infine distruggere suo figlio.

    Il regista inglese Guy Ritchie (sinistra) e Jason Statham si ritrovano a lavorare insieme per la quarta volta

    Come in ogni film di Guy Ritchie nessun elemento viene lasciato al caso: come già scritto sopra la scelta di utilizzare il flashback per mettere allo spettatore di meglio comprendere i fatti narrati è stata una mossa azzardata, in quanto non sempre si rivela realmente utile senza essere eccessivamente contorto ma qui il risultato è assai differente. Anche la suddivisione del film in capitoli (mi piace pensare una sorta di amichevole omaggio a Quentin Tarantino) è un altro punto di forza di questo film, che trova in Jason Statham e in Scott Eastwood (esatto, proprio il primogenito del leggendario Clint) i poli catalizzatori della narrazione della pellicola. In definitiva è un film adrenalinico, dove le scene di azione sono sapientemente realizzate nella piena consapevolezza del personaggio di stella dei film d’azione che Jason Statham si è creato negli anni (grazie anche proprio alla collaborazione con Guy Ritchie in pellicole del calibro di Lock & Stock, Snatch- Lo strappo, Revolver e altre non dirette dal regista inglese come The Transporter, la saga de I Mercenari, Homefront e molti altri). E’ un film molto ben confezionato, dove l’abilità di Ritchie nel riuscire a tessere una trama particolare in grado di esplodere dal punto di vista narrativo nel corso del film viene fuori. Particolare plauso va a Jason Statham, il re dei film d’azione. E in un mondo in cui un eroe senza macchia e senza paura viene visto come un portatore della cosiddetta mascolinità tossica in quanto eccessivamente introspettivo e assai dedito alle arti da guerra e alla morte, è davvero una figura da tenersi molto stretta.

    Hank Cignatta

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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