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    Michael Khill, la cruda potenza del grindcore italiano

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    Interno. Giorno. Un giovedì mattina qualunque. Mentre sto registrando una nuova puntata del podcast del nostro giornale, Testa Di Gonzo, suona il citofono: è il corriere, il quale mi avvisa che c’è un pacco per me. Mi precipito sotto a ritiralo e, mentre risalgo in ascensore, cerco di scostare la plastica protettiva che lo avvolge. Cerco di ricordare che cosa possa aver ordinato ma in quel preciso momento non riesco a fare mente locale. Una volta dentro di nuovo nel mio appartamento apro il pacco: è una scatola bianca di cartone sulla quale è stampato il logo di Controversy Records. La apro e dentro c’è la maglietta che avevo ordinato, insieme ad alcuni adesivi e quello che sembra essere un cd. Si, è proprio un cd. Per l’esattezza è un album di una band che si chiama Michael Khill, intitolato Infierire Sul Malessere: la copertina presenta il logo della band in puro stile grindcore e uno scatto che ritrae uno scenario dove si sono tre auto (di cui una avvolta nelle fiamme) mentre divampa un incendio e al centro una figura che si gode tutto lo spettacolo. Guardo anche il retro dell’album (il primo della band) e, oltre alla lista dei brani, ci sono i loghi di tutte le etichette discografiche che hanno contribuito a produrre e a realizzare il progetto, tra cui appunto anche Controversy Records. Spinto da una curiosità fanciullesca prendo il cd, lo inserisco nel lettore cd del mio impianto Hi-Fi e premo play. Improvvisamente vengo investito da un rutilante tsunami sonoro in pieno stile grindcore (genere musicale nato in Inghilterra negli anni Ottanta, molto più estremo del metal) che scuote le fondamenta della Terra. Mentre comincio a scuotere la testa come un forsennato scandito da quel ritmo incazzato, rido all’idea di come tutto ciò romperà non poco i coglioni a tutto il vicinato. Quindi alzo ulteriormente il volume in modo osceno e proseguo nell’ascolto dell’album.

    La copertina dell’album

    Il disco ha sonorità massicce e potenti tipiche del genere, in grado di scuotere davvero le fondamenta. E’ come se si volesse tagliare una fetta di una morbida torta con una potentissima sega elettrica. Te ne fotti di quello che succede, è il risultato che conta. Mentre mi rendo conto del fatto che l’ascolto del disco mi sta facendo crescere i capelli, devo saperne di più. Grazie a Controversy Records riesco a mettermi in contatto con il cantante del gruppo, Alex Roveri, il quale mi spiega in dettaglio la genesi del progetto Michael Khill. Alex è un ragazzo educato e con una voce gentile, completamente diversa da quella potente con cui canta in stile growl i brani della sua band, il quale mi racconta che la sua passione per la musica ha inizio fin da ragazzo. Qui ha modo di creare e militare in diverse realtà, che però non riescono a concretizzarsi per via di gusti inconciliabili dei vari membri. Dopo l’ennesima delusione, Alex decide di darsi l’ultima opportunità dando vita ai Michael Khill: una band dove tutti i membri hanno due ossessioni e una di queste è la musica.

    La formazione al completo dei Michael Khill

    I Michael Khill sono originari della provincia di Modena e nascono nel 2019: Alex mi racconta di come il gruppo si sia formato pescando Alessandro (batterista), allievo di Matteo Cariani, maestro di batteria della bassa modenese, al quale spetta il compito di stare dietro le pelli. Giacomo il bassista, detto Fanto, è stato per un breve periodo suo collega di lavoro mentre Dino il chitarrista ha ricevuto la chiamata di Alex dopo aver visto il suo annuncio sulla bacheca di un sito per musicisti mentre si trovava al centro commerciale intento a comprare della carta da culo. Una volta formata la band, bisogna anche trovarle il nome: il cantante della band mi racconta di come sia affascinato dall’umorismo senza senso e spesse volte molto nero di alcuni gruppi grindcore e powerviolence, così decisero di prendere il nome di una persona reale e di storpiarlo. Più nel dettaglio, Michael Hill è un recordman inserito nel Guinness dei Primati per essere sopravvissuto alla perforazione del cranio (da parte di uno sconosciuto) con un coltello da sopravvivenza. Ben venti centimetri di lama seghettata nella testa. Nonostante questo, manco a dirlo, ha riportato qualche danno neurologico. Alla band è sembrata una sorta di cazzutissima versione del termine resilienza. che oggigiorno si usa fin troppo, spesse volte senza senso. Qui ha inizio la transizione “metal” del nome, con l’aggiunta della lettera cappa prima del cognome: da Hill a Khill, che, in ogni caso, si pronuncia come il termine uccidere in inglese. Più storia hardcore di così!

    Il logo della band che richiama la storia di Michael Hill

    Alex ma quindi quali sono i progetti attuali e futuri dei Michael Khill? Sicuramente sopravvivere all’olocausto nucleare mi dice ridendo, ma principalmente il pensiero è sempre rivolto alla musica. Lui e i suoi altri agguerriti compari stanno di cercare di suonare in più luoghi possibili per far arrivare sempre più lontano il messaggio potente e perturbante della band. In questo frangente Internet rappresenta la risorsa migliore, grazie ad alcuni canali Youtube che presentano il meglio del grindcore facendo così conoscere il loro disco di debutto. Un ringraziamento sentito Alex lo fa a nome suo e di tutta la band anche alle otto etichette che hanno co prodotto il disco e che sono Zas autoproduzioni, Wrong Disk Records, Controversy Records, Cincillà Records (etichetta, sala prove e studio di registrazione di cui Alex è socio volontario), THC DIY PROD, True Believers DIY booking, Rumori in Cantina Records e Koe records and Stuff. Se state cercando un gruppo dalle sonorità detonanti e crude come poche, ascoltate i Michael Khill. Sono davvero la migliore cura contro il nulla che avanza.

    Hank Cignatta

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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