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    Io e Lulù, ovvero quando l’amore di un cane salva davvero la vita

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    Lunedì pomeriggio. La mia Great Point Blue Shark morde l’asfalto del Monferrato mentre torno da un fine settimana a base di festeggiamenti causa matrimonio del mio storico amico Rick. Sussudio di Phil Collins fa da colonna sonora mentre il vento proveniente dal finestrino scompiglia quello che resta della mia capigliatura. Le insegne di una nota marca di caffè e di un istituto bancario mi danno il benvenuto all’ingresso di Nevtrotic Town. Finalmente l’atmosfera non è più così afosa ed appiccicosa rispetto a come me la ricordavo quando sono andato via sabato. Giungo ad un semaforo e mentre sono in attesa che scatti il verde la Dani California con la quale sto uscendo mi manda un messaggio sul cellulare, chiedendomi se volessi andare al cinema. L’occasione perfetta per vedere un film che aspettavo da tempo, intitolato Io & Lulù.

    Io & Lulù è l’esordio alla regia dell’attore Channing Tatum (coadiuvato dallo sceneggiatore Reid Carolin) nel ruolo di Jackson Briggs, un veterano del 75° Reggimento Rangers dell’esercito degli Stati Uniti, che soffre di un disturbo da stress post traumatico e per tale motivo è stato congedato. Il suo inserimento nella quotidianità è molto complicato e contatta tutti i giorni i suoi superiori affinché lo tengano in considerazione per qualche missione. Briggs deve prendere anche delle medicine per superare alcune crisi che lo affliggono nel cuore della notte, rendendo la sua quotidianità più difficile del normale. Mentre spera di poter essere richiamato in prima linea, giunge per lui una nuova ed inaspettata missione: dovrà scortare Lulù, femmina di pastore belga Malinois, al funerale del suo fratello umano (un militare morto suicida in seguito alla difficoltà di inserimento nella vita civile). La perdita del suo padrone, nonché guida e ragione di vita, rende la sua situazione ancora più difficile. Nessuno può avvicinarsi a lei senza essere attaccato, rendendola di fatto un cane ingestibile e a rischio di soppressione.

    Jackson Briggs (Channing Tatum, a sinistra) riceve istruzioni su come rapportarsi con Lulù

    Per Briggs ha inizio un vero e proprio viaggio introspettivo all’interno della psiche della piccola Lulù, cane soldato profondamente segnata da quanto visto sul campo di battaglia. La convivenza sarà difficile, piena di passaggi a volte complicati, ma che inevitabilmente cementificherà il rapporto tra Briggs e Lulù, che hanno decisamente molto più in comune di quanto non possa sembrare. I loro destini sono incrociati, hanno un vissuto simile e sono la stessa faccia della medesima medaglia.

    Channing Tatum e Lulù in una scena del film

    Io & Lulù è un buon film, che gira bene per passare una piacevole serata senza troppe pretese. Alterna momenti divertenti ad altri in cui il tono della storia si fa inevitabilmente più serio: in quei momenti però lo fa in punta di piedi, evitando di essere una leziosa ramanzina su ciò che oggigiorno si deve necessariamente fare e dire per evitare di essere tacciati di qualche aggettivo che termina con il suffisso -ismo. Un road movie in cui il viaggio è il mezzo per meglio comprendere quanto l’uno sia complementare all’altro. A differenza di molti film in cui sono protagonisti i cani (alcuni molto belli, nulla da dire), fin dal trailer di lancio questo film mette subito in chiaro che la protagonista compare all’inizio del film fino ai titoli di coda. Questo perché Channing Tatum ha voluto dedicare la pellicola, sua prima esperienza alla regia, alla memoria della sua cagnona Lulu, un incrocio pitbull, morta nel 2018 a causa di un tumore. L’attore americano ha riflettuto molto sul senso di impotenza che una persona prova in quei momenti, dove nulla si può fare se non essere grati al tempo passato insieme e a quei momenti che rimarranno in modo indelebile vivi nei ricordi. La mia mente è volata immediatamente al 2020, anno complicato per diverse ragioni che ormai lo sappiamo tutti. Vedere di colpo cambiata la propria quotidianità non è stato affatto facile. Ho dovuto dire arrivederci nell’altra dimensione al mio cagnone Max, le cui condizioni di salute sono peggiorate nel giro di due giorni a causa della rottura della milza con conseguente versamento ematico nell’addome. Sul freddo e luccicante tavolo operatorio di uno studio veterinario ho tenuto la zampa di quel formidabile fratello di specie diversa fino all’ultimo battito di quel cuore grande e coraggioso. Un dolore che ti lacera l’anima e ti lascia morire dissanguato in un’emorragia di ricordi e di emozioni. Ma poi si sa, la vita è imprevedibile e quando ti lancia certi segnali non bisogna lasciarseli sfuggire. E così, per caso, pochi mesi dopo un fagottino di otto mesi di nome Nöel piomba nella mia esistenza salvandomi la vita per ben due volte. E continua a salvarmela ogni giorno. E quando tutto sembra finito, l’abbaiare di un cane sarà sempre una delle cure migliori.

    Hank Cignatta

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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