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    La storia del Jeet Kune Do, la Via del Pugno che Intercetta

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    Avevo quattordici anni quando mi avvicinai al cancello di una palestra situata nei sotterranei di una chiesa di Nevrotic Town (o Torino, se il vostro animo ha una qual certa propensione spiccatamente Bohémien): un cartello recava la scritta Corsi di Kali e Jeet Kune Do e mi incuriosì parecchio. In quel periodo era in fissa con i film di Bruce Lee e avevo avuto modo di leggere molti libri sulla sua vita. Uno in particolare, The Tao Of Jeet Kune Do, aveva attirato la mia attenzione riguardo il JKD, l’arte marziale ideata dal Piccolo Drago. Il tutto prima del mio successivo interesse con conseguente pratica nei confronti del pugilato. La palestra era vicino a casa e in dieci minuti potevo raggiungerla e ritornare a casa a piedi. Andai a fare la lezione di prova, andando giù per quelle che erano, a tutti gli effetti, le segrete di questa chiesa neobarocca. Accompagnato da mio padre giunsi in una stanza dove era presente un tatami (il sacro spazio dedicato all’allenamento delle arti marziali) improvvisato con pezzi di legno ai bordi che tenevano insieme dei pannelli di schiuma morbida sui quali era stato spillato su un grosso telo beige. Al fondo un grosso specchio, sopra il cui muro capeggiavano una foto di Bruce Lee e altri diplomi del maestro che teneva il corso, il quale si presentò spiegandomi brevemente la filosofia che sta dietro al Jeet Kune Do. Mi andai a cambiare in uno spogliatoio essenziale attrezzato però di docce con tanto di acqua calda e feci la mia lezione di prova. Da lì inizio il mio percorso lungo sei anni all’interno del JKD, della sua filosofia e di tutto ciò che ad esso vi è collegato. Il tutto è successo almeno tre vite fa.

    La copertina del libro Il Tao del Jeet Kune Do, il libro dal quale partì il mio interesse nei confronti dello studio e della pratica di questo particolare stile di autodifesa nonché di vita

    Quello che non molti sanno è che Bruce Lee è decisamente molto di più rispetto a quello che ha avuto modo di mettere in mostra nei suoi film: non è solo quell’eroe di buoni e sani valori capace di venire fuori in una situazione in cui tutta la sua maestria e la sua furia straripa in modo incontrollabile fino ad eliminare alla radice il problema del “male”. Non è solo gridolini e il personaggio in grado di mettersi in una posizione di guardia tanto personale quanto iconica: è stato un grande marzialista e filosofo, capace di rivoluzionare in modo del tutto definitiva sia i film di genere che le arti marziali stesse. Il nome del suo stile di autodifesa è, come già scritto sopra, Jeet Kune Do, che letteralmente significa La Via del Pugno che Intercetta. Ciò è frutto di anni di studi di Lee sugli stili di arti marziali tradizionali quali Kung Fu, Wing Chung (che Lee ebbe modo di studiare con il leggendario maestro Yip Man tra il 1954 e il 1957), Karate, Judo e molti altri compreso anche il pugilato. Lee incominciò ad allenarsi apportando modifiche alle arti marziali che studiava, approfondendo le sue ricerche e i suoi studi in campo filosofico e scientifico.

    Yip Man (a sinistra) con il suo allievo Bruce Lee in una foto colorizzata

    Le origini del JKD affondano le loro radici nel 1965, periodo in cui Bruce Lee gestiva una sua palestra ad Oakland, in California. Qui allenandosi con il suo amico di lunga data James Lee, apportò modifiche al Wing Chun fino a creare un sua personale visione e versione che denominò Jun Fan Gung Fu, il Kung Fu di Jun Fan (quest’ultimo era il nome, femminile, che gli diedero i suoi genitori con la speranza che potesse nascondersi dalla presunta maledizione che aleggiava sui maschi della famiglia). Come già sopra citato, Lee continuò a studiare altre arti marziali comprendenti il Judo, il Jiu Jiutsu giapponese, il Karate, la Savate, la Muay Thai, la Boxe e anche la scherma tradizionale. Figurativamente, mise tutto all’interno di un frullatore: mescolò e tritò il tutto e quell’unica goccia concentrata che ne uscì era l’essenza del Jeet Kune Do.

    L’idea originaria del Jeet Kune Do morì nel 1973 assieme al suo fondatore e ad oggi il JKD viene portato avanti e declinato in miliardi di modi differenti: l’unico che porta avanti stoicamente quell’idea che sta all’origine del suo fondatore è Dan Inosanto, unico allievo diretto ancora vivente nonché grande amico di Lee e leggenda delle arti marziali. Ciò che rende unica e rivoluzionaria l’idea che sta alla base del Jeet Kune Do è la disarmante semplice verità che sta alla base di tutto. Chi pratica il JKD dev’essere come l’acqua, senza forma, che si adatta in base al recipiente nella quale essa è contenuta. L’acqua però può scorrere o può dare forma alla sua furia. E’ letteralmente l’arte di combattere senza combattere, la grande capacità di adattarsi all’avversario per studiarne i punti di forza e farli propri. Essere come l’acqua è uno dei più grandi insegnamenti che Bruce Lee possa dare al prossimo, che sia un praticante di arti marziali o un peccatore professionista con il vizio del giornalismo, rigorosamente Gonzo. Be water, my friend.

    Hank Cignatta

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    Sono la mente insana alla base di Bad Literature Inc. Giornalista pubblicista, Gonzo nell’animo, speaker radiofonico, peccatore professionista, casinista come pochi. Infesto il web con i miei articoli che sono dei punti di vista ( e in quanto tali condivisibili o meno) e ho una particolare predisposizione a dileggiare la normalità. Se volete saperne di più su di me e su Bad Literature Inc. leggete i miei articoli. Ma poi non dite che non siete stati avvertiti.

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